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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

venerdì 25 giugno 2010

finalmente a casa

La vera sfida incomincia ora. Sono passate due settimane dalla dimissione dalla clinica di Padova. Mi sono tuffata nella vita vera. Ho avuto tanta paura all’inizio, ma vedo che a piccoli passi riesco a camminare con le mie gambe.

Sono ricordi ormai lontani quelli di Padova, due mesi sono volati senza che me ne accorgessi. E ne sono successe di cose.

Ancora rivedo nei miei sogni i posti che per due mesi sono stati la mia casa: la camera con le inferriate alle finestre dove io e Caterina facevamo stretching di nascosto la mattina presto, la terrazza anche quella con le inferriate, dove ci incontravamo a qualsiasi ora a osservare lo splendido panorama dei Colli Euganei e a fumare una sigaretta dietro l’altra. Ricordo che io osservavo dall’alto la mia macchina ferma nel parcheggio e sognavo il momento in cui sarei partita. E poi ancora il parco con le sue splendide vie alberate che si intrecciavano come un labirinto, la stanza dove ci massacravamo di partite a ping pong, la saletta pranzo dove io e Mary Grace mangiavamo da sole in intimità perché la ressa della sala mensa ci dava fastidio, il salotto con la tv, monopolizzata dalla Teresa che voleva sempre vedere Rete quattro con Tempesta d’amore e Walker Texas Ranger.

Mi sono rimaste nel cuore le splendide anime profonde ma fragili che mi hanno accompagnato nel mio cammino, quelle che nel buio della notte chissà cosa pensavano.

Caterina: la mia compagna di stanza, con un viso dolcissimo e angelico, due gambe lunghe come una gazzella, mia compagna di tante passeggiate, ma con l’anima in pena per la fottuta paura di ingrassare.

Giuditta: altra compagna di stanza, bella come una fotomodella, dolcissima e molto intelligente, tanto da avere in tasca una laurea in neuro fisiopatologia.

Teresa: anche lei compagna di stanza, un mastodonte che, nonostante la prepotenza nel monopolizzare la televisione su Rete Quattro, aveva sempre il sorriso sulle labbra. Russava come un treno a vapore, ma alla fine ci siamo abituate anche a lei.

Mary Grace: fragile ragazza napoletana, che in 33 anni di vita ne ha passate di tutti i colori, dall’ictus all’infarto e che è arrivata a non poterne più tanto che a febbraio si è ingoiata 90 pastiglie per il cuore. Salvata per un pelo. Non ho ancora capito se sia contenta o meno di essere ancora qui.

Lucia:bella contadinella bellunese che si è trovata un moroso al secondo piano, quello delle dipendenze.. tanti auguri…

Laura: mitica, la mia sosia visto che ci scambiavano spesso una per l’altra. Borderline e sempre fuori dagli schemi.

Alice: di un’intelligenza talmente grande che mi metteva soggezione ogni volta che parlavo con lei.. e gran bestemmiatrice stile scaricatore di porto.

Lia: con una cicatrice di un taglio di 7 centimetri sul braccio, fatto dal suo ex moroso, e alla mia domanda “Ma l’avrai pur denunciato, vero?” mi ha risposto:” No, mi ci sono innamorata”.

Jessica la Barbie, che rischiava di perdere la maturità a causa di problemi di cuore.

Raffaella: talmente obesa che quando è caduta dalle scale si è temuto un terremoto.. quanta fatica portarsi dietro un corpo maledettamente ingombrante.

Bruna: gentile e di gran cuore.

Dalila: bellissima ragazza, la nostra truccatrice professionale. Ci ha fatto sentire tutte quante delle strafighe almeno per un giorno.

Nicola: che mi batteva costantemente a ping pong, facendomi bestemmiare in greco antico.

Fabrizio: uomo di mezza età, dannatamente sensibile, la cui vita è stata spezzata dalla scoperta del tradimento di sua moglie che andava avanti da dieci anni. L’ho visto piangere e bestemmiare, avrei tanto voluto poter fare qualcosa per lui..

E potrei continuare a lungo..

 

E’ una malattia bastarda la mia; non ho neppure il coraggio di scrivere il suo nome, qui, nero su bianco. E’ difficile capire per chi non l’ha provata che grande dolore la accompagni. Pensano che siamo delle ragazzine viziate, ma invece è solo un grido di dolore che lanciamo al mondo solo perché non sappiamo o non abbiamo il coraggio di dire che stiamo male. E al diavolo tutti gli stereotipi del cazzo secondo i quali siamo bimbe capricciose che vogliono fare le veline o le modelle.

Ho incontrato persone talmente profonde e talmente intelligenti intrappolate in un corpo scheletrico che avevano deciso chissà per quale motivo di ripudiare.

Ho riflettuto molto sul perché io sia caduta in questo inferno fatto di angosce e solitudine, io non ero così una volta.. perché allora è successo?

Forse volevo lanciare un grido di aiuto, stavo male e non avevo il coraggio di dirlo, boh, non lo capirò mai. Forse semplicemente volevo essere accudita e protetta come da piccola purtroppo non lo sono mai stata perché i problemi più gravi della mia famiglia erano le pessime condizioni di salute di mio padre che era sempre fuori e dentro dall’ospedale, rischiando più volte di morire. L’atmosfera a casa mia era sempre di un continuo allarme rosso, io capivo che c’era qualcosa che non andava e reagivo con una aggressività tremenda: ero diventata la bulla del quartiere, quella che menava le mani su di tutti, soprattutto i bambini più piccoli e indifesi, li pestavo fino a farli piangere disperatamente.

In questi ultimi mesi sono cresciuta più che in tanti anni di vita. E ho capito una cosa importantissima: io sono una donna, una persona adulta, non devo essere accudita e protetta, devo essere in grado di farlo da sola. E iniziare ad essere io a occuparmi di chi ha bisogno di me, come i miei genitori, che sono anziani e la loro vita l’hanno già fatta e si godono la meritata vecchiaia, cercando di scansare gli inevitabili problemi di salute.

Intanto mi sto allenando:ho preso un gattino piccolo piccolo, una splendida creatura che si chiama Leo; è bellissimo aver voglia di tornare a casa sapendo che c’è una creaturina che mi aspetta per essere riempita di coccole ed essere accudita.

 

Quando, negli anni passati, ho fatto volontariato presso una cooperativa di disabili, nel decimo anniversario dalla fondazione, avevano creato una maglietta e la poesia che c’era stampata sopra me la sono ricopiata ed appesa al muro; la leggo sempre e ne faccio tesoro, perché quelle persone tanto sfortunate mi hanno insegnato molto, soprattutto a sorridere sempre e comunque.

La poesia diceva:

Dopo un po’ impari la sottile differenza 

Fra tenere una mano e incatenare un’anima,

e impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno,

e la compagnia non è sicurezza.

E inizi a imparare che i baci non sono contratti

E i doni non sono promesse.

E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta

E con gli occhi aperti con la grazia di un adulto,

non con il cuore di un bambino.

E impari a costruire le tue strade di oggi,

perché il tuo terreno di domani è troppo incerto

per fare piani. Dopo un po’ impari che il sole scotta,

se ne prendi troppo…. Perciò pianti il tuo giardino

e decori la tua anima, invece di aspettare

che qualcuno ti porti i fiori.

E impari che puoi davvero sopportare,

che sei davvero forte, che vali davvero.

