Cerca nel blog

Libri preferiti

  • Banana Yoshimoto
  • Due di due
  • Il gabbiano Jonathan Livingstone
  • Il piccolo principe
  • Ragazze interrotte
  • Veronika decide di morire

Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

venerdì 23 dicembre 2011

E' Natale (per chi ci crede)

Caro Gesù Bambino,
sono la Luisona, ti ricordi di me? Ti ho scritto una letterina anche l'anno scorso, seppure con grave ritardo, tanto che la Befana era già che bussava alla mia porta.
Ebbene, anche quest'anno è arrivato il tuo momento.. Sono tutti in trepida attesa della tua venuta alla luce, ma scommetto che anche quest'anno nessuno si sia preoccupato di farti trovare una capanna con il riscaldamento a metano invece del solito bue dall'alito pestilenziale.
Tutti ti aspettano, ma per la maggior parte dei casi è una farsa. Tutti aspettano il momento per scartare costosi regali e mangiare come porci. Che dire.. questa è la triste verità. Oggi sono stata al centro commerciale, c'era odore di soldi e carta da regalo dappertutto. Tu ti chiederai ma che diavolo ci facevi tu al centro commerciale anche se lo detesti? Semplicemente a comprare le sigarette e andare al lavasecco, i giri per negozi mi danno il voltastomaco.
Ma basta pensare agli altri, ognuno, secondo la sacrosanta regola del libero arbitrio, è libero di fare ciò che vuole.
Pertanto ora parliamo di me: innanzitutto mi sento impotente nel sapere che nascerai in condizioni precarie, tanto freddo e gelo, meno male che hai due genitori che ti amano alla follia.
Per me è stato un anno difficile, un continuo saliscendi di emozioni e stati d'animo altissimi o sotto terra, il tutto nel giro di pochi minuti. Mi gira la testa..
Anche io mi unisco al coro di coloro che ti chiedono qualcosa, sebbene non abbia nulla con cui ricambiare se non il mio amore  forte per te.
Niente di materiale.. Nella vita è meglio andare con pochi pesi addosso. Viaggiare nella vita con fardelli troppo pesanti fa venire il mal di schiena (e io ne sto iniziando a soffrire già da un pò di mesi).
Come l'anno scorso, forse sarò ripetitiva, ma ti chiedo solo serenità e salute per me e per i miei amici. E un lavoro regolare con tanto di contratto. Se poi ti scappa di aggiungerci vicino una macchina nuova mi faresti un favore.. la mia la ho sfasciata in un momento di black out mentale in cui non ci ho visto niente.. Ora sto girando con un Punto del 1994 (l'ho chiamata Wanda), ma è un pò malmessa visto che è caduta la marmitta e me la porto in giro nel bagagliaio..
Ti chiedo anche un pò di bromuro per il mio gattastro Leo che mi sta distruggendo la casa, e sinceramente la vorrei un pò piu in ordine..
Infine un bel viaggio negli States.. Sarà un bell'anno, prevedo buone nuove ma per ora non ti dico niente per scaramanzia..
Bene, caro Jesus, concludo questa mia lettera augurandoti una felice venuta al mondo, c'è tanta gente intorno a te che ti ama e che ti sta aspettando. Ma attenzione ai Re Magi: sono stat mandati in missione sotto mentite spoglie da Erode, ma tu sei più forte. Sei il migliore.
Tvb
Luisona

lunedì 21 novembre 2011

A volte ritornano

Ecco, lo sapevo, non riesco a stare troppo tempo lontana dal mio blog, la mia creatura adorata. Sento la necessità di curarla e di farla crescere rigogliosamente.
Il post precedente ha messo la parola "fine" ad un lungo periodo, colmo di avvenimenti sia belli che brutti. Ho raccontato la mia vita nel bene e nel male.
Dopodichè ho ricopiato tutto quanto in un unico file in ordine cronologico, l'ho sistemato e ripulito da errori grammaticali che ogni tanto ci scappano.
Ed è nato il mio primo (e spero non ultimo) libro, si intitola "Svalvolation Road". Già il titolo la dice lunga sulla follia che lo pervade, ma sono felice di quel che è saltato fuori e adesso vorrei regalarlo ai miei amici e, se sono fortunata, trovare un  editore che me lo possa pubblicare.
Ieri sera, per curiosità, ho provato a rileggere le prime pagine. Non mi riconoscevo più, in quasi due anni sono successe davvero tante cose, sono cresciuta, ho sofferto ma mi sono anche divertita.
E adesso? Cronicamente precaaria come al solito, segretaria part  time, appassionata praticante di kick boxinge di Trx. Ma le mie paure e i miei fantasmi ci sono sempre, li ho chiusi a doppia mandata nell'armadio, a volte riescono ad uscire, ma io sono diventata più forte  e riesco a combatterli con più grinta.
Adesso vivo con Marco, oltre ai gattastri Leo e Bastet, siamo una piccola famiglia, e da quando sono arrivati la casa ha acquisito una piacevole atmosfera di serenità.
Obiettivi a lungo termine non ne ho. Mi basta stare bene in salute e soprattutto andare negli Stati Uniti con Marco. Prima o poi
E' arrivato il momento di essere felice.

lunedì 26 settembre 2011

Casini

Eccomi, sono ancora qui, con un po' di affanno per la lunga durata, nella bella villa veneta antica che ora funge da clinica psichiatrica. E' il giorno numero 55,e per motivi a me sconosciuti, continuo a chiedermi come diamine io sia riuscita a resistere tutto questo tempo. Per un po' sono stata parcheggiata, poi, a quanto pare siamo giunti alla settimana finale con la terapia giusta....e tanti casini combinati..
Grazie anche a queste innate potenzialità di combinare casini sono riuscita anche questa volta ad esprimermi alla grande. E' bello scardinare i muri di una struttura iper organizzata. Io non ho ancora capito se sono una volpe o una quaglia.. opterei per la quaglia, come Tafazzi, quel personaggio che, con una tuta nera fosforescenza e il pannolone, si dava sonore martellate sulle palle saltando tutto felice.
Anche questa volta sono riuscita il mio segno. Non so perchè, ma in ogni clinica che vado, vengo definita una paziente difficile. Ma io sono fatta così, voglio sapere che medicine mi danno, a cosa servano, come mi devo comportamene una volta uscita da qui. E penso che un po' tutti tireranno un sospiro di sollievo. Ho sollevato un polverone galattico dicendo ad un medico che mi ero portata da casa dei farmaci e li avevo finiti, chiedendogli una scorta (ma è proprio da deficienti!!). Beh, più quaglia di così è difficile essere!! L'unica cosa che mi da fastidio è che tutti sono convinti che io abbia un pusher in zona che mi rifornisce di pasticche.. Ma quale pusher!! E' la mia innata mania di farmi scorte di tutto, un comportamento un po' esagerato, ma non ho mai trafficato su con nessuno, uso gli psicofarmaci perchè il medico me li ha prescritti. E fin qui penso di essere stata chiara.
Il grande vate, ovverosia il primario, una volta venuto a conoscenza della situazione si è incazzato come una iena e ha fatto il culo tutti, medici e infermieri, proprio perchè non hanno fatto gli opportuni controlli sui pazienti in entrata.. Però con me ha dimostrato un comportamento più gentile e meno brusco. Per me l'importante è quello, anche perchè è meglio tenerselo buono visto che deve darmi la data di dimissioni.
Il tempo vola, in questo primo semestre dell'anno sono stata più in ospedali che a casa, direi che può bastare.
Questo posto è fin troppo tranquillo, pieno di gente anziana.. poi sarebbe stato bello che ci fosse un bar o un punto di incontro. Perfino il caffè del distributore è rigorosamente decaffeinato.
Ed ora, che sta finendo anche questa avventura, mi sono adeguatamente riposata, saluto con piacere i pochi amici che mi sono fatta e se un giorno dovessimo incontrarci, voglio che sia in un contesto ben diverso da questo.
Ecco, ora mi piacerebbe fare un bel viaggetto di ferie, visto che sono anni che non lo faccio. Ma anche poltrire sul divano coi gatti che mi fanno le fusa per me sarebbe il massimo.
E' stato bello, ma ora è il momento di chiudere le porte sul passato ed entrare in un mondo nuovo, fatto di allegria, divertimento e follia. Non mi interessa più capire cosa sia la normalità.
Mi tengo la mia sana follia e mando affanculo tutti i rompicoglioni.
Amen.

martedì 13 settembre 2011

E nasce l'alba

Ed eccomi, ancora nella stanza 463 di questa schifosissima clinica psichiatrica, ma ormai abbiamo tutti quanti perso il filo delle della storia, i medici continuano a propinarmi bombe di pastiglie, ma io ho ancora la carogna sulle spalle, questo giro di è avvinghiata a me e non mi vuole mollare.
Apro al finestra, il cielo è ancora grigio, il mio umore anche. Sarà una bella giornata? Chi può dirlo..E' bello vedere nascere il sole, prepararsi per una nuova giornata, sperando sempre che sia meglio della precedete.
La mattina sono sempre piena di buoni propositi e grandi attenzioni, ma poi finisce che al minimo accenno di qualcosa che va storta, io vado in paranoia. Io sono strana: devo avere la giornata pianificata fino all'ultimo secondo, il mio cervello è una griglia quadrata con un attento percorso da seguire, gli imprevisti mi incasinano la vita.
La mattina: è davvero bello godere questa pace e tranquillità al momento del risveglio, soprattutto verso le 6, da sola, nessun che rompe le scatole, e godere la brezzolina fresca fumando una buona sigaretta.
A me piace molto, come periodo dell'anno anche l'autunno, quella che Giovanni Pascoli (almeno credo fosse lui) chiamava”l'estate fredda dei morti”. E' l'ultimo periodo dell'anno in cui si riesce a godere gli ultimi residui di caldo. Andare per i boschi in questo periodo è meraviglioso, calpestare le foglie secche, raccogliere le castagne: io ci godo di questi piccoli gesti.
A me basta poco per essere felice,alzarsi presto per guardare il nascere dell'alba, respirare aria pura e non pensare proprio a niente.




giovedì 25 agosto 2011

Biglietto di sola andata

Non lo sai finché, non ci arrivi, anzi, sbatti violentemente la testa contro quel muro che rappresenta l'ineluttabile realtà.
All'inizio erano i nostri genitori che si occupavano di noi: lavare i vestiti sporchi, stare svegli fino a tarda notte finché si rientrava quasi all'alba ubriachi marci, aiutarci a trovare un lavoro, pagare le rate del mutuo e così via...
Poi tutto cambia. Sono loro ad aver bisogno di te. A volte è una regressione lenta, mentre altre è una discesa improvvisa, rapida ed inaspettata. Una di quelle cose che ti tagliano le gambe.
Capisci che non sei più un bambino, devi crescere, a volte anche in fretta ed imparare a prenderti le tue responsabilità.
Non voglio scendere nel personale, forse anche perchè non interessa a nessuno.
Però, da ieri, ho scoperto che la vita è un viaggio e, corta o lunga che sia, il biglietto è di sola andata. C'è chi può permettersi la prima classe, altri viaggiano stipati in seconda, dipende da quanti soldi hai.
Nessun ritorno, dunque, forse solo nei sogni.
Oggi mi sono scoperta grande. Adulta e vaccinata.. Vabbè, di vaccinazioni ne ho fatte fin troppe, ad ogni modo devo prendermi le mie responsabilità nei confronti di chi mi ha dato la vita e ora sta sta vacillando con la sua.
Alla soglia dei quarant'anni mi riscopro adulta e so che ce la posso fare, ma non voglio per nessun motivo perdere la mia vena di sana e bizzarra follia che mi ha sempre accompagnata, anche quando stavo davvero male.
E inizio a vedere la realtà da un nuovo punto di vista. Sono cresciuta (era ora!). Sono una donna con le palle, sono una persona che si sta creando una famiglia (precisando che i gatti li considero alla stregua di due figli).
Sono e sarò forte per la mia famiglia. Ho smesso, o perlomeno sto cercando di smettere i panni della creatura debole.
La ruota sta girando.

mercoledì 10 agosto 2011

In memoria

Caro Gianni,
oggi è un anno esatto che te ne sei andato. Non voglio incorrere il rischio di incappare nelle solite frasi banali e scontate, ma te lo devo proprio dire che hai lasciato un immenso vuoto in tutte le persone che come me hanno avuto la fortuna di conoscerti e scoprire che persona speciale tu fossi.
Io ancora non ho smesso di rimproverarmi per non averti salutato prima della tua partenza.
Sono certa che adesso stai bene, hai smesso di soffrire e vegli su tutti noi.
Hai lottato come una tigre contro un male devastante e nonostante tutto io ti ho sempre visto col sorriso sulle labbra.
Sai cosa desidero ardentemente? Un tuo abbraccio, forte forte come quella volta che ci siamo incontrati alla messa di Natale e ci simo ripromessi di combattere e vincere le nostre battaglie. Tu hai combattuto con la grinta di un leone, io invece ho messo la testa sotto la sabbia come gli struzzi.. E' stato un anno molto altalenante e difficile per me, mi sono trovata innanzi alla scelta più importante della mia vita: vivere o mollare. All'inizio avevo deciso di mollare, adesso invece ho preso una decisione dalla quale non voglio tornare indietro: voglio vivere.
E siccome l'erba cattiva non muore mai, caro Gianni, adesso sono in stand by a ricaricarmi le pile in clinica, ma appena torno a casa ho una miriade di idee e progetti che voglio realizzare.
Perché, nonostante tutto, qualcosa di buono l'ho combinato anche io. Ad esempio ho iniziato a fare kick boxing, è uno sport magnifico, soprattutto se hai una marea di tensione da sfogare e hai finito tutti i piatti da lanciare contro il muro; sono riuscita a diventare cintura gialla e non ti dico che soddisfazione. E ora sto già progettando di prepararmi per quella arancione.
Ho continuato a scrivere sul mio blog che, nato quasi per caso, è cresciuto tanto da avere un discreto numero di lettori ed ho ricevuto diversi complimenti per come scrivo. C'è anche un racconto che sto componendo ma negli ultimi tempi l'ho trascurato e ora sento che mi sta chiamando perché vuole venire alla luce.
Ma la cosa più bella è che mi sono costruita una mia piccola famigliola: c'è Marco, un uomo col patentino di santo che mi porterebbe anche la luna se io lo volessi, ma soprattutto da buon ex giocatore ed ora allenatore di football americano, ha le spalle sufficientemente larghe per affrontare i miei momenti di matto e non mi hai mai giudicato, standomi vicino con discrezione, pronto a raccogliermi ogni volta che cadevo. Sa quando è il momento in cui voglio stare per i fatti miei e si tira silenziosamente in parte, ma c'è sempre, a qualunque ora del giorno e della notte, anche solo per farmi un massaggio a una schiena che mi sta dando non poche noie.
E poi ci sono due gatti, uno più matto dell'altro: Leo e Bastet. E' uno spettacolo vedere che si rincorrono e fanno rissa oppure si accucciano uno vicino all'altro e si leccano reciprocamente.
A fine mese arriverà anche Slash, gattino senza tetto, preso in cura da una associazione che protegge gli animali abbandonati e cerca di dar loro una sistemazione. E' così che ho avuto Bastet. Quindi la famiglia si allargherà e di certo non ci annoieremo.
Prima di Marco c'è stato Yuri, una persona davvero eccezionale, che, dopo l'ennesimo ricovero, mi ha preso per mano guidandomi e facendomi vedere quanto bella è la vita. Di questo gliene sarò grata per sempre. Poi quando mi sono resa conto che stavo ricadendo nel baratro dei miei incubi, ho preferito lasciarlo andare, è una persona che merita solo tanta felicità e tenerezza. E' anche un ottimo cantante rock: sarebbe una figata se potessimo assistere ad un suo concerto e ballare fino allo sfinimento...
Col lavoro la situazione è ancora nebulosa ma prevedo buoni sviluppi (voglio essere ottimista) aiutando Marco nel suo lavoro, visto che è pieno come un uovo e non riesce a seguire tutto.
In questo ultimo anno ho affrontato vari ricoveri, ma alla fine sono esperienze che arricchiscono soprattutto perché ti danno la possibilità di conoscere nuove persone che si portano addosso il loro pesante fardello e tutti insieme sentiamo di meno la fatica.
La mia atavica guerra con i miei fantasmi nell'armadio è ben lungi dall'essere vinta, però, seguendo il tuo esempio, mi sono messa a combattere. So di avere un animo guerriero, ma troppo spesso me lo dimentico. E qualche battaglia sto iniziando a vincerla pure io.
Oggi vorrei che mi aprissero la cappella che si trova al piano terra della clinica, ci terrei tanto a dire una preghiera per te, nonostante io sia una gran peccatrice e ultimamente anche una discreta bestemmiatrice.. Vorrei venire a salutarti nel luogo ove riposi, ma purtroppo sono troppo lontana e, anche volendolo, non avrei neanche il permesso di uscita. Ma ti assicuro che appena esco di qua, la prima cosa che faccio è andare alla Pieve di San Martino a dire una preghiera guardando la tua foto col viso così bello e sorridente. Per ora ho incaricato mia mamma i portarti un vaso di fiