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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

domenica 28 novembre 2010

Credo

Questo è il credo raccontato dal grande Ivan Benassi, alias Freccia, nel mitico film di Ligabue, Radiofreccia:
Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Kate Richards.
Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l'affitto ogni primo del mese.
Credo che ognuno di noi si meriterebbe un padre e una madre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi.
Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qui, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche dio.
Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'ho un buco grosso dentro, ma anche che, il rock n'roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono.
Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merx.
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri.
E questo è il credo della Luisona:
Credo che la vera musica con la emme maiuscola sia cominciata con i Beatles. Chi è venuto dopo è solo spazzatura.
Credo che ci sia un Dio che ci ha donato la vita e che dobbiamo onorarla con le nostre azioni, ma credo anche che questo Dio sia un pò cinico e bastardo, vista la mole infinita di ostacoli che quotidianamente pone sul nostro cammino. O solo semplicemente non se ne fotte un cazzo di noi e impiega il suo tempo a giocare a bridge o a cricket.
Credo che sia inutile far finta che non ho un conto bancario e che se non consulto regolarmente l'estratto conto, i soldi lievitino miracolosamente. Il buco c'è e se non trovo alla svelta un modo per ripianarlo sono cazzi molto acidi.
Credo che sono stufa di frequentare miliardi di corsi di studio, aggiornamento, prendere lauree una dopo l'altra. Niente di tutto ciò mi servirà per trovare un lavoro. Al massimo posso partecipare a qualche quiz televisivo.
Credo che alla mia età ci siano poche possibilità per entrare in modo stabile nel mercato del lavoro, per cui mi va bene qualunque cosa, anche pulire i cessi. Non sono una che se la tira e fa la schizzinosa.
Sono stufa di essere, ormai da troppi anni, sfruttata da datori di lavoro che pur di non pagarmi mi inquadrano con quei contratti del cazzo come stage, borsa lavoro, work experience. A questi fascisti di merda auguro che si avverino le loro paure più profonde e che soffrano come delle bestie.
Credo che anche se sono borderline, almeno una possibilità per provarci me la merito.
Credo che se non facessi kick boxing e tricking, andrei in giro a spaccare i vetri delle macchine e a picchiare i bambini, giusto per sfogare la mia aggressività repressa.
Credo di avere degli amici eccezionali e li ammiro per la tenacia con cui affrontano le difficoltà quotidiane.
Credo di essere allo stesso tempo molto forte e molto debole. Quando tiro il botto non ce n'è per nessuno.
Credo anche che senza l'aiuto dei miei genitori a quest'ora sarei finita da un bel pezzo sotto i ponti a chiedere la carità.
Credo di essere disposta a fare qualsiasi cosa pur di avere un pò di indipendenza economica. Sono stufa di elemosinare sussidi statali.
Credo di essere nata fuori tempo, o troppo presto o troppo tardi. Avrei tanto voluto essere una sessantottina che occupava le università e ballava le canzoni di Janis Joplin a piedi nudi nel prato, strafatta di mariuana.
Credo che se non avessi il mio apporto quotidiano di ginseng, caffeina e guaranà non riuscirei per niente ad affrontare la giornata.
Credo che mi piace ridere e scherzare con gli amici, ma mi piace anche stare rintanata in casa mia senza vedere o sentire nessuno. Solo io e il mio gatto obeso.
Credo che questo mio male di vivere non mi passerà mai. Sono finiti i tempi dei grandi sogni. Ora sono e rimarrò a vita una disadattata, sempre fuori luogo e fuori tempo massimo, ospite periodica di varie cliniche psichiatriche. Se me l'avessero detto anni fà, non ci avrei mai creduto.
Credo che non mi interessa andare a Messa. Preferisco pregare (e a volte anche bestemmiare) per conto mio. Ho troppi peccati da scontare che non voglio far perder tempo al vecchio parroco rincoglionito che abbiamo adesso in paese.
Credo di avere un angelo custode che veglia su di me e mi protegge. Altrimenti quattro anni fà l'estremo gesto del suicidio l'avrei sicuramente messo in atto.
Credo che ho ancora voglia di lottare, ma questa voglia si sta pian piano affievolendo. E se verrà il giorno in cui avrò davvero le palle piene, questo giro l'atto estremo lo compio e non c'è niente o nessuno che mi tenga. Ho sufficienti pastiglie ed alcool in casa che posso fare quel che voglio in qualsiasi momento.
Credo che sono stanca.
Ma credo anche che se riuscissi a tornare nuovamente sulla vetta del monte Amariana, la vista del mondo dall'alto potrebbe restituirmi un pò di serenità.
Credo che è difficile avere una relazione sentimentale con me. Bisogna avere due palle grandi così. Io tendo a triturare quelli che mi stanno vicino, dandogli poi la colpa per le mie mancanze. Spero di riuscire a farmi amare per come sono, nel bene e nel male.
Credo nel Paradiso, nel Purgatorio e nell'Inferno. Ma credo anche alla reincarnazione, tanto che ho pensato a un migliaio di cose che vorrei fare nella prossima vita.
Credo che le persone che incrociamo nel nostro cammino non capitino per caso ma ci sia un disegno divino dietro. E ringrazio il Signore per le persone che nell'ultimo anno ho conosciuto e a cui voglio un bene tremendo.
Credo che non è un cazzo facile la vita, ma se riusciamo a conservare un pizzico di sana follia, beh allora, questo male di vivere a volte può essere sopportabile.

venerdì 26 novembre 2010

Luisona fa sport

Liberamente tratto ed ispirato da "Charlie fa surf" dei Baustelle..

Vorrei morire a quest’età.
Vorrei stare ferma mentre il mondo va.
Ho trentotto anni.
Scrivo tonnellate di cazzate.
E pratico il tricking e il kickboxing.
Vi spacco il culo.
E’ questione d’equilibrio.
Non è mica facile.

Luisona fa sport. Quanta roba si fa.
Caffeina e guaranà.
Ma ha le mani inchiodate.
Se Luisona fa sport, non abbiate pietà.
Crocifiggetela. Sfiguratela in volto con la mazza da golf.
Alleluja, alleluja.

Mi piace il metal e il rock'n'roll.
Ho scaricato tonnellate di canzoni a ufo.
Non vado più in chiesa e faccio sport.
Prendo pastiglie che contengono paroxetina.
Io non voglio crescere.
Andate a farvi fottere.

Luisona fa sport. Quanta roba si fa.
Caffeina e guaranà.
Ma ha le mani inchiodate da un mondo di grandi e di preti.
Fa sport. Non abbiate pietà.
Una mazza da baseball.
Quanto bene le fa.
Alleluja, Alleluja.

lunedì 15 novembre 2010

Nuvole - l’eterno divenire

Ho preso in mano ed interrotto la scrittura di questo post un’infinità di volte. Proprio non riesco a concluderlo. La ragione di tutto ciò mi è sconosciuta. Forse perché nella mia mente avevo deciso che questo fosse l’ultimo post, dopodiché mi sarei presa una pausa ristoratrice. Quasi sicuramente c’è una parte di me che vuole assolutamente continuare questo gran bel gioco della scrittura più che creativa, io definirei compulsiva, e in tutti i modi sta facendo subdolamente ostruzionismo.
Non so cosa ne sarà di me, che vita farò, con quali persone starò, se riuscirò un giorno a far pubblicare il libro tratto da questo mio blog, se riuscirò a realizzare i mille desideri di cui ho ampiamente parlato nei giorni scorsi.
E’ tutto un continuo divenire, tutta cambia, situazioni e persone si avvicendano in un rapido susseguirsi, gli scacchi cambiano la loro posizione sulla scacchiera, le navi affondano, i palloni scoppiano, ed è tutto così veloce che non ci sto capendo più niente.
Oggi mi sento molto indifesa e ferita. Ma confido nelle mie capacità di ripresa che più volte si sono dimostrate eccellenti (sono anche riuscita a guardare in faccia la morte ed ora sono qui a scrivere..), per cui non saranno poche labili inezie a turbare il mio cammino..
Purtroppo però le cicatrici rimangono per sempre, sono indelebili. Io non ho bisogno di tatuaggi, sono sufficienti i segni che porto sulla pelle per ornarmi, e, perché no, anche quelli nell’anima..
Ma ora basta indugiare. E’ molto probabile che tra qualche ora io sia in palestra a saltare e fare esercizi difficilissimi, divertendomi come una capra.
Fatta dunque la doverosa premessa, riparto da dove mi ero inceppata, cercando di assemblare al meglio la marea di appunti sparsi che ho creato negli ultimi giorni.
Se questo sarà l’ultimo post non sono in grado di dirlo, più volte mi sono rivelata incoerente e non ho mantenuto le promesse. Starò a vedere cosa succede, se avrò voglia scriverò ancora, altrimenti mi dedicherò ad altre attività. E’ tutto così semplice.

Non mi va di fare il punto della situazione.
Non mi va di commentare i miei ultimi post, anche se hanno suscitato molte polemiche e critiche.
Non mi va di giustificarmi. E non ho intenzione di spostarmi dalla mia posizione neanche un centimetro.
Non mi va di stare seduta a questa scrivania.
Voglio uscire, andare lontano, fare un lungo viaggio, anche solo con la fantasia. So farmi bastare il poco e il non abbastanza.
Oggi è una giornata nuvolosa, quasi senza senso, è uno di quei giorni in cui ti chiuderesti in casa a sonnecchiare, sprangando la porta e chiudendo tutti i contatti col mondo esterno.
L’unica cosa che mi va di fare oggi è scrivere. Scrivere e non pensare. Soprattutto a mio papà, che negli ultimi mesi ha visto peggiorare a vista d’occhio la sua demenza senile, tanto che il medico che ho consultato, ha previsto tempi non lontani in cui saremo costretti a prendere una badante. La sua autosufficienza si sta dileguando piano piano anche se lui si sforza di ammettere che non è vero. Testardo come un mulo, proprio come me.
La sola idea di saperlo condannato ad un futuro difficile e penoso, mi fa accapponare la pelle.
Ma voglio essere ottimista, sperare che ci sia qualche nuova cura che lo faccia vivere meglio perché voglio continuare a ridergli in faccia quando vado a trovarlo e lui si presenta vestito come uno scozzese con quegli stivaloni tutti foffosi che tanto vanno di moda adesso (ma lui è più avanti rispetto alla moda, la crea lui, con buffi ed azzardati abbinamenti).
Sicuramente mi farò trovare pronta al momento dell’emergenza, ma prego affinché quel momento rimanga molto lontano.
Tutto sommato le cose non mi stanno girando poi così male.. la salute c’è, una cosa che assomiglia a un lavoro anche, un tetto sotto il quale dormire, un letto su cui buttarmi a riposare, un computer sul quale chattare e scrivere forsennatamente, un gatto quasi obeso (e padrone incontrastato della mia casa) da sfamare ed accudire e quel gran’uomo del mio moroso da amare.. Anche se, visto in una foto scattata la scorsa settimana in cui indossava i miei enormi occhiali stile Arisa, Yuri sembrava più che altro la caricatura della nonna Pina. Abbiamo a casa mia la nostra oasi di pace, la nostra isoletta tranquilla e lontana dalle rotture di scatole che ci provengono dal mondo esterno, ci piazziamo alla scrivania ognuno col suo pc oppure facciamo lunghe ed avvincenti partite a Labirinto (un gioco di società davvero figo).
Sarebbe divertente se il mio moroso, col suo cognome altisonante e dalle nobili origini, Yuri Belgrado, fosse un nazi o uno skin head.. A me piacciono troppo i paradossi e le ambiguità.. lui invece è unico.. è riuscito a distinguersi persino durante il funerale del padre quando tutti si facevano il segno della croce mentre lui ha levato in alto il pugno del braccio sinistro, in un ultimo saluto al compagno caduto.
Talvolta, quando mi fissa negli occhi da distanza ravvicinata, io capisco al volo che Yuri non sta bene; è triste e cupo. In una parola, depresso. Io la sento la puzza di depressione, ormai conosco molto bene i miei nemici, non mi passano inosservati.
Nessuno se ne accorge, lui sa essere un abile artista (anzi, mi piace di più pensarlo come un funambolo), molto istrionico, originale, decisamente coinvolgente e fortemente carismatico.
Ma io lo so che non è tutto lì, quella è solo l’apparenza. E siccome l’essenziale è invisibile agli occhi (non l’ho detto io, bensì il Piccolo Principe) io ho lentamente imparato ad ascoltare, a cercare, a scavare nell’intricato labirinto che è la sua anima.
Quello che vedo a volte mi preoccupa, a volte addirittura mi infastidisce, ma alla fine dei conti la sua fragilità e quella patina evanescente di colore grigiastro che c’è dietro i suoi occhi me lo fanno amare ancora di più. Vorrei abbracciarlo, proteggerlo dal mondo (ma non come la Mother dei Pink Floyd), ridargli finalmente la serenità che invano sta cercando.
Una cosa è certa: se io un giorno mi accorgessi di stare lentamente scendendo nel baratro della follia, sarei la prima a prendere le distanze, non voglio in nessun modo che Yuri soffra per causa mia, per cui lo terrò decisamente lontano dai miei shut down mentali. E’ l’unico modo che ho a disposizione per fargli capire quanto lo amo.
Ma dubito fortemente che questa estrema ipotesi si verifichi, voglio essere ottimista per una volta.

Io mi diverto un casino a scrivere. Nelle parole mi piace il suono, il rapido susseguirsi delle rime, la teatralità dei racconti.
Ormai il mio quaderno giallo sta esaurendo i suoi fogli, la mia mente insana continua a sputare fuori parole e frasi senza senso che io poi provo ad assemblare per creare una sorta di racconto con un minimo di senso logico e/o nesso causale.
In casa mia il disordine e il caos regnano sovrani, le ragnatele pendono dal soffitto e le mutande stanno appese sullo stenditoio per più di una settimana. Il gatto cammina ovunque vuole, ogni mobile conserva una traccia del suo passaggio.
Nel corso degli anni, nella mia onorata carriera di compratrice low cost, ho accumulato una quantità inverosimile di maglie e pantaloni che alla fine si somigliano tutti, tanto io mi vesto solo di nero o al massimo grigio o in jeans, preferibilmente strappati.
Periodicamente, quando tutto il vestiario assume la forma di un sacco di ciarpame, procedo ad effettuare una certosina cernita dei cadaveri e regalo tutto alla Caritas. Sperando ovviamente che la Caritas non si fotta le cose più belle, lasciando quelle più disastrate a chi realmente ne ha bisogno.
In casa mia, come ho già detto, oltre al caos regna incontrastato Leo, il mio gatto obeso, frutto di un momento di follia, quando ho voluto realizzare il mio atavico desiderio di trovare qualcuno a casa che mi aspetta quando rientro tardi la sera.
La castrazione è riuscita solo parzialmente a calmare i suoi folli rally terrazza-bagno-camera-divano, a tutta velocità, con le orecchie tese e gli occhi fulminati. Non so se sono io ad influenzare lui o sono io che mi comporto come un animale.
Fatto sta che come cura, per tranquillizzarlo un po’, avevo pensato di dargli da bere la grappa ai frutti di bosco che giace ormai da secoli nel carrello portavivande (il nocino me lo sono scolata a canna tutto da sola, non ricordo quando).

Il mio futuro è un’incognita nebulosa. Mi piacerebbe essere ancora felicemente la compagna di Yuri, sempre che lui lo voglia.
Molto verosimilmente sarò ancora ospite di qualche clinica psichiatrica, legata con la camicia di forza e imbottita di litio fino al buco del culo. Ma tanto i Maya hanno predetto che il 21/12/2012 arriverà la fine del mondo, quindi non mi pongo troppi problemi.
A me piace camminare in bilico, stando in equilibrio precario sulla sottile linea che divide ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che è forte da ciò che debole..
In una parola: borderline.

Amo gli eccessi. La normalità e il grigiume mi annoiano e mi opprimono. Negli altri cerco la creatività, lo spirito di inventiva, l’originalità. Non mi piace chi si piange addosso, chi dice che si stava meglio quando si stava peggio e che non ci sono più le mezze stagioni.
Ogni tanto provo delle forti sensazioni di entactogenesi (sensazione generale in cui tutto pare giusto e buono per il mondo) e di empatogenesi (sensazione di sintonia emotiva con l’altro). Poi ricado a terra, mi sveglio e tornerei a dormire, chiudendo la porta a doppia mandata e tirando giù le persiane.

Una volta mi hanno diagnosticato un disturbo borderline di personalità. Non ho capito bene di cosa si tratti e forse in fondo non mi interessa neanche saperlo.
I mesi scorsi, durante il mio ultimo ricovero a Teolo, il gran vate dott. F. (manteniamo la privacy per una volta) da me interpellato sull’argomento, ha affermato che al giorno d’oggi una diagnosi di borderline non si rifiuta a nessuno.
Fatto sta che io mi trovo d’accordo con il mio strizzacervelli di fiducia, l’eroico dottor B., il quale sostiene che non è facile e tutto sommato non è neppure giusto imbrigliare una personalità dietro le rigide griglie di una tabella statistica.

Al lavoro ci vado volentieri, mi è sempre piaciuto molto lavorare. O forse è perché ti manca una cosa allora la vuoi avere a tutti i costi e quando ce l’hai non te ne può fregare di meno.
A volte mi immagino come sarei dall’altra parte della scrivania, a prendere decisioni sul futuro di altre persone. Non so mica se sarei gentile e comprensiva oppure se sarei una enorme figlia di mignotta, diventando una gran dittatrice.
Dovrei indossare abiti eleganti e formali e sarei costretta a lasciare nell’armadio i jeans strappati e gli stivaloni neri.
No, forse non ne vale la pena perdere in questo modo la libertà.

In passato, nella disperazione causata dalla mancanza di lavoro, sono addirittura arrivata a pensare di mettere il mio corpo in vendita, o al massimo in affitto o in leasing, ma al di là di ogni considerazione moralista, non credo di essere portata per questo genere di affari. Al massimo potrei optare per una di quelle formule nuove tipo staff leasing o contratto di inserimento introdotte dalla Legge Biagi (pace all’anima sua, ma il suo intervento normativo ce l’ha messo in culo a tutti).
O forse ancora potrei mettere in vendita il mio utero.. ma con tutte le pastiglie che prendo, rischio di partorire un mostro, una specie di incrocio tra Shreck e Furia cavallo del west.

Cosa mi succederà domani? Cosa ha tenuto in serbo per me il destino? Non lo so, ma so per certo che voglio esserci a godermi tutto ciò che accadrà nella mia vita.
Sono curiosa di leggere il seguito della mia storia, magari fra dieci anni, e magari scoprire che di strada ne ho fatta e che ho raggiunto dei traguardi importanti. Sì, sono ambiziosa, e non mi vergogno di affermarlo a gran voce.
Spero di non avere nemici, ma se ciò dovesse accadere, saranno tutti cavoli loro perché quando io mi incazzo divento come quei cagnolini piccoli e pelosi che ti si attaccano al polpaccio e non mollano più la presa. So essere molto feroce, soprattutto con le parole, ma mi sto attrezzando anche sul piano prettamente fisico.
Auguro ai miei più cari amici di trovare uno spiraglio di serenità, di mettere a tacere i mille dubbi e problemi che si trovano quotidianamente ad affrontare.
Spero anche che ci sia un governo, non mi interessa se di destra o di sinistra, qualsiasi coalizione va bene purché vengano rispettati i diritti basilari di una persona, soprattutto mi riferisco al diritto al lavoro e a ricevere una retribuzione congrua per il proprio operato. Così come lo stabilisce la nostra Costituzione.
Vorrei anche che non ci fossero più guerre e morti di fame, ma anche morti per disturbi alimentari e malattie mentali. Lo so che è una pia illusione, da che mondo è mondo, il piccolo viene inghiottito e triturato da chi è più forte di lui. E’ la natura umana: homo homini lupus e soprattutto non ci sono più le mezze stagioni.
Delle dieci cose che vorrei ancora fare nella vita ne ho parlato a profusione. Il problema è che più ci penso più si allunga la lista e non so se avrò tutto il tempo a disposizione per realizzare i miei sogni. Eventualmente ne tengo un paio di riserva per la prossima vita.
Ormai quello che dovevo dire l’ho detto, quello che dovevo fare l’ho fatto. Non cancello e non rinnego una virgola di tutto ciò che ho scritto finora.
Continuerò imperterrita a percorrere la mia svalvolation road, con la sana follia che mi contraddistingue, aggirando sapientemente gli ostacoli che si presenteranno sul mio cammino, combinando guai come al mio solito fintanto che qualche zelante psichiatra non si decida a mettermi a tacere definitivamente con una bella dose massiccia di neurolettici.
Ora mi aspetta una nuova ed entusiasmante sfida: vedere se qualche casa editrice ha il coraggio di pubblicare i miei scritti e stare a guardare divertita l’effetto che fanno.
Spero vivamente che un’ondata di questa sana follia travolga in pieno l’intera umanità, facendoci dimenticare, anche solo per un attimo, i nostri quotidiani turbamenti e preoccupazioni.

Ed ora anche questo, come tutti i bei giochi, deve necessariamente finire. O perlomeno prendersi una pausa ristoratrice.
Cosa fatta capo ha. A lo echo pecho, come dicono in Spagna. Tutto d’un tratto mi sento molto stanca ed affaticata: questi ultimi due mesi sono stati davvero impegnativi ma anche ricchi di soddisfazioni.
Senza che io me ne accorgessi, la giostra ha iniziato a correre a velocità frenetica, e io ci sono salita sopra con tutta l’incoscienza di cui dispongo.
L’ebbrezza della velocità mi ha portato alla scoperta della mia vena creativa: la mia mente iperstimolata ha continuato a sfornare incessantemente parole, frasi e discorsi che io mi divertivo ad acchiappare al volo per poi riportarle sul blog, ogni volta sempre più stupita di tutto ciò che ero in grado di partorire.
Questo fiume in piena di energia ha rotto tutti gli argini ma per fortuna questa volta non ha fatto danni come in passato. Sono riuscita, dopo lo stop forzato della scorsa primavera, a riprendere il lavoro, inserirmi in un nuovo contesto, imparando con abnegazione ed impegno tutto ciò che mi è stato insegnato. Contemporaneamente ho continuato il mio praticantato per diventare Consulente del Lavoro, ho studiato ed ho preparato le tesine richieste. Sono andata costantemente in palestra tanto da costruirmi su misura un corpicino di tutto rispetto…
Ora però vorrei fermarmi un attimo e arginare questo travolgente fiume di energia. Voglio scendere dalla giostra e farmi una bella passeggiata nel luna park della vita, prima di riprendere a volare.. Mi gira un po’ la testa..
E poi ci sono un sacco di cose nuove che voglio fare: mi sono iscritta a due corsi on line di spagnolo ed inglese commerciale, devo studiare una voluminosa dispensa di diritto amministrativo per partecipare ad un paio di concorsi pubblici, devo prepararmi per l’esame di stato per Consulente del Lavoro nonché per il colloquio di fine pratica, voglio imparare a cucinare qual cosina in più del mio solito pollo al forno, voglio imparare a fare bene tricking (arte marziale coinvolgente ed appassionante), ho una valanga di libri da leggere, molto spesso due o tre contemporaneamente perché quando leggi un libro è come immergersi in un mondo a parte, un padre da seguire, un gatto obeso ed una casa da accudire, un uomo da amare. Ho imparato che l’amore se non lo curi come una pianta rara, rischia di appassire e svanire nel nulla…
E non devo dimenticare il lavoro: mai abbassare la guardia. A dicembre mi scadrà il contratto, non è detto che me lo rinnovino, ma se lo faranno sarà sempre con una formula che a me inizia a stare stretta: quanti anni ancora devo fare la tirocinante non retribuita? Ho forse scritto in fronte “Lavoro gratis”????? Vorrei iniziare finalmente a guadagnarmi un po’ di soldi, voglio sentirmi libera di fare la spesa, anche solo per comprare il pane e il red bull.. Ormai sono diventata un’esperta in tema di ricerca lavoro, so a chi chiedere e come chiedere, spero tuttavia questo giro di ottenere qualcosa. E qui mi fermo, sennò dovrei scrivere un libro a parte.
Mi piacerebbe, tra qualche mese, riprendere in mano questo mio blog ed aggiornarlo con una vagonata di mille nuove cose che avrò detto o avrò fatto.
Sembra di no, ma le giornate trascorrono veloci come la luce, senza neanche accorgersene, ma alla fine di ogni giorno c’è sempre qualcosa di nuovo che si è imparato e pochi piccoli passi in avanti che si è compiuto. E alla lunga, questi piccoli passi vanno a creare un lungo percorso di crescita.
Ed ora, cari amici e lettori, vi saluto tutti (momentaneamente) con un immenso abbraccio, augurandovi che il vostro cammino non incontri strade troppo tortuose, ma vi porti invece piacevoli sorprese ed incontri appaganti. Divertitevi più che potete.
E nel salutarvi, vi lascio con una perla pronunciata da quel grand’uomo che fu Forrest Gump: stupido è chi lo stupido fa. Vangelo.

domenica 14 novembre 2010

Altre "piccole" cose che vorrei fare nella vita

Ho riletto più volte il post che ho pubblicato un pò di giorni fà, riguardante le 10 cose che vorrei ancora fare nella vita...Era fuori di dubbio che 10 cose non sarebbero bastate e sarebbero state destinate ad aumentare.. mi conosco abbastanza da rendermi conto che a me non basta mai: voglio sempre qualcosina in più.. Amo gli eccessi..
Ad esempio, non mi basta un bicchierino di alcool dopo cena: se inizio, devo farmi fuori la bottiglia intera.. E oggi, bigia e pigra domenica pomeriggio, mi trovo completamente stordita dopo una serata di bagordi.. Non è una frase fatta, ma è proprio vero che non ho più il fisico di una volta.. Gli eccessi che mi hanno caratterizzata da sempre ora sono difficili da gestire, il corpo me li fa pagare tutti, con gli interessi.. Forse dovrei rileggermi "Il corpo sa tutto" di Banana Yoshimoto, magari mi aiuta a ridimensionarmi..
Ma torniamo all'oll'oggetto di questa chiacchierata tra me e me, purtroppo ho la tendenza cronica a divagare.. Dicevo che, continuando a riflettere, mi sono venute in mente altre cose che vorrei fare nella vita, sperando di avere il tempo e la sufficiente lucidità:
- lo studio: alla fin fine vado sempre a battere lì. Non capisco il motivo, ma la mia sete di conoscenza non mi lascia un attimo di tregua. Ben venga allora, non appena le finanze me lo consentiranno, l'iscrizione all'università per prendere l'ennesima (ed inutile) laurea. Secondo le ultime inclinazioni sto decidendo tra la laurea specialistica in lingue oppure la triennale in lingue orientali (mi ispiarano lo sloveno, il russo, il croato, l'ungherese).. Vedremo.. Intanto sosterrò il colloquio per partecipare ad un corso di mediatore linguistico d'impresa che mi aiuterà sicuramente a sdoganare le mie competenze linguistiche che al momento sono ricoperte da tonnellate di polvere.
- viaggiare, aprirmi a nuove culture e a nuovi mondi. Quindi non solo il coast to coast negli Usa, ma anche mille altri posti come Canada, Irlanda, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Singapore, Paesi Scandinavi, Islanda, Cornovaglia, Germania, Austria Olanda.. Insomma una sorta di giro del mondo senza sosta e in totale ed assolutà libertà.. senza vincoli di tempo o di orario.. Mi piacerebbe anche farmi la pista ciclabile che costeggia il fiume Danubio, sarebbe una vacanza coi fiocchi, anche perchè di vacanze serie non ne faccio ormai da anni..
- diventare clown di corsia e fare il pagliaccio come solo io sono capace di fare e strappare un sorriso alle persone ricoverate in ospedale.. Ho un'amica, Clauna Crostina, che lo fa, e molto bene, da molti anni e quasi quasi mi metterò in contatto con lei per sapere cosa devo fare. Certo è che le giornate dovrebbero durare 48 ore per consentirmi di fare tutto ciò che voglio..
- unirmi a qualche organizzazione no profit e andare a prestare la mia opera di volontariato nel terzo mondo.. Ci avevo pensato parecchio negli anni passati, ero sul punto di farlo, ma non ho mai avuto il coraggio di provarci sul serio. Mi sono limitatat a collaborare con Emergency qui in zona, ma non è la stessa cosa. La mia carissima amica Angela, invece, ha tirato fuori le palle e ora se ne sta in Nicaragua ad insegnare italiano ai ricchi e viziati rampolli delle famiglie altolocate del luogo. Lei ha trovato la sua strada, il modo per mettere in atto i suoi grandi ideali. La ammiro molto, ma non so se avrei lo stesso coraggio. Ad ogni modo, se dovessi partire, preferirei lavorare in un ospedale da campo o qualca di simile...
- prendere la patente europea del computer a livello avanzato (quella base l'ho fatta l'anno scorso) e magari imparare a programmare con vari linguaggi.. la programmazione è stata per me sempre una materia ostica, me la cavo bene col pc ma ci sono cose che proprio non riesco a fare perchè sono completamente negata., Ma sconfiggere i miei limiti è sempre stata una grossa sfida per me..
- arrivare ad un punto in cui non avrò più bisogno di pastiglie per vivere e per dormire. Assolutamente indipendente.. Ci guadagnerei in serenità e in denaro.. Ma non è semplice, ho comunque raggiunto dei traguardi invidibili negli ultimi mesi..
- prendere l'invalidità di accompagnamento per mio padre e portarlo a fare un bel viaggio in montagna. Solo noi due, come quando ero piccola, cantando a squarciagola le canzoni di montagna.. "Il Piace mormorava calmo e placido il passaggio dei primi fani il ventiquattro maggio..."
- riprendere a studiare il pianofote: non sono un'artista però so che da piccola mi divertivo a strimpellare le canzoni dei beatles.. ma ci vuole applicazione ed impegno, cosa che ora non riuscirei a garantire.. Ricordo che mi divertivo come una capra a studiare solfeggio: è tutto così logico e matematico che mi affascina tanto, anche se è una vera palla.
- imparare a difendermi da sola, magari seguendo un corso di difesa personale.. non si sa mai, visti i tempi.
- cantare dal vivo una canzone.. sono discretamente intonata, non sono certo una cantante fatta e finita, ma ho studiato canto ed è stupendo riuscire interpretare una bella canzone senza paura di essere giudicata. Magari potrei cantare What's up dei 4 Non Blondes o, ancora meglio, la canzone che rappresenta la mia vita: "Ironic", di Alanis Morisette. Per fare tutto ciò è più che sufficiente un karaoke..
- prendere il porto d'armi. Così mi va e non voglio dare alcuna giustificazione, anche perchè non c'è.
- imparare una nuova lingua straniera come ad esempio il francese e riprendere a studiare greco.
- andare in Venezuela a trovare i miei parenti, in special modo la mia carissima cugina Diana, una gran donna.. Nonostante l'ultima volta che l'ho vista era il mio ottavo compleanno, la sento tanto vicina, con le sue parole di costante incoraggiamento. Ho una voglia matta di abbracciarla.
- vincere un concorso pubblico. Non è per niente un'impresa facile. La prossima settimana ci tento con un concorso in ospedale, la vedo dura anche perchè non ho ancora capito se i concorsi sono truccati oppure no. Nel dubbio, mi sono stampata una dispensa gigantesca di diritto amministrativo che dovrò studiare con molto impegno tutta la prossima settimana.
- riprendere a leggere (come del resto ho ripreso da poco tempo), magari più libri contemporaneamente, perchè ogni libro è una full immersion in un mondo parallelo e per un attimo riesci a dimenticare tutte le preoccupazioni che ti affliggono.
- elaborare il lutto per la morte di Gianni. Ancora non ci riesco, la sofferenza continua a dilaniarmi l'anima..
- imparare a cucinare bene, non solo il mio pollo al forno, ma di tutto un pò ed invitare i miei più cari amici a cena da me.. Mi ci sto mettendo d'impegno già da ora e i risultati mi fanno ben sperare.
- andare in gita a Gardaland e Mirabilandia, divertirmi come una capra sulle giostre più spericolate.
- rifare la San XCandido-Lienz in bicicletta. E' stata un'esperienza stupenda, sono passati molti anni, ma penso che ripetere l'esperienza sia sempre un'avventura coinvolgente.
- prendere la seggiovia e ritornare sulla cima del monte Cristallo, vicino a Cortina D'Ampezzo: la vista del mondo dall'alto da una pace all'anima che non si dimentica.
- imparare a sciare (nonostante il ginocchio marcio) e specializzarmi in sci di fondo, per poter scivolare silenziosa nei boschi innevati, diventando tutt'una con la natura circostante.
Per ora mi fermo qui, ma conoscendomi tante altre cose mi verranno in mente..
"Voglio idee per sopravvivere,
E mille e mille vite non bastano..
e quel sogno, sai continua a chiamarmi
dalla profondità del mare"..
Una caduta dentro i vortici d'acqua
e le mie mani non si fermano più"...
(Piero Pelù)

martedì 9 novembre 2010

Risentimento

Prima o poi dovevo aspettarmelo. E pensare che fino ad ora era filato tutto liscio.
Sto parlando di questa creatura che sento come un figlio che è questo mio blog. L’ho concepito tanto tempo fa, l’ho dato alla luce mentre ero ricoverata a Teolo e adesso lo sto crescendo quotidianamente con tanto amore e tanto impegno (ed un pizzico di follia), prendendo spunto da tutto ciò che vedo, sento, dico ogni giorno.
In questo blog parlo un po’ di tutto, non c’è un filo narrativo coerente; mi diverte molto di più scatenare la mia bizzarra fantasia e scrivere di getto tutto ciò che mi viene in mente. Che sia una filastrocca senza senso oppure un lucido ragionamento sul mercato del lavoro odierno.
Parlo spesso di luoghi e di persone che sono entrate, adesso o in passato, in contatto con me. Tuttavia non penso di aver mai mancato di rispetto a nessuno. E se l’ho fatto, di sicuro è stato senza cattiveria.
Arriviamo al dunque: il mio amico Raf (beh immagino che ora si consideri ex amico, dopo aver ricoperto l’ingombrante ruolo di ex moroso) si è molto risentito per quanto ho scritto su di lui in un po’ di post fa.
Ci ho riflettuto abbondantemente e sono giunta alla conclusione che, pur scusandomi di avergli causato un disagio nel vedere il suo nome e la sua storia pubblicata su una pagina di Internet, non intendo minimamente cancellare quanto ho scritto in passato. Quel che è fatto è fatto e non si torna indietro.
Entrare nel mio blog significa farsi un viaggetto gratis su una bella giostra (tipo il Tornado o il Tagadà), oppure se preferite, entrare in un confortevole salotto ed assaporare the e pasticcini ascoltando delle storielle un po’ strampalate. E’ un posto tutto mio. Ma è aperto a tutti, amici e nemici. So che ho un brutto carattere e a distanza di anni riesco a portare tonnellate di rancore, ma di sicuro, tranne il post di ieri (vedi il punto numero 8 dell’elenco) non ho mai voluto parlar male (e soprattutto augurare il male) a nessuno.
Pertanto caro Raf mi dispiace se ti sei adirato, ma io non mi sposto di una virgola. Tutto ciò che puoi fare è non leggere il mio blog e dedicarti alle cose che più di aggradano.
A questo punto, sempre riferendomi al post di ieri, tra le dieci cose che vorrei fare nella vita avevo scritto che vorrei scalare ancora una volta il monte Amariana. Vista la situazione, non penso che Raf avrà voglia di accompagnarmi nuovamente, per cui lancio l’invito ai miei lettori.
Se tra di voi c’è un appassionato di montagna, lo prego con tutto il cuore di aiutarmi a realizzare questo mio desiderio. In cambio offro un abbonamento gratuito a tutte le mie pubblicazioni future e, perché no, un bell’invito a pranzo a casa mia a mangiare il mio mitico pollo al forno!!

lunedì 8 novembre 2010

Le 10 cose che vorrei fare nella vita

Ieri Yuri (beh, forse sono trascorsi un po’ di giorni, ma mi piaceva il suono di queste due parole accostate) mi ha lanciato il guanto della sfida che io prontamente raccolgo. E rilancio.
Alla mia domanda: “Riuscirò un giorno a condurre una vita normale?” Premettendo ovviamente che il concetto di normalità mi è del tutto sconosciuto e, a dirla tutta, non so neanche se esista.
Dai miei vecchi studi in statistica ricordo vagamente la distribuzione normale, la cosiddetta gaussiana, che graficamente si presenta come una campana. Chi rientra nei parametri della normalità si piazza approssimativamente intorno al vertice di questa campana. Tutti gli altri, i pochi elementi solitari e lontani dalla media, si trovano sulle code. Sono chiamati outliers.
Ecco, io ora mi sento dentro una perfetta outlier, una variabile impazzita che si piazza costantemente fuori dall’intervallo di confidenza (destra o sinistra non importa, ma comunque sempre nelle code). A proposito, per i non addetti ai lavori, l’intervallo di confidenza è un concetto un po’ complesso da spiegare e io non sono la persona più adatta per farlo, diciamo solo che centra con lo studio di un campione rappresentativo della popolazione con lo scopo di individuarne delle caratteristiche peculiari che si adattano a tutta la popolazione di riferimento. E qui chiudo il discorso, prima di addentrarmi in territori troppo ostici sia per me che per i miei lettori. Inoltre chiedo scusa agli statistici esperti se ho utilizzato termini troppo tecnici un po’ a caso e senza un minimo di precisione, ma io mi diverto troppo a fare la tuttologa.
Torno dunque a parlare di Yuri ed alla avvincente sfida che mi ha lanciato: alla mia domanda sulla normalità, lui mi ha risposto invitandomi a scrivere le 10 cose che vorrei fare nella vita. Gran bella sfida. No, mi pare che avesse detto le cose che voglio davvero dalla vita, ma alla fin fine i due concetti sono simili.
Mi ricorda tanto quel film con Jack Nicholson e Morgan Freeman, credo si intitolasse “Non è mai troppo tardi”, solo che loro avevano poco, pochissimo tempo per realizzare i loro 10 desideri, dal momento che avevano una malattia terminale.
Per fortuna io non ho limiti spazio-temporali, per cui me la prenderò con tutta calma, così assaporerò meglio le mie conquiste.
Ed ora veniamo alla lista, che ho buttato giù in cinque nanosecondi (buon segno, vuol dire che ho le idee chiare..):

1) Formarmi una famiglia. Non dico di avere dei figli, sarei un pessimo esempio di madre, poi coi farmaci che prendo nascerebbe un mostro completamente deforme, ma almeno creare un nucleo stabile e coeso. Insomma vorrei vivere la mia vita con una persona che sia la metà che mi manca, qualcuno che mi completi e che io riesca a mia volta a completare. Amore è una parola grossa ma vorrei usarla con regolarità. Fino ad ora il candidato più idoneo per ricoprire questo ingombrante ruolo si è rivelato Yuri. Mi auguro con tutto il cuore che rimanga sempre lui. E in ogni caso, comunque vadano le cose, io spero davvero che un giorno Yuri riesca a vivere sereno, senza preoccupazioni e soprattutto senza quelle nuvole grigie che a volte, ultimamente troppo spesso, offuscano il suo dolcissimo sguardo.
2) La salute, ma prima che per me, per i miei genitori. Vorrei che la discesa che mio padre sta un po’ troppo rapidamente percorrendo (a causa della sua demenza senile e del suo Parkinson) rallentasse almeno un po’, in modo da fargli godere più serenamente le gioie di una sana e meritata vecchiaia.
3) Diventare economicamente indipendente, non dover ricorrere più al sostegno economico della mia famiglia (a 38 anni mi sembra un desiderio sacrosanto) o a sussidi statali. Voglio solo guadagnarmi in modo onesto il mio pane quotidiano. Se poi la mia fonte di reddito nascesse dalle boiate che scrivo, beh, allora sarebbe la fine del mondo. Rimanendo realisti, desidero ardentemente rimanere nella ditta dove ora lavoro come tirocinante non retribuita; è di gran lunga il posto dove mi sono trovata meglio, sia come ambiente di lavoro che come mansioni svolte. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo. Peccato che la ditta in questione stia trascorrendo un periodo di forte crisi, ma io voglio essere ottimista e sperare che un giorno anche per me si aprano le porte ed entrarvi come lavoratrice dipendente a tutti gli effetti.
4) Guardare il sole che sorge sulla cima di un monte. Amo la montagna, ma sono particolarmente legata al monte Amariana, che sovrasta il mio paese natio, Tolmezzo. Ogni volta che ci penso, mi viene una malinconia pazzesca, ci tornerei ad abitare subito, se ce ne fosse l’opportunità. E al diavolo la gente che dice che i carnici sono persone dure e rigide. Quelle sono le mie origini (oltre al Cadore e all’Austria) e le rivendico con orgoglio.
In particolare, il monte Amariana è a me molto caro poiché sulla cima, dopo una lunga e tortuosa strada ferrata, si erge una statua della Madonna che mio zio Adriano tanti anni orsono contribuì a trasportare fino lassù. Un paio di anni fa, grazie al mio amico Raf, sono riuscita a realizzare questo mio sogno di arrivare sulla cima. E’ stata un’esperienza pazzesca, in pieno inverno, con un ginocchio maciullato, rischiando continuamente di scivolare giù per la scarpata.
Ne approfitto di questa mia lista per chiedere a Raf di ripetere quell’entusiasmante esperienza e magari portarmi ancora un paio di volte ad arrampicare. E’ bellissimo, anche se sono un po’ impedita.
5) Terminare il praticantato e superare l’esame di stato per diventare Consulente del Lavoro. A dirla tutta, l’idea non mi fa impazzire al massimo, ma sono abituata a portare a termine gli impegni che mi assumo, anche se non me ne può più fregare niente. Il problema è la rapidità con cui cambio idea. Fosse per me, sarei iscritta contemporaneamente ad almeno dieci corsi di laurea, dall’ingegneria gestionale, alla farmacia, alle lingue straniere orientali. Non sono pazza, la mia è solo sete di conoscenza. Ad ogni modo, ho intrapreso il percorso per diventare Consulente del Lavoro perché mi piace fare buste paga ed amministrazione del personale e vorrei che questa diventasse la mia professione in futuro. Intanto sono preiscritta a due corsi serali: gestire le risorse umane ed Excel avanzato.
6) Tornare a New York e godermi la bellezza struggente della sua skyline al tramonto. Vorrei girare in metropolitana e vedere tutti i quartieri, anche i più malfamati. Completerei questo magico tour con un bel viaggio coast to coast in camper, attraversando l’America rurale, quella in cui si è fermato il tempo, cavalcare in Texas su un cavallo selvaggio, mangiarmi una enorme bistecca ma non al sangue, e infine approdare alle magiche spiagge della California.
7) Incontrare e fare un duetto con Nevruz. Avevo pensato a “Charlie fa surf” oppure qualcosa dei Litfiba, tipo “Gioconda”.
8) Dopo la mia morte andare in Purgatorio, so che mi meriterei l’Inferno per tutti i peccati che ho commesso, ma auspico nel buon cuore di San Pietro o chi per lui.. Il Paradiso è un miraggio per me, dovrei comportarmi meglio, ma a fare la brava bimba non mi ci ritrovo. Se eventualmente esistesse la reincarnazione, vorrei rinascere non in una nazione dove c’è un nanerottolo ninfomane al governo ma in un posto ove regni qualcosa che assomigli a una sorta di democrazia. Frequenterei le scuole con più impegno, andrei al liceo classico e poi studierei medicina, per diventare un valente medico che cura gratis i bisognosi.
Stavo pensando: ma è valido questo desiderio? A sensazione direi di no, perché la lista in questione si riferisce a qualcosa di attuabile ed ottenibile in questa e non in altre vite.
Pertanto, annullo quanto scritto e riformulo il desiderio: vedere in galera, dopo essere stato violentemente picchiato da una banda di stranieri abilmente mimetizzati e deprivato di tutti i suoi averi, quel delinquente bastardo enorme idiota del mio ex. Ho portato tanta pazienza, ma il limite è stato raggiunto e superato ormai da tanto tempo. Io di solito non auguro il male a nessuno, ma in questo caso è d’uopo fare un’eccezione. Ha imbrogliato e truffato troppa gente, trovando sempre il modo di scamparla liscia e riciclarsi sotto altre vesti. E’ ora che questo giochetto finisca. E anche in maniera brusca.
9) Imparare a fare bene il tricking. E’ una sorta di arte marziale acrobatica, senza regole e senza schemi. Salti e capriole. Puro divertimento con un sottofondo di potente musica rock. Fino ad ora ho fatto solo una lezione di prova e non è detto che io continui, ma mi sono divertita come una pazza.
10) Lo dico o non lo dico? Vabbè mi butto: fare la scrittrice, pescare quotidianamente dal cilindro magico della mia fantasia e partorire una quantità infinita di racconti buffi e filastrocche che riescano a portare un sorriso a chi il sorriso, per qualunque motivo, l’ha perso.

Alla fine di questa strana lista, direi che non chiedo poi molto, non mi interessa fare la velina (anche perché oltre a non essere strafiga, non ho l’età e soprattutto so coniugare i congiuntivi, sia in italiano che in latino). Non mi va di entrare nella casa del Grande Fratello, ma farei leggere a tutti i concorrenti l’omonimo libro di George Orwell che è un capolavoro. Altri reality o programmi televisivi non mi competono, al massimo non disdegnerei una intervista alle Iene o da Fabio Fazio. Ma dubito che questo prima o poi accada.
E voi?? Quali sono i vostri 10 sogni che volete realizzare in questa vita? Mi piacerebbe tanto ricevere una risposta dai miei lettori a questa domanda; sono curiosa e poi mi piacerebbe confrontare le vostre risposte con le mie e, magari, trovare qualche spunto o ispirazione per allungare la mia lista magari a 15 o 20 sogni.. sarebbe una figata.. Allora, cosa aspettate??

giovedì 4 novembre 2010

Riparto da zero

Ordunque, dov’ero arrivata? Mi sa che ultimamente mi sono un po’ persa, pertanto mi fermo un attimo e poi riparto da capo. Stop and go, è un’abitudine ormai consolidata per me.
Nuovi eventi all’orizzonte, e li definirei tutti con il termine “nefasti”. Se negli ultimi mesi mi ero, con tanta fatica ed impegno, costruita un minimo di credibilità professionale, me la sono sputtanata tutta con poche ma semplici abili mosse.
E questa volta, a differenza di altre, eccomi a puntare il dito contro i farmaci che prendo. Porca miseria, ieri mattina mi sono addormentata sulla scrivania, il cambio di terapia attuato martedì scorso mi ha incasinata a tal punto che non connettevo più, la testa ciondolava, le dita battevano a caso i tasti del computer. Totalmente incapace di intendere e di volere. Ho impiegato più di un’ora per redarre una lettera (tutta sbagliata e piena di ripetizioni) che di solito ci metto cinque minuti per farla. Nel pomeriggio sono stata abbondantemente cazziata dalla mia responsabile, la quale mi ha detto che se fossi una dipendente, questo sarebbe un comportamento inaccettabile. E la prossima volta devo strarmene a casa a smaltire i postumi dei miei cocktail farmacologici.
Ben fatta. E adesso? Ovviamente faccio un restart e parto nuovamente, non da zero come tutti, ma da meno dieci, secondo prassi consolidata.
Chi sono dunque io? Confermo quanto avevo scritto un paio di post fa: una maldestra clown in questo buffo teatrino che è la vita. Fuori posto e fuori tempo. Un po’ disadattata. Però anche simpatica. Camminando in continuazione sull’orlo del burrone che separa la sanità mentale dalla follia più pura. A volte sono tentata di buttarmi a peso morto nel burrone, vivere in pieno il mio essere fuori di testa, e altre in cui mi sforzo penosamente di comportarmi da persona onesta, coscienziosa, ligia al dovere. Ma le regole del gioco io non riesco a seguirle, non l’ho mai fatto né intendo farlo ora. Le regole del gioco le detto io, e chi mi ama mi segua.
Certo che sono buffa da vedere: cammino con passo pesante e deciso su un luccicante paio di stivaletti di vernice tacco 12 o eventualmente stivaloni neri di gomma, jeans strappati a zampa d’elefante e maglione nero d’ordinanza, orecchino al naso, enormi orecchini a cerchio come la zingara che chiede l’elemosina nel parcheggio dell’ospedale, occhiali scuri o in alternativa occhialoni da vista stile Arisa, capelli sciolti in una perfetta capigliatura anarchica tendente al punk, rossetto rosso acceso e linea nera sugli occhi da perfetta battona di periferia, mani in tasca e stuzzicadenti pendente dalle labbra.. proprio un bel soggetto.. E pensare che lavoro (beh, lavoro è una parola grossa, diciamo che presto la mia opera gratuitamente, sono anni ormai che lavoro per la sig.na Gloria) nell’ufficio del personale di una grossa azienda. Vedo e sento cose davvero riservate, conosco la storia e gli scheletri negli armadi di tutti i dipendenti.. Chissà se si sono già pentiti di avermi affidato questo incarico? A dicembre staremo a vedere se mi confermano l’incarico, sennò mi toccherà pescare nuovamente nel mio cilindro magico e vedere cosa esce fuori..Non ho proprio il look della responsabile del personale, a dire il vero neanche della responsabile delle pulizie.. ma spero che un giorno qualcuno mi dia l’opportunità, questa volta retribuita, di far vedere quello che so fare…
Oggi, in sala mensa, c’era una collega con la faccia talmente brutta che sembra che abbia fatto un frontale con un’autobetoniera, che continuava a squadrarmi dall’alto in basso e non la smetteva più. Di solito risponde al mio saluto con un cenno un po’ troppo altezzoso per i miei gusti. Mi stanno più simpatici gli operai. Avrei tanto voluto prendere la sua testolina a parallelepipedo sbeccato e ficcargliela nel tegame della minestra orzo e fagioli, per poi osservare se il suo aspetto migliorava.
Quotidianamente, nel lungo tragitto che separa il mio ufficio dalla sala mensa, all’incirca due giorni a piedi e due giorni a cavallo, cammino diligentemente lungo il sentiero tracciato da ampie linee verdi, e saluto con educazione e con un sorriso, tutti gli operai che incrocio sul mio cammino. Io saluto tutti, giovani e vecchi, bianchi e neri, gialli e rossi, belli e brutti, ma ho una predisposizione particolare per quelli un po’ svalvolati come Fonso, che va in giro per Udine su una bicicletta arrugginita e che la scorsa settimana mi ha confessato di essersi innamorato di me, per via dei miei occhi un po’ celesti e un po’ verde smeraldo.. Per me si era fumato un acido, ma considerata l’età avanzata, non ho osato infierire..
Ecco, ho trovato la soluzione a tutti i miei problemi: scendo in politica. Tanto ormai in quell’ambiente ci sguazzano tutti, i cani e i porci, per cui credo di avere la capacità per integrarmi alla perfezione.
Il mio slogan sarà: “più psicofarmaci per tutti!!”. E poi stiamo a vedere se si risolve qualcosa. Io credo proprio di sì.
Sei triste ed addolorato perché ti è morto il gatto?? Eccoti due belle pastiglie di Prozac e il tuo cielo tornerà a risplendere di blu.
Hai l’ansia perché temi di non riuscire a pagare le rate della tua bambola gonfiabile? Nessun problema, un bicchierino di Rivotril e farai free climbing senza imbragatura.
En, Xanax, Tavor, Minias, Halcion, Lendormin, Sereupin, Seroquel, Zyprexa, Risperdal, Serenase, Prazene, Citalopram ed Escitalopram, Fluoxetina, Zoloft, Maveral, Exeffor, Xeristar, Cymbalta, Compendium, Frontal, Serenal, Anafranil, Abilify, Entact, Depas, Largactil, Lexotan, Control, Ansiolin, Valium, Roipnol, Lorans, Tofranil, Lyrica, Carbolithium, Depakin, Tegretol, Cipralex, Tatig, Eutimil, Daparox, Fevarin, Remeron, Davedax, Faxine, Neurontin, Rivotril (questo lo voglio assolutamente provare!), Haldol, Talofen, Prozin, Dobren, Equilid, Sulamid, Deniban, Levopraid (che ti fa venire due zinne grandi come il tendone del circo Togni), Orap, Nozinam, Belivon, Leponex, e tutti gli altri che purtroppo mi sono dimenticata di menzionare….
Avanti, dunque, correte! La scorta di psicofarmaci è arrivata e ce n’è per tutti!! Finalmente le preoccupazioni scompariranno!!!

lunedì 1 novembre 2010

Novembre

Caro Gianni,
come promesso e puntuale come le tasse da pagare, eccomi qua a scriverti nuovamente, perché parlare con te mi mette dentro tanta serenità.
Chissà se sei stufo di sentirmi oppure hai voglia di ascoltarmi anche questa volta.
Possiedo ben due tue foto, una la tengo sulla scrivania accanto al computer e l'altra è in macchina; quindi tu e il tuo sorriso siete sempre con me, non riesco proprio a farne a meno.
Come va lassù in Paradiso? Come passi le giornate? Ti diverti a vedere noi comuni mortali qui sulla terra, che quotidianamente ci arrabattiamo come meglio possiamo per condurre un'esistenza decente e, ogni tanto, soddisfacente?
Non avrei mai immaginato che la tua perdita mi colpisse così intensamente.. Tanto che per placare il dolore riempio una quantità inverosimile di fogli di carta e scarico la tensione scrivendo un ammasso di cose senza senso, che solo pochi ardimentosi hanno la santa pazienza di leggere.
Però ti dirò che mi diverto un casino a scrivere, ad osservare le frasi che da sole all'improvviso si formano in testa e che altrettanto rapidamente trascrivo, prima dei perdere l'ispirazione.
E' un dono, questo della scrittura, che mi è giunto all'improvviso, quando ormai credevo di aver esaurito tutte le cartucce a mia disposizione.
E non mi diaspiacerebbe affatto se questo un giorno diventasse il mio lavoro, insomma qualcosa che mi consenta di guadagnarmi il mio pane (anche la carne e la verdura) quotidiano, senza dover scendere a compromessi col mondo.
Nella mia più genuina ingenuità, voglio credere che questo dono me l'abbia fatto tu, quasi per scusarti di essere andato via proppo presto.
Ed è davvero un bel regalo quello che mi hai fatto, anche perchè so che l'hai fatto col cuore.
Oggi, 1 novembre, desidero ardentemente venire a trovarti, portarti un pò di fiori (o preferisci l'ultimo cd di Sting?) e recitare una preghiera sulla tua tomba.
Solo così riuscirò ad avere un pò di pace.
Stiamo vivendo in questi giorni quel periodo dell'anno che quel saggio poeta che fu Giovanni Pascoli, definì "l'estate fredda dei morti". La conosci questa bella e malinconica poesia? Ti riporto una strofa, vedrai che leggendola ti tornerà alla memoria:
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile.
È l’estate, fredda, dei morti.
E' un momento dell'anno molto fugace, durante il quale la temperatura è molto mite, il sole quando cala è un enorme pallone rosso fuoco e l'aria tutto intorno ha quel sapore quasi frizzante. Ed io mi sento molto irrequieta e malinconica.
Ho sempre santificato, anche solo con una semplice preghiera, il giorno dei morti, il 2 novembre.
Ogni anno mia mamma va su a Tolmezzo, dove è sepolta la mia famiglia, e depone un mazzo di fiori sulla loro tomba. E' un sacco di tempo che non vado con lei.
Mi ricordo, quando ero piccola, che mia nonna mi portava spesso in cimitero e mi incaricava di andare a prendere l'acqua per annaffiare i fiori. E io conoscevo a memoria tutti i sentieri, ogni tanto mi soffermavo su qualche tomba, e mi mettevo a far di conto quanti anni aveva il defunto quando se n'era partito.
La nostra tomba di famiglia è una delle più belle di tutto il cimitero di Tolmezzo, con quella Madonna piangente, tutta rannicchiata su se stessa e con le mani rivolte verso la foto di di mio zio Adriano, morto precocemente a soli ventotto anni.
Ho sempre ritenuto sacrosanto onorare questa giornata, ho un enorme rispetto per chi non c'è più, anche perchè sono convinta che dall'alto i defunti veglino su di noi e controllino che non facciamo troppe cazzate.
E invariabilmente ogni anno finisco col pormi la fatidica domanda su quanto tempo ancora mi rimane, ma non solo per me, ma anche per mio padre.
Ci sono stati momenti in cui io mi sono sentita incredibilmente attratta dalla morte. La bramavo con ogni singola cellula del mio corpo.
Ci ho giocato, come un bambino col fuoco, ed ho rischiato davvero di bruciarmi. E in effetti un pò ustionata lo sono rimasta...
Ma com'è che, caro Gianni, mi sono soffermata così a lungo su questi trucidi discorsi? E pensare che volevo scriverti solo cose belle! Perdonami se in qualche modo ti ho turbato, non lo farò più.
Il fatto è che ora finalmente apprezzo la vita nella sua pienezza e di conseguenza tremo al solo pensiero di quando finirà questo stato di grazia.
Ogni seppur piccolo accenno alla parola "morte" mi turba e mi ferisce profondamente. Riuscite lassù ad aspettarmi ancora un pochettino?? Io non ho fretta.
Voglio godermela ancora un pò questa vita e stare a vedere come vanno a finire le cose. Magari sono pure capace di trovare un lavoro fisso e farmi una famiglia. Chi può dirlo?
E nel frattempo, caro il mio amico Gianni, teniamoci in contatto in qualche modo.
Sento la tua mancanza in maniera struggente, a volte mentre guardo la tua foto mi si stringe il cuore, e non oso pensare a come si sentano tua mamma o tua figlia. Certo è che ci hai tirato un bello scherzo!!
Ti voglio sempre un mondo di bene.
Con tanto affetto.
LU

domenica 31 ottobre 2010

Faccio un pò il punto della situazione

Mi sento bene.. tutto sembra filare liscio, per una volta.. Ma non tutto è come appare..
Mi ritrovo tutto d’un tratto ad essere una grafomane compulsiva, dannatamente euforica, facilmente infiammabile, cronicamente fuori tempo, sempre o troppo presto o troppo tardi. Quanto avrei voluto essere una figlia dei fiori, a ballare a piedi nudi sui prati, protestando a gran voce contro la guerra in Vietnam e la segregazione razziale, odiando i russi e bevendo litri e litri di birra (tralascio gli acidi, non mi interessano al momento). Il tutto con la colonna sonora di Janis Joplin e di Jimi Hendrix. Ma questa è un’altra storia.
Fondamentalmente mi ritengo una impenitente anarchica, rifiuto di essere sottoposta a qualsiasi tipo di disciplina, faccio sempre di testa mia e soprattutto sono convinta di avere sempre ragione. Salvo poi pentirmene amaramente.
Il discorso vale anche per mio papà, il nostro è un marchio di fabbrica… io adesso faccio la grafomane compulsiva, sempre incredula di leggere ciò che la mia mente bislacca partorisce, come se fossi posseduta dallo spirito di qualche grande autore (non mi dispiacerebbe che a possedermi fosse il grande Charles Bukowski, lo adoro); mio padre invece rifiuta convinto alcune soluzioni che gli abbiamo proposto riguardo il suo problema col Parkinson, si impunta e sostiene a gran voce di essere normale.. Ma di normale nella nostra famiglia c’è ben poco..
La domanda che più spesso mi pongo è: “E se….?” Vorrei tanto poter disporre di una bacchetta magica e tornare indietro nel tempo di una ventina di anni. Cambierei radicalmente il mio percorso scolastico e compierei delle scelte completamente differenti.
Ma all’epoca ero troppo addormentata (mi definirei una “patata lessa”) per poter scegliere con la necessaria indipendenza ed oggettività, nonchè fortemente condizionata dall’ambiente che frequentavo.. una scuola di preti salesiani con una rigida disciplina, stile militare. E’ sta l’unica volta nella mia vita in cui ho seguito scrupolosamente le regole del gioco.
Per placare la mia sete di conoscenza, rivelatasi in età quasi adulta, di sicuro cambierei radicalmente il mio percorso di studi e lo affronterei con quella dedizione ed impegno che non ho saputo dimostrare quando era il momento.
Sicuramente andrei al liceo classico, studierei latino e greco (ci ho provato ad imparare il greco due anni fa, ma è davvero un casino) e tutte le altre affascinanti materie come chimica, biologia, storia, filosofia, matematica, storia dell’arte…. Parteciperei alle attività extrascolastiche, magari scriverei sul giornalino della scuola e potrei perfino iscrivermi a qualche partito (tutto a sinistra, ovviamente).
E poi andrei all’università, quasi sicuramente mi iscriverei a medicina, per poi specializzarmi in neurologia per poter comprendere una volta per tutte il funzionamento dei circuiti cerebrali umani.
Non è detto che prima o poi io lo faccia, se non in questa, sicuramente nella prossima vita.
Tuttora mi ritrovo spesso, come in un automatismo inconscio, a navigare su un sito per me potenzialmente pericoloso, ed è quello dell’università di Udine, ma non disdegno anche quelli dell’università di Trieste o Padova.
Se non fosse così costoso e se avessi più tempo, è garantito che mi iscriverei per prendere la terza laurea. Sono pazza? Probabilmente sì, ma ho il trip dello studio e nessuno riesce a togliermelo dalla mente. Anche la consapevolezza che per la ricerca di un lavoro un ulteriore titolo sarebbe del tutto ininfluente, non mi fa demordere da questo strano gioco.
Ma la parte più bella è quando devo scegliere il corso di laurea: mi sono studiata a memoria tutti i corsi e i relativi programmi degli esami, gli orari delle lezioni. Non ho ancora le idee chiare, ma i miei preferiti sono giurisprudenza, farmacia, tecnico di laboratorio biomedico, infermieristica, biotecnologie, scienze dell’ambiente e della natura, ingegneria gestionale, lingue orientali. Ma credo che alla fine opterei per giurisprudenza. Studierei di notte come ha fatto Antonio Di Pietro, lavorerei di giorno e alla fine diventerei un valente magistrato.. Che buffi sogni mi fa fare la vita!! Ma alla fine sono contenta di quel che faccio ora e poi fra un anno mi dovrò cimentare nell’esame di stato per diventare Consulente del Lavoro, per cui libri da studiare ne ho a vagonate, sebbene ultimamente io prediliga scrivere sul mio blog e null’altro…
La canzone che maggiormente mi rappresenta ora è “Charlie fa surf” dei Baustelle, ma io preferisco la versione di quell’anima inquieta ed inquietante che è Nevruz. Anche io, come il protagonista della canzone, prendo pastiglie che contengono paroxetina e che mi preservano dalla follia pura, ma soprattutto non voglio crescere e vorrei mandare tutti a farsi fottere..
Ecco il testo:

Vorrei morire a quest’età.
Vorrei star fermo mentre il mondo va.
Ho quindici anni.
Programmo la mia drum-machine. E suono la chitarra elettrica.
Vi spacco il culo.

E’ questione d’equilibrio.
Non è mica facile.

Charlie fa surf.
Quanta roba si fa.
MDMA
Ma ha le mani inchiodate.
Se Charlie fa skate, non abbiate pietà.
Crocifiggetelo.
Sfiguratelo in volto con la mazza da golf.
Alleluja, alleluja.

Mi piace il metal e l’ r’n’b.
Ho scaricato tonnellate di filmati porno.
Vado in chiesa e faccio sport.
Prendo pastiglie che contengono paroxetina.

Io non voglio crescere.
Andate a farvi fottere.


Charlie fa surf. Quanta roba si fa. MDMA
Ma ha le mani inchiodate
da un mondo di grandi e di preti. Fa skate.
Non abbiate pietà.
Una mazza da baseball.
Quanto bene gli fa. Alleluja, Alleluja…..


Ad ogni modo, fino a questo momento, le canzoni nelle quali mi piace identificarmi sono “Working class hero” originariamente di John Lennon e “Lithium” degli Evanescence: nei loro testi è concentrata buona parte della mia essenza. In particolare, quella di John Lennon dice:

Appena nato ti fanno sentire piccolo
non ti danno il tempo, invece di dartelo tutto
finché il dolore si fa così grande
che non senti proprio niente
bisogna essere un eroe della classe operaia

prima ti feriscono a casa tua e colpiscono la tua scuola
ti odiano se sei intelligente e disprezzano gli stupidi
finché sei così dannatamente pazzo
che non riesci a seguire le loro regole
bisogna essere un eroe della classe operaia

quando ti hanno torturato e terrorizzato per venti assurdi anni
poi si aspettano che intraprendi una carriera
quando non puoi funzionare davvero sei così impaurito
bisogna essere un eroe della classe operaia


ti tengono drogato con la religione, il sesso e la TV
e pensi di essere così intelligente,
di non appartenere a nessuna classe e di essere libero
ma resti dannatamente zotico, per come la vedo io
bisogna essere un eroe della classe operaia ……

E in effetti io, con le mie mille velleità lavorative e i miei sogni mai realizzati, mi sono sempre sentita un’eroina della classe operaia, una verace combattente affinché vengano riconosciute anche a me (e non solo a me, ma anche a numerosi amici e conoscenti nella stessa precaria situazione) le sacrosante verità proclamate dalla Costituzione italiana:

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 36

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Letta così, mi pare più che altro una barzelletta, un’ironica farsa messa in piedi nell’attuale corrotto scenario politico. E con questo ho detto tutto. Per ora.

mercoledì 27 ottobre 2010

Ho perso le parole

Cogito ergo sum, conditio sine qua non, no plus ultra, homo homini lupus, semel licitus est insanire, cave canem, honoris causa, pater ave gloria, nuntio vobis magno cum gaudio, repetita iuvant, gallia est omnia divisa in partes tres, pater noster qui es in caelis santificetur nomen tuum, non ci sono più le mezze stagioni, i bastoncini del capitan findus, chiama il 187, fatti per durare, altissima purissima levissima, rex li fa e nessuno li distrugge, una contorsionista sull’anguilla infuocata, non menare il can per l’aia, stupido è chi lo stupido fa, digitangi cellulangi, olio cuore mangiar bene per restare in forma, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zio pino, vidi o mmare quant’è bello, cassonetto differenziato per il frutto del peccato, ognun al bale cun so agne.
Domanda: dove sono finiti gli ultimi due neuroni rimasti?

lunedì 25 ottobre 2010

Considerazioni sul mondo del lavoro

Lascio un attimo da parte l’ilarità che aveva suscitato il mio precedente post e, con la poca credibilità ormai rimasta, provo a fare delle lucide considerazioni sulla situazione politico-economica attuale.
Premetto che sono un’ignorante in materia, seguo solo marginalmente l’evolversi delle vicende politiche nazionali ed internazionali, ma questo non mi lascia immune da pensieri e preoccupazioni sul mio futuro.
Ieri sera ho assistito alla trasmissione di Fabio Fazio su Rai Tre dal titolo “Che tempo che fa”. Tra i vari ospiti c’era Sergio Marchionne, amministratore delegato del Gruppo Fiat e di Chrysler.
Nel corso della puntata, egli ha fatto delle pesanti affermazioni che riporto testualmente: "La Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l'Italia. Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell'utile operativo previsto per il 2010 arriva dall'Italia. La Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre. L'Italia è al 118/mo posto su 139 per efficienza del lavoro e al 48/mo posto per la competitività del sistema industriale. Siamo fuori dall'Europa e dai Paesi a noi vicini. Il sistema italiano ha perso competitività anno per anno da parecchi anni e negli ultimi 10 anni l'Italia non ha saputo reggere il passo con gli altri Paesi, non è colpa dei lavoratori. Non possiamo ignorare la realtà, qualcosa bisogna fare, perché non c'è nessun straniero che investe qui".
A questo punto mi sento, legittimamente, molto allarmata e non so proprio cosa pensare. Ma non ci avevano detto che l’Italia sta lentamente uscendo dalla crisi, che si intravedono i primi timidi segnali di una ripresa? Chi ha ragione? Devo credere a questo tri-laureato manager che getta una bomba a mano affermando perentoriamente che l’Italia è una realtà devastata, non competitiva ed arretrata?
Dopo aver visto la trasmissione mi par tanto di essere nel Terzo Mondo. Il settore industriale è fortemente in perdita e l’unica soluzione sembrerebbe la chiusura di diversi importanti stabilimenti lungo tutto il territorio italiano.
Fino ad ora non ho mai fatto interventi concernenti la stretta attualità, ma adesso mi sento direttamente chiamata in causa. La mia testimonianza penso sia rappresentativa di buona parte dei giovani della mia età: ho 38 anni ed ho perso il conto da quanto tempo sono o disoccupata oppure occupata in maniera precaria. Neppure il fatto di appartenere alle Categorie Protette mi tutela dalla mancanza di lavoro.
Ho sostenuto, in tutti questi anni, centinaia e centinaia di colloqui di lavoro e tutti portavano sempre ad un’unica conclusione: se ti adatti ad essere inquadrato come stagista, borsista, tirocinante, allievo di work-experience, va bene, il posto è tuo, ma se inizi a fare delle pretese circa un minimo di stabilità, ecco che le porte immediatamente si chiudono. Vengono sprangate.
Ora, dopo un periodo di interruzione forzata a causa di problemi di salute, e dopo aver fatto innumerevoli ricerche, ho trovato un posto come stagista in una grossa azienda nei paraggi di Udine, che non citerò, visto che il mio posticino a costo zero ma coi buoni mensa gratuiti, me lo voglio custodire per bene. Sto anche terminando il praticantato per poi sostenere l’esame di stato e diventare Consulente del Lavoro, ma dubito fortemente che questo ulteriore titolo conferirà vigore al mio più che blasonato curriculum.
Nel corso degli anni ho fatto i lavori più disparati: dalla cameriera, alla promoter, poi commessa, impiegata sia amministrativa che addetta al telemarketing (che odio a morte), ho lavato piatti in una mensa, fatto volantinaggio e anche le pulizie. Quando ho potuto ho sempre cercato di frequentare corsi di formazione ed aggiornamento, per essere sempre pronta e preparata per qualsiasi richiesta del mondo del lavoro.
Resta sottointeso che una pensione decorosa io non ce l’avrò mai, dovrei iniziare a pensarci già da subito, attraverso i fondi per le pensioni integrative, ma dove diamine vado a pigliare i soldi, se solo la scorsa settimana la Telecom mi ha tagliato la linea telefonica perché la banca non mi aveva pagato la fattura di agosto??
L’ultima volta in cui ho avuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato ed ero sotto ogni aspetto tutelata, risale al lontano 2001, quando facevo l’impiegata all’ufficio tecnico di una grossa azienda del settore telefonia (Adriacom), ero molto appagata e ben pagata, avevo ottime prospettive di crescita professionale, ma poi questi benedetti deficienti hanno fatto una fusione tra aziende, spostato la sede legale a Milano e tutti gli impiegati in esubero sono stati posti in mobilità (riconosco comunque la congrua buonuscita, che poi mi sono abilmente mangiata da sola, mantenendo quel farabutto delinquente del mio ex, che peste lo colga).
Da allora è stato un susseguirsi di piccoli periodi di lavoretti, alternati da lunghe e forzate pause di disoccupazione, durante le quali non mi sono mai (o quasi mai) buttata giù di morale, ma mi sono gettata intensamente sui libri ed ho conseguito non una, ma ben due lauree, di cui una con il 110.
Sono molto orgogliosa del mio percorso, so benissimo che in una realtà così chiusa e diffidente come quella friulana, la passione per la formazione continua è vista con molta cautela mentre vengono privilegiate le risorse a basso costo, quelle di primo pelo: e via libera dunque ai neodiplomati disposti ad accettare qualsiasi condizione, tanto il tempo per le trattative non c’è e non c’è mai stato.
Io continuerò con la mia battaglia per avere un lavoro se non sicuro, almeno dignitoso, sono stanca di lavorare senza retribuzione, se non avessi la mia famiglia a sostenermi, non sarei certo qui a scriverne. E già che ci sono, ringrazio col cuore i miei genitori per quanto hanno fatto e fanno costantemente per me. A volte ci stuzzichiamo e ci mordiamo, ma alla fine ci vogliamo un mondo di bene. E’ necessario tuttavia mettere in atto un breve periodo di separazione al fine di sbollire i reciproci bollori.
Stasera mi guarderò con attenzione la replica dei sindacati alle affermazioni di Marchionne ma temo di assistere all’ennesima lite da pollaio, senza peraltro riuscire a giungere a conclusioni utili.
E in tutto questo bailamme, il Governo cosa fa? I bisticci con la sinistra per far passare in aula il Lodo Alfano, che di fatto conferirebbe l’immunità politica al nostro adorato premier.
A questo punto sapete cosa vi dico??? Ben venga la mia follia creativa, io me ne torno dai miei amati personaggi: la contessa cisalpina, nonna Berta e il suo tacchino, l’ineffabile Gilberto e soprattutto il mio così amato moroso barboso!!! La vera pazza non sono io!!!

Poesie

In questo periodo, qualcosa di assolutamente nuovo ed entusiasmante mi sta accadendo. E’ la mia vena (o arteria?) creativa che ormai credevo di non avere più, che si sta rivelando ogni giorno sempre più potente. A volte rimango pietrificata dalla velocità con la quale mi si formano in mente frasi e parole che prima non esistevano, ed io devo assolutamente essere rapida per catturare il tutto e fissarlo per bene sulla carta.
Ogni giorno, alle prese coi mille problemi della quotidianità, tipo pulire la casa, andare al lavoro, dar da mangiare al gatto, pagare le bollette scadute dopo che mi hanno staccato la linea telefonica, riesco comunque a ritagliarmi un angolino tutto per me dove inizio a comporre i miei scritti.
Per ora, sto creando il mio primo racconto ed in più la scorsa settimana, dal nulla, come un fulmine a ciel sereno, sono venute alla luce le mie prime poesie, che meglio definirei con il termine di filastrocche.
Senza alcuna pretesa artistica e senza alcun fine se non quello di divertirmi e mettere nero su bianco tutto quello che ho assimilato in questi lunghi anni di follia autolesionista (e che i farmaci avevano saputo sapientemente tenere a bada).
Non so bene cosa mia stia succedendo, gli ossimori, nel loro fugace ed effimero apparire, mi trovano inerme ed indifesa e mi travolgono come un fiume in piena.
E allora scrivo, scrivo, scrivo e non smetterei mai, è come una potente droga nelle mani di una novizia.
Ogni luogo è buono per scrivere se mi coglie quell’attimo sfuggente: in macchina, in palestra, in ufficio… Mi porto sempre dietro un quaderno ed una penna, riempio tonnellate di fogli e poi la sera, stanca ed intorpidita dai farmaci, prima che la consapevolezza scivoli lentamente nel mondo dei sogni, molto certosinamente ricopio tutto quanto, stando attenta a non dimenticare nulla.
Sicuramente le numerose letture che ho fatto, sia da bambina che in età adolescente, hanno contribuito a formarmi nel mio modo di scrivere ed ai relativi scrittori vorrei rendere grazie. In ordine di importanza essi sono: Banana Yoshimoto, Andrea De Carlo, Stefano Benni, Charles Bukowski, Roddy Doyle, Italo Calvino, Italo Svevo, Richard Bach, Mark Twain, Stephen King, George Orwell, Louise May Alcott.
Nelle mie composizioni, le rime sono assolutamente imperfette e violano tutte le norme stilistiche e metriche. Anche le parole sono senza senso, tutto ciò che scrivo è frutto di una sana ed onesta follia creativa. Mi piacerebbe davvero tanto riuscire a strappare un piccolo sorriso a chiunque vorrà leggerle.
Bene, cosa aspettare ordunque? Ecco qui di seguito le filastrocche che ho composto, in ordine cronologico:

SIGNORA MORTE

Balzellon balzelloni,
la morte vien di notte
e hai voglia di farci a botte.
Ma talvolta vien di giorno
quando inerme ti guardi intorno.

E non ti puoi più preparare
presto, è tardi, s’ha da andare.
Coi calzini tutti rotti
che hai portato tutte e notti.

Il camin da riparare
e i cuscini da stirare
il gattino piccolino
se lo prende il tuo vicino.

Dai, sorridi, è il tuo momento
porta via la giacca a vento
che la vita tua è finita
ed è stata una gran fatica.

La signora con la tunica e la falce
sulla sua scopa sorride e parte.
E tu, lieto, lasci tutto
amici miei, sono un farabutto.

Ecco scegli dove andare
ma San Pietro devi ascoltare.
Inferno, Purgatorio o Paradiso,
l’importante è solo un bel sorriso!

Louise 21/10/2010


IL TACCHINO DI NONNA BERTA

Il tacchino verdolino
vuole fare un pisolino
lesto lesto va in giardino
e si butta nell’angolino.

Nonna Berta, golosona,
sta seduta lì in poltrona,
ma le viene una gran fame
e va in cucina col tegame.

Poi prepara la colazione
a nonno Aldo che è già in pensione,
la soppressa e la bottarga ha preparato
ed infine un gran bel gelato

e poi sazi se ne vanno
a festeggiare il compleanno
dell’Ubaldo quel gran porco
che assomiglia tutto a un orso.

Ma il tacchino verdolino
lieto dorme sul tombino.
Ma, attenzione, di gran carriera
occhio, arriva la betoniera,

ed il tacchino verdolino
vien ridotto in semolino.
E nonna Berta sconsolata
si fa fuori la cioccolata

che nonno Aldo avea riposto
un po’ nascosto dietro il mosto.
E allor tutto d’un fiato
Eccoli là, tutto il barile hanno scolato!

Louise 21/10/2010


L’INEFFABILE GILBERTO

Il preciso ed ineffabile Gilberto
conta le nubi nel cielo aperto.
E se lui vuoi poi consultare
mai e poi mai ti manderà a cagare.

E poi quando il cielo è terso
lui prende e va nel mare aperto,
ma, attenzione, un dì lui si è poi perso
e non può più andare a casa il buon Gilberto.

Louise 21/10/2010


GRAZIE DIO

E ora finalmente scrivo,
sento dentro l’oro vivo.
Grazie Dio per il gran dono
e io ti chiedo gran perdono,
che se di te ho mai dubitato
è sicuro che ho proprio sbagliato.
E ora tutti in un gran bel coro:
“Alleluia Alleluia”, ho trovato l’oro!

Louise 21/10/2010


LA CONTESSA CISALPINA


Alla contessa cisalpina
piace far la birichina
lesta lesta va in cantina
e butta giù la mascherina.

Si fa su una gran riga di cocaina
la mescola poi con la nicotina
e col giardiniere fa la porcellina
si fa trastullare la patatina.

Nel suo cuor è così audace
soddisfar ogni desiderio ella è capace
più dell’aquila e del falco lei è audace
più del pomodoro datterino ella è verace.

Infine stanca giace esangue
sul suo letto con le frange
ma di nuovo vuol godere
e allor chiama il giardiniere

che felice e riconoscente
con lei fa l’impertinente
e coi pantaloni già calati
le fa far mille ululati

che i vicini più non possono
ascoltar quel paradosso
della contessa cisalpina
e del pruder della sua passerina.

Louise 21/10/2010


IL MOROSO BARBOSO

Il moroso un po’ barboso
col suo incedere tutto imperioso
del buon Dio lui è timoroso
ma nella vita è un ardimentoso.

Della pasta con la panna egli è goloso
e sul lavoro è molto operoso.
Nella vita è un gran rigoroso
ma a me par che il cervello suo sia esploso.

Via il martello e via la falce
di far canzoni ne ha fatto un’arte
zitto e muto si china là in disparte
verso un’altra galassia lui prende e parte.

Con la sua mammina è premuroso
anche se a volte diventa un filino ombroso
col fisco ha fatto il ravvedimento operoso
e di conoscer nuovi mondi è sempre curioso.

E così un giorno nel pigro navigare
della grande rete ecco a lui infine appare
una fanciulla dagli occhi blu, ma è particolare
che con dolci parole lo fa capitolare.

Adesso assieme un lungo viaggio è ormai iniziato
e, a dire il ver, a volte lui ne è preoccupato
ma fino ad ora non se n’è mai andato
si vuol gustar la ciliegina sul suo gran gelato!

Louise 23/10/2010

Sono consapevole che dopo la lettura dei miei sproloqui, chiunque sia riuscito ad arrivare fino in fondo abbia dei seri dubbi sulla mia sanità mentale.
Ed è per questo che, prima che i dubbi diventino certezze, ho intenzione di scrivere la cosa più importante.

Dedico questa mia raccolta di filastrocche, che intitolerò “Rime limonate” (perché contengono di tutto tranne che delle rime baciate), a tre persone:
- a mio padre, che lentamente ma inesorabilmente si sta avviando verso quella che lui chiama la “Valle di Giosafat”, la terra dell’eterno riposo. Io faccio una fatica tremenda nel vederlo deperire, mi fa troppo male. Ma anche questa volta saprò tirare fuori le mie forze per assisterlo in tutto quello di cui avrà bisogno.
- Al mio caro amico Gianni, che nella foto sulla mia scrivania, mi sorride e mi fa capire che è sempre vicino a me. E’ lui che mi da il buongiorno ogni mattina, è lui che mi da la buonanotte quando vado a dormire, è lui che mi fa ricordare ogni giorno quanto importante sia resistere alle avversità e combattere con tenacia. Inutile dire quanto mi manca.
- Al mio compagno d’avventura di questo incerto ma eccitante viaggio che è la vita, Yuri, col quale mi scuso per averlo lasciato per ultimo, ma lui è sempre in cima ai miei pensieri. Lui è il mio splendido presente e il mio, spero sereno, futuro.

La raccolta non è terminata, ma spero di arricchirla con nuove ed assurde filastrocche. Sperando vivamente che questa mia vena creativa non scompaia così velocemente come è apparsa.
Da zelante apprendista menestrella quale mi considero, voglio cimentarmi ancora in questo divertente gioco.
Ed ora cari amici, spero di avervi dilettato almeno un poco. Continuate a seguirmi, se vi va, poiché la sana e spensierata follia sono l’unica ed efficace cura per resistere agli scossoni che la vita ogni giorno mette sul nostro cammino…
E se un giorno, per sbaglio, io dovessi morire, allora scrivete sulla mia tomba: “Volli, volli, fortissimamente volli. Ed ottenni, cazzo, se ottenni!!!”

lunedì 18 ottobre 2010

Essere Pais Becher

Pais Becher da Auronzo di Cadore in provincia di Belluno.
Portare questo strano e bizzarro cognome per tutta la vita è un’esperienza unica. E’ come fumare un sigaro in una stanza senza finestre. E’ un marchio di fabbrica che ti distingue dalla massa.
Sono un poco presuntuosa? Forse sì, ma chi mi ama, saprà accettare con benevolenza questo mio piccolo momento di elevata autostima…
Siamo tutti a nostro modo peculiari noi Pais Becher; se ci incontri non ti dimentichi di noi tanto presto.
Ci vuole un piccolo sforzo per pronunciare correttamente questo cognome, ma chi lo fa significa che vuole abbattere le barriere linguistiche e non, ed entrare in contatto col nostro mondo.
Temo che Pais Becher sia un cognome in via d’estinzione: i miei cugini maschi, tutti sopra la quarantina, non si sono ancora avventurati nella riproduzione della specie e noi femmine non possiamo avvalerci del diritto alla trasmissione del cognome.
Non vedo i miei cugini da una vita, i rapporti tra i componenti della famiglia Pais Becher sono stati sempre molto tumultuosi, caratterizzati da aspri scontri e discussioni.
In pratica, ognuno si fa i fatti propri e ci si sente esclusivamente per Natale oppure in occasione di qualche funerale.
So che mio cugino Augusto è un bamboccione di quarant’anni che vive facendo il ragioniere o qualcosa di simile e addirittura ha scritto dei manuali in materia. Di più non so, ma non mi dispiacerebbe incontrarlo.
Ma il mio preferito è sempre stato Luca, che ha le stesse iniziali mie. Lo adoro, è il mio mito. Ha lo sguardo beffardo sotto gli occhialini d’ordinanza, il pizzetto e i capelli rasati corti per mascherare l’incipiente calvizie.
Da piccolo eccelleva in tutto ciò che faceva, soprattutto la musica. Ha iniziato col pianoforte, poi è passato al flauto traverso per poi finire a fare il bassista (o chitarrista, non ricordo) in una rock band. Le ultime notizie lo davano per iscritto ad un corso serale di ping pong.
Ho sempre cercato di imitarlo, di seguire il suo esempio, ma i risultati conseguiti sono sempre stati inferiori ai suoi. Diplomato con sessanta sessantesimi (contro il mio stiracchiato trentotto), una laurea in informatica e una carriera di tutto rispetto come responsabile di non so quale azienda. Mi ricordo la sua laurea: ha discusso una tesi di ricerca operativa riguardante il calcolo delle rotte aeree che minimizzavano i costi. Roba da fuori di testa….
Quando ero piccola, nei forzati soggiorni a casa sua, imposti dalle frequenti e lunghe degenze ospedaliere di mio padre, ho imparato un sacco di cose. Soprattutto a giocare a ping pong e tuttora questa è una disciplina nella quale mi so distinguere egregiamente.
Mi ricordo anche che aveva costruito in giardino un rudimentale campo da golf e perdevamo ore a fare una marea di partite, con dei mestoli di legno al posto delle regolamentari mazze.
Si decideranno, prima o poi, Luca o Augusto a sputare qualche spermatozoo verace e fecondare le loro donne affinché la stirpe dei Pais Becher continui nel tempo? Non ho ancora capito se ne vale la pena oppure no… Affido a loro la difficile decisione.
Dei miei antenati purtroppo ne so poco. Mio nonno Augusto faceva il finanziere, ma contrabbandava sigarette con gli austriaci. Aveva una marea di fratelli che non ho mai incontrato ed è morto presto, credo fosse il ’47, tanto che mio padre è dovuto emigrare in Sicilia per trovare lavoro (e qui non mi tornano i conti.. Non era il contrario, cioè che i siciliani emigravano al Nord per trovare lavoro?? Mistero…)
Mio padre mi ha spesso detto che io assomiglio a suo zio (il fratello di mio nonno), tale Barba Mansueto o qualcosa di simile. Barba Mansueto ogni volta che gli facevano una domanda, rispondeva con una sonora scoreggia. Ecco cosa ho ereditato dai Pais Becher...
In realtà ho ereditato tanti tratti distintivi di questa stirpe: adoro i numeri, fare conti, analisi statistiche, ribaltare i dati e fare grafici colorati, sono testarda, sono facile alle azioni di insubordinazione contro i miei superiori, dico quello che penso senza contare fino a dieci, attacco rissa con facilità, ma in fondo sono di animo buono.
Ma non tanto come mio padre.
Mio padre è un figo ma è anche un gran paraculo. E' sempre riuscito, in un modo o nell'altro, a cavarsi fuori dagli impicci, a trasferirsi, cambiare donne e lavoro, metter su casa e una famiglia, distruggere una vita con poche ma semplici mosse.
E' persino arrivato a beffare la morte in un paio di occasioni, ed in questo io sono fiera di assomigliargli.
Non nascondo che il rapporto con mio papà è sempre stato caratterizzato da sentimenti molto forti, che viaggiavano rapidamente da un polo estremamente positivo a quello opposto: ci siamo sempre o molto amati o molto odiati. Ma mai ignorati.
Da giovane ha fatto di tutto, dall'impiegato contabile, al gestore di campi da tennis, a giornalista di cronaca sportiva, all'impiegato comunale e infine impiegato all'ospedale.
Ho intuito che la sua giovinezza è stata abbastanza vivace (anche se caratterizzata da numerosi problemi finanziari).. si divertiva un sacco coi suoi amici, corteggiava le turiste, chissà quante se ne è spupazzate, per poi arrivare a 38 anni (la mia età!) ad impalmare quella santa donna di mia madre, che più che una moglie è stata una crocerossina.
Da piccola si inventava di sana pianta le favole che mi raccontava per addormentarmi, mi portava in giro in bicicletta, mi ha salvato la vita in un bruttissimo incidente stradale, mi ha insegnato tutte le canzoni che cantano i cori di montagna.
Ma ha anche sempre preteso l'eccellenza negli studi, cosa che non sempre sono riuscita a garantire.. Quel misero trentotto agli esami di maturità me lo ha rinfacciato per una vita. E non ha mai accettato che io mollassi l'università a 22 anni perchè ero stufa, ma si è emozionato fino alle lacrime quando a 28 anni ho ripreso in mano i libri e mi sono laureata.
E' d'animo biuono, ma se lo contraddici, scoppia in una rabbia violenta che io non ho mai accettato, arrivando a scontri, spesso fisici, devastanti e violenti.
Adesso è un pò malconcio, sta percorrendo lentamente la strada che lo porterà alla perdita dell'autosufficienza, affetto ormai da anni dal Morbo di Parkinson e dalla demenza senile. E non c'è cura che tenga.
Ed io ho una paura fottuta dell’avvicinarsi del momento in cui lui se ne andrà, nella valle di Josafat (come lui la chiama), a declamare poesie a San Pietro, tanto da fargli venire una barba lunga fino alle ginocchia. Sì, perché mio padre, se gli chiedi cosa ha fatto ieri o dove ha messo gli occhiali, non si ricorda di nulla, ma è in grado di recitare a memoria un sacco di poesie che ha imparato a scuola.
La demenza senile e il Parkinson me lo stanno portando via, io cerco di frequentarlo il meno possibile perché mi fa male vederlo ridotto a un piccolo ometto gobbo, coi capelli tutti bianchi e le mani sempre tremolanti, perennemente alla ricerca della parola che vuole dire ma non riesce a pronunciare.
Ogni tanto si lascia andare a manifestazioni d'affetto, come un bacio in testa, un abbraccio, ma a me queste cose mettono in imbarazzo, non ci sono abituata.
E io??? Nel corso degli anni ho imparato la nobile arte di fare il pagliaccio in questo buffo teatrino che è la vita. Oggi mi trovi qui, domani lì, e via via in un perenne reinventarsi in lavori sempre nuovi, tutti molto diversi fra loro. Ho fatto davvero di tutto nella mia vita per sbarcare il lunario e non nascondo che mi piacerebbe trovare prima o poi un pizzico di stabilità.
Oggi ho scoperto con gran disappunto che si sono chiuse le selezioni per Operatore Necroforo presso il comune di Udine, ho capito che sarebbe il mio lavoro ideale.. Mi ispira un casino, ma come sempre arrivo fuori tempo massimo.
E se poi un giorno la fortuna decidesse di girare dalla mia parte e io disponessi di una discreta somma di denaro, allora realizzerò quello che oggi si è palesato con chiarezza davanti ai miei occhi, ciò che voglio fare da grande: aprirò un’agenzia di pompe funebri, la Luisona’s Trips & Tricks. Come and enjoy me!!!