 

Ebbene, sto imparando a decorare la mia anima, a riempirla di cose belle e soprattutto non aspetto più che qualcuno mi porti fiori, ma mi rimbocco le maniche e mi metto all’opera alacremente.

venerdì 18 giugno 2010

greatest love of all

oggi non parlo io, lascio che a farlo sia il testo di una canzone di Whitney Houston che ascoltavo a manetta quando avevo 16 anni... rispecchia come mi sento ora, ora che sto imparando a volermi bene...
Greatest Love Of All
I believe the children are our are future
Teach them well and let them lead the way
Show them all the beauty they possess inside
Give them a sense of pride to make it easier
Let the children's laughter, remind us how we used to be
Everybody's searching for a hero
People need someone to look up to
I never found anyone to fulfill my needs
A lonely place to be
So I learned to depend on me
I decided long ago, never to walk in anyone's shadows
If I fail, if I succeed
At least I live as I believe
No matter what they take from me
They can't take away my dignity
Because the greatest love of all
Is happening to me
I found the greatest love of all
Inside of me
The greatest love of all
Is easy to achieve
Learning to love yourself
It is the greatest love of all
I believe the children are our future
Teach them well and let them lead the way
Show them all the beauty they possess inside
Give them a sense of pride to make it easier
Let the children's laughter remind us how we used to be
Because the greatest love of all
Is happening to me
I found the greatest love of all
Inside of me
The greatest love of all
Is easy to achieve
Learning to love yourself
It is the greatest love of all
And if by chance, that special place
That you've been dreaming of
Leads you to a lonely place
Find your strength in love

domenica 6 giugno 2010

verso casa

Oggi è domenica 6 giugno, il sole è alto su un cielo azzurro splendente. Sono quasi due mesi che sono ricoverata in questa clinica per anime devastate.

Sono entrata il 16 aprile, fuori faceva un freddo che gelava anche l'anima, avevo lo sguardo perso, il cervello lavorava a ritmo di una lumaca e con nessuna voglia di fare qualcosa per me, volevo solo starmene parcheggiata in questa sorta di hotel a 5 stelle, a riposarmi e giocare a ping pong.

Ho fatto gli stracazzi miei per un mese abbondante, poi sono stata posta di fronte a una scelta importante: mettermi d'impegno per migliorare (guarire è una parola grossa), oppure finire in ospedale col sondino nasogastrico.

Essere sbattuta con violenza di fronte alla dura realtà mi ha fatto pensare, ho fatto anche brutti pensieri dettati dalla paura, come ad esempio salire sul tetto e buttarmi giù, poi ho deciso di provare.

Ho ottenuto dei risultati ma la fatica è stata davvero tanta. E adesso, a meno quattro griorni dalla dimissione, mi sto fottendo di paura. Mi ritufferò nel mondo, nella vita vera, non ci sarà più nessuno a dirmi cosa devo fare, dovrò veramente mettermi alla prova.

Si sta bene qui dentro, sembra di stare in vacanza, ma è pur sempre un ambiente artficiale. Sono due notti che faccio incubi terrificanti, talmente vividi da sembrare reali. Stanotte ad esempio ho sognato che cadevo per terra e non avevo la voce per chiamare aiuto, poi mi trascinavano via come un sacco di patate verso il pronto soccorso dove prima la polizia mi sottoponeva alla macchina della verità e poi venivo intubata.

Secondo me sto assorbendo molto la negatività e il dolore di alcune persone che mi stanno intorno, ho ascoltato con interesse le loro storie, ho provato a dare una pacca sulle spalle e un sorriso per farle stare meglio, ma non è il mio compito, io devo seguire la mia strada, quella che mi porterà verso casa e soprattutto dal mio amore che mi sta aspettando.

Sono entrata che i miei sentimenti erano aridi come il deserto ed esco innamorata, della vita e di un uomo eccezionale, che mi ha scelto nonostante tutti i miei difetti. Non sono una donna perfetta, ma gli darò tutto di me.

La macchina è accesa, sono pronta per partire.. meno quattro, meno tre, meno due, meno uno.... arrivoooooooooooo!!

Home, where my thoughts are escaping, home

where my music's playing, home

where my love lays silently for me. Only for me...