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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

lunedì 1 novembre 2010

Novembre

Caro Gianni,
come promesso e puntuale come le tasse da pagare, eccomi qua a scriverti nuovamente, perché parlare con te mi mette dentro tanta serenità.
Chissà se sei stufo di sentirmi oppure hai voglia di ascoltarmi anche questa volta.
Possiedo ben due tue foto, una la tengo sulla scrivania accanto al computer e l'altra è in macchina; quindi tu e il tuo sorriso siete sempre con me, non riesco proprio a farne a meno.
Come va lassù in Paradiso? Come passi le giornate? Ti diverti a vedere noi comuni mortali qui sulla terra, che quotidianamente ci arrabattiamo come meglio possiamo per condurre un'esistenza decente e, ogni tanto, soddisfacente?
Non avrei mai immaginato che la tua perdita mi colpisse così intensamente.. Tanto che per placare il dolore riempio una quantità inverosimile di fogli di carta e scarico la tensione scrivendo un ammasso di cose senza senso, che solo pochi ardimentosi hanno la santa pazienza di leggere.
Però ti dirò che mi diverto un casino a scrivere, ad osservare le frasi che da sole all'improvviso si formano in testa e che altrettanto rapidamente trascrivo, prima dei perdere l'ispirazione.
E' un dono, questo della scrittura, che mi è giunto all'improvviso, quando ormai credevo di aver esaurito tutte le cartucce a mia disposizione.
E non mi diaspiacerebbe affatto se questo un giorno diventasse il mio lavoro, insomma qualcosa che mi consenta di guadagnarmi il mio pane (anche la carne e la verdura) quotidiano, senza dover scendere a compromessi col mondo.
Nella mia più genuina ingenuità, voglio credere che questo dono me l'abbia fatto tu, quasi per scusarti di essere andato via proppo presto.
Ed è davvero un bel regalo quello che mi hai fatto, anche perchè so che l'hai fatto col cuore.
Oggi, 1 novembre, desidero ardentemente venire a trovarti, portarti un pò di fiori (o preferisci l'ultimo cd di Sting?) e recitare una preghiera sulla tua tomba.
Solo così riuscirò ad avere un pò di pace.
Stiamo vivendo in questi giorni quel periodo dell'anno che quel saggio poeta che fu Giovanni Pascoli, definì "l'estate fredda dei morti". La conosci questa bella e malinconica poesia? Ti riporto una strofa, vedrai che leggendola ti tornerà alla memoria:
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile.
È l’estate, fredda, dei morti.
E' un momento dell'anno molto fugace, durante il quale la temperatura è molto mite, il sole quando cala è un enorme pallone rosso fuoco e l'aria tutto intorno ha quel sapore quasi frizzante. Ed io mi sento molto irrequieta e malinconica.
Ho sempre santificato, anche solo con una semplice preghiera, il giorno dei morti, il 2 novembre.
Ogni anno mia mamma va su a Tolmezzo, dove è sepolta la mia famiglia, e depone un mazzo di fiori sulla loro tomba. E' un sacco di tempo che non vado con lei.
Mi ricordo, quando ero piccola, che mia nonna mi portava spesso in cimitero e mi incaricava di andare a prendere l'acqua per annaffiare i fiori. E io conoscevo a memoria tutti i sentieri, ogni tanto mi soffermavo su qualche tomba, e mi mettevo a far di conto quanti anni aveva il defunto quando se n'era partito.
La nostra tomba di famiglia è una delle più belle di tutto il cimitero di Tolmezzo, con quella Madonna piangente, tutta rannicchiata su se stessa e con le mani rivolte verso la foto di di mio zio Adriano, morto precocemente a soli ventotto anni.
Ho sempre ritenuto sacrosanto onorare questa giornata, ho un enorme rispetto per chi non c'è più, anche perchè sono convinta che dall'alto i defunti veglino su di noi e controllino che non facciamo troppe cazzate.
E invariabilmente ogni anno finisco col pormi la fatidica domanda su quanto tempo ancora mi rimane, ma non solo per me, ma anche per mio padre.
Ci sono stati momenti in cui io mi sono sentita incredibilmente attratta dalla morte. La bramavo con ogni singola cellula del mio corpo.
Ci ho giocato, come un bambino col fuoco, ed ho rischiato davvero di bruciarmi. E in effetti un pò ustionata lo sono rimasta...
Ma com'è che, caro Gianni, mi sono soffermata così a lungo su questi trucidi discorsi? E pensare che volevo scriverti solo cose belle! Perdonami se in qualche modo ti ho turbato, non lo farò più.
Il fatto è che ora finalmente apprezzo la vita nella sua pienezza e di conseguenza tremo al solo pensiero di quando finirà questo stato di grazia.
Ogni seppur piccolo accenno alla parola "morte" mi turba e mi ferisce profondamente. Riuscite lassù ad aspettarmi ancora un pochettino?? Io non ho fretta.
Voglio godermela ancora un pò questa vita e stare a vedere come vanno a finire le cose. Magari sono pure capace di trovare un lavoro fisso e farmi una famiglia. Chi può dirlo?
E nel frattempo, caro il mio amico Gianni, teniamoci in contatto in qualche modo.
Sento la tua mancanza in maniera struggente, a volte mentre guardo la tua foto mi si stringe il cuore, e non oso pensare a come si sentano tua mamma o tua figlia. Certo è che ci hai tirato un bello scherzo!!
Ti voglio sempre un mondo di bene.
Con tanto affetto.
LU

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