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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

domenica 31 ottobre 2010

Faccio un pò il punto della situazione

Mi sento bene.. tutto sembra filare liscio, per una volta.. Ma non tutto è come appare..
Mi ritrovo tutto d’un tratto ad essere una grafomane compulsiva, dannatamente euforica, facilmente infiammabile, cronicamente fuori tempo, sempre o troppo presto o troppo tardi. Quanto avrei voluto essere una figlia dei fiori, a ballare a piedi nudi sui prati, protestando a gran voce contro la guerra in Vietnam e la segregazione razziale, odiando i russi e bevendo litri e litri di birra (tralascio gli acidi, non mi interessano al momento). Il tutto con la colonna sonora di Janis Joplin e di Jimi Hendrix. Ma questa è un’altra storia.
Fondamentalmente mi ritengo una impenitente anarchica, rifiuto di essere sottoposta a qualsiasi tipo di disciplina, faccio sempre di testa mia e soprattutto sono convinta di avere sempre ragione. Salvo poi pentirmene amaramente.
Il discorso vale anche per mio papà, il nostro è un marchio di fabbrica… io adesso faccio la grafomane compulsiva, sempre incredula di leggere ciò che la mia mente bislacca partorisce, come se fossi posseduta dallo spirito di qualche grande autore (non mi dispiacerebbe che a possedermi fosse il grande Charles Bukowski, lo adoro); mio padre invece rifiuta convinto alcune soluzioni che gli abbiamo proposto riguardo il suo problema col Parkinson, si impunta e sostiene a gran voce di essere normale.. Ma di normale nella nostra famiglia c’è ben poco..
La domanda che più spesso mi pongo è: “E se….?” Vorrei tanto poter disporre di una bacchetta magica e tornare indietro nel tempo di una ventina di anni. Cambierei radicalmente il mio percorso scolastico e compierei delle scelte completamente differenti.
Ma all’epoca ero troppo addormentata (mi definirei una “patata lessa”) per poter scegliere con la necessaria indipendenza ed oggettività, nonchè fortemente condizionata dall’ambiente che frequentavo.. una scuola di preti salesiani con una rigida disciplina, stile militare. E’ sta l’unica volta nella mia vita in cui ho seguito scrupolosamente le regole del gioco.
Per placare la mia sete di conoscenza, rivelatasi in età quasi adulta, di sicuro cambierei radicalmente il mio percorso di studi e lo affronterei con quella dedizione ed impegno che non ho saputo dimostrare quando era il momento.
Sicuramente andrei al liceo classico, studierei latino e greco (ci ho provato ad imparare il greco due anni fa, ma è davvero un casino) e tutte le altre affascinanti materie come chimica, biologia, storia, filosofia, matematica, storia dell’arte…. Parteciperei alle attività extrascolastiche, magari scriverei sul giornalino della scuola e potrei perfino iscrivermi a qualche partito (tutto a sinistra, ovviamente).
E poi andrei all’università, quasi sicuramente mi iscriverei a medicina, per poi specializzarmi in neurologia per poter comprendere una volta per tutte il funzionamento dei circuiti cerebrali umani.
Non è detto che prima o poi io lo faccia, se non in questa, sicuramente nella prossima vita.
Tuttora mi ritrovo spesso, come in un automatismo inconscio, a navigare su un sito per me potenzialmente pericoloso, ed è quello dell’università di Udine, ma non disdegno anche quelli dell’università di Trieste o Padova.
Se non fosse così costoso e se avessi più tempo, è garantito che mi iscriverei per prendere la terza laurea. Sono pazza? Probabilmente sì, ma ho il trip dello studio e nessuno riesce a togliermelo dalla mente. Anche la consapevolezza che per la ricerca di un lavoro un ulteriore titolo sarebbe del tutto ininfluente, non mi fa demordere da questo strano gioco.
Ma la parte più bella è quando devo scegliere il corso di laurea: mi sono studiata a memoria tutti i corsi e i relativi programmi degli esami, gli orari delle lezioni. Non ho ancora le idee chiare, ma i miei preferiti sono giurisprudenza, farmacia, tecnico di laboratorio biomedico, infermieristica, biotecnologie, scienze dell’ambiente e della natura, ingegneria gestionale, lingue orientali. Ma credo che alla fine opterei per giurisprudenza. Studierei di notte come ha fatto Antonio Di Pietro, lavorerei di giorno e alla fine diventerei un valente magistrato.. Che buffi sogni mi fa fare la vita!! Ma alla fine sono contenta di quel che faccio ora e poi fra un anno mi dovrò cimentare nell’esame di stato per diventare Consulente del Lavoro, per cui libri da studiare ne ho a vagonate, sebbene ultimamente io prediliga scrivere sul mio blog e null’altro…
La canzone che maggiormente mi rappresenta ora è “Charlie fa surf” dei Baustelle, ma io preferisco la versione di quell’anima inquieta ed inquietante che è Nevruz. Anche io, come il protagonista della canzone, prendo pastiglie che contengono paroxetina e che mi preservano dalla follia pura, ma soprattutto non voglio crescere e vorrei mandare tutti a farsi fottere..
Ecco il testo:

Vorrei morire a quest’età.
Vorrei star fermo mentre il mondo va.
Ho quindici anni.
Programmo la mia drum-machine. E suono la chitarra elettrica.
Vi spacco il culo.

E’ questione d’equilibrio.
Non è mica facile.

Charlie fa surf.
Quanta roba si fa.
MDMA
Ma ha le mani inchiodate.
Se Charlie fa skate, non abbiate pietà.
Crocifiggetelo.
Sfiguratelo in volto con la mazza da golf.
Alleluja, alleluja.

Mi piace il metal e l’ r’n’b.
Ho scaricato tonnellate di filmati porno.
Vado in chiesa e faccio sport.
Prendo pastiglie che contengono paroxetina.

Io non voglio crescere.
Andate a farvi fottere.


Charlie fa surf. Quanta roba si fa. MDMA
Ma ha le mani inchiodate
da un mondo di grandi e di preti. Fa skate.
Non abbiate pietà.
Una mazza da baseball.
Quanto bene gli fa. Alleluja, Alleluja…..


Ad ogni modo, fino a questo momento, le canzoni nelle quali mi piace identificarmi sono “Working class hero” originariamente di John Lennon e “Lithium” degli Evanescence: nei loro testi è concentrata buona parte della mia essenza. In particolare, quella di John Lennon dice:

Appena nato ti fanno sentire piccolo
non ti danno il tempo, invece di dartelo tutto
finché il dolore si fa così grande
che non senti proprio niente
bisogna essere un eroe della classe operaia

prima ti feriscono a casa tua e colpiscono la tua scuola
ti odiano se sei intelligente e disprezzano gli stupidi
finché sei così dannatamente pazzo
che non riesci a seguire le loro regole
bisogna essere un eroe della classe operaia

quando ti hanno torturato e terrorizzato per venti assurdi anni
poi si aspettano che intraprendi una carriera
quando non puoi funzionare davvero sei così impaurito
bisogna essere un eroe della classe operaia


ti tengono drogato con la religione, il sesso e la TV
e pensi di essere così intelligente,
di non appartenere a nessuna classe e di essere libero
ma resti dannatamente zotico, per come la vedo io
bisogna essere un eroe della classe operaia ……

E in effetti io, con le mie mille velleità lavorative e i miei sogni mai realizzati, mi sono sempre sentita un’eroina della classe operaia, una verace combattente affinché vengano riconosciute anche a me (e non solo a me, ma anche a numerosi amici e conoscenti nella stessa precaria situazione) le sacrosante verità proclamate dalla Costituzione italiana:

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 36

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Letta così, mi pare più che altro una barzelletta, un’ironica farsa messa in piedi nell’attuale corrotto scenario politico. E con questo ho detto tutto. Per ora.

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