giovedì 14 ottobre 2010

Io e il mondo del lavoro

Per ragioni a me sconosciute, in tutti questi anni ho provato in qualsiasi modo ad inserirmi stabilmente nel mercato del lavoro ed ogni volta vengo irrimediabilmente espulsa, rimbalzata fuori come un corpo estraneo..
Questa situazione mi ha creato sempre tanto disagio e non sono mai riuscita a capirne le cause. Ho iniziato questa sera una lucida riflessione a seguito di un post pubblicato su Facebook dalla mia amica Gigia, la quale si chiedeva quanto davvero fosse utile lavorare.
Io inizialmente avevo risposto che a me è sempre piaciuto lavorare, ma la saggia zia Gigia mi ha stoppata subito dicendomi "take a walk on the wild side and then we'll talk".
E come sempre ha avuto ragione. Prova e vedrai.
Non ho ancora capito dove stia la falla del sistema: se sono io ad essere una disadattata oppure (ipotesi alquanto ardita) il mercato del lavoro non ha gli strumenti e non è pronto per accogliere una figura peculiare come la mia....
La mia vita negli ultimi quindici giorni è cambiata radicalmente: dopo mesi e mesi di disoccupazione ecco arrivare l'ennesimo contratto di tirocinio. Stipendio zero, contributi zero, ma almeno ho il servizio mensa gratis. E tanto lavoro da fare.
Sicuramente è meglio che non ricevere un calcio nelle gengive, ma permane l'atavico problema della mia sussistenza. Come diamine faccio ad arrivare a fine mese senza sforare troppo dal conto se le mie uniche entrate sono date unicamente dalla pensione di invalidità e da un modesto assegno degli assistenti sociali? (Non dimenticando il fondamentale apporto della mia famiglia ma a 38 anni gradirei essere indipendente una volta per tutte).
Ce la sto mettendo tutta per imparare il più possibile offrendo nel contempo delle prestazioni diognitose, in maniera tale da mettermi in luce e farmi prendere in considerazione per un futuro impiego... Ma sto facendo una fatica boia.. Non ero più abituata a questi ritmi, per me sono davvero pesanti. E oggi ho realizzato che sto diventando fortemente dipendente da sostanze eccitanti (tutte legali of course): caffeina, red bull, ginseng.. Sono talmente su di giri che il mio cuore batte a mille, mi sento tirata come una corda di violino, ho i muscoli delle gambe che si contraggono e si decontraggono da soli, addirittutra le gambe fanno degli scatti nervosi da sole, sudo tanto da puzzare come una capra e sono molto irritabile..
Povero Yuri, si merita la qualifica di santo acquisita sul campo: ieri sera mi ha telefonato per sapere come stavo e io l'ho apostrofato con un secco. "Ma che cazzo vuoi???"
Mi sa che la sto combinando grossa anche questa volta, devo fermarmi in tempo prima che la situazione diventi ingestibile.
Sto ancora smaltendo le crisi di astinenza da xanax e ora mi ritrovo con questa nuova gatta da pelare.. benon...
Io non lo so se sono adattabile e conformabile alle strette ed imperiose regole del mercato del lavoro, se non altro, anche grazie a questo blog, mi cullo in quello che è il mio sogno nel cassetto: scrivere libri di favole per bambini.
Magari un giorno ci riuscirò.. Inventerò il nuovo Harry Potter.. E finalmente darò sfogo a tutta l'adrenalina che mi circola nelle vene.
Per fortuna qualche neurone sano è rimasto...

venerdì 8 ottobre 2010

Lucide riflessioni

E la vita va avanti, i giorni passano lentamente, uno dopo l'altro, senza che io me ne accorga.
Giornate piene, ricche di impegni ed appuntamenti.
La notte crollo come un masso, tutta raggomitolata nel mio letto accanto a Leo che mi fa tanta compagnia, e sprofondo in un buco nero dove la mia consapevolezza viene azzerata e lascia posto ad un sonno senza sogni, in cui finalmente riesco a ricaricare le mie energie e soprattutto metto a tacere i dolori, sia fisici che psicologici, che mi perseguitano costantemente tutto il giorno.
Gli ultimi tempi sono stati pieni di ostacoli per me, due attacchi di cistite, le coliche addominali, la crisi di astinenza da xanax, i brucianti dolori all'esofago. Li ho superati, lottando con le unghie e con i denti, e sono riuscita ad arrivare indenne a questo fine settimana, fiera di me per essere riuscita a fornire, nonostante tutto, delle prestazioni lavorative più che dignitose.
Il fatto di essere molto impegnata col lavoro mi impedisce di soffermarmi troppo a pensare, ed è la mia salvezza, almeno fino ad ora.
Perchè quando mi fermo, mi metto un attimo in parte a riflettere e a fare il punto della situazione, mi prende un'enorme ed immotivata paura (o angoscia??).
Mi sento fragile e nuda davanti al mondo, straniera alla terra, insomma un'aliena, come gentilmente mi definisce il mio amico Ivan.
Mi sono scoperta (lo sapevo già ma facevo finta di non vedere) fin troppo dipendente dalle benzodiazepine ed ora che sto tentando una drastica diminuzione, sto soffrendo come un cane. Crisi di astinenza devastanti, la testa che gira, brivi freddi lungo tutto il corpo, un sudore intenso e nauseabondo, conati di vomito, la sensazione di impazzire o quantomeno di viaggiare in un universo parallelo.
Fino ad oggi coi farmaci mi sono sempre autogestita, avendo ormai raggiunto in materia una notevole competenza, e vuoi per la sfiducia cronica verso la categoria dei medici, vuoi la voglia di fare sempre di testa mia, fatto sta che ho messo in atto negli ultimi anni una gestione un pò allegra e spensierata, solo però sullo Xanax. Con il resto non si scherza.
Nonostante queste pesanti crisi di astinenza, che per fortuna stanno lentamente scemando, ci sono dei bei momenti in cui mi sento davvero viva, anche pazza, follemente sgangherata..
E' quando parcheggio in doppia fila senza pagare il ticket, quando vado a 140 km/h sulle strade extraurbane, quando ballo sfrenatamente in casa con la musica a palla, quando metto l'autoradio a manetta e urlo al mondo la mia voglia di vivere...
E' un continuo altalenarsi di momenti in cui sono felice, in mezzo ad altra gente oppure assieme a Yuri, e altri in cui mi sento cupa ed ombrosa.
Una volta avevo tanta paura del silenzio.. entrare in casa e trovare tutto vuoto e spento mi metteva addosso un'angoscia enorme.
Adesso però non ho più paura del silenzio, del non detto, del nulla, del far niente. Spesso la sera spengo la tivu e rimango in silenzio a lavorare sul computer, con Leo sempre accanto a me, e non ho paura di ascoltarmi, di guardarmi dentro.. Ci sono stati però, in passato, dei momenti in cui sentire l'intensità delle emozioni che stavo provando mi metteva in allarme, come se fossi sull'orlo del burrone che conduce alla follia.
Ora le mie giornate sono piene, perchè a me piace così, tutte strutturate e pianificate al minuto, affinche non ci sia mai un momento di vuoto.
Il vuoto... questa entità sconosciuta... E' stata sempre per me un elemento di forte angoscia.. avevo paura di sprofondare in buco nero, sconosciuto ed inquitente.
Adesso, con la saggezza (?) degli anni, ho un pò fatto pace con me stessa e con le mie paure.. Ma mi chiedo sempre quale sarà il prossimo ostacolo che dovrò superare e soprattutto se sarò in grado di farlo.
Stento ancora a credere che tutto il cibo da me ingerito si trasformi in pura energia per fare tutte le cose che voglio. I complessi e perfetti meccanismi di funzionamento del corpo umano continuano a rimanere un mistero per me, ma poi vado a pranzo in mensa, mi siedo accanto ai miei colleghi e vedo che loro mangiano, senza pensarci su troppo, senza preoccupazioni.
E allora io mi chiedo:" quando arriverà per me quel benedetto momento in cui anche io riuscirò a sedermi ad un tavolo senza sentirmi terrorizzata dal cibo che ho davanti, tanto da non riuscire a mangiare se non ho assunto almeno una pastiglia di Xanax??? Ma da dove vengono questi pericoli che mi inquietano così tanto???? Quanto diabolica è stata la mia mente a costruire questi software mentali che si comportano come un virus, distruggendo a tappeto i pochi neuroni rimasti???? Non potevo dirottare i miei pensieri su qualcosa di più piacevole??
Adesso basta, sono stanca di essere prigioniera di me stessa, voglio sentirmi libera e serena...
"Nonostante tutta la sua falsità, il duro lavoro e i sogni infranti, questo è ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente. Fa di tutto per essere felice......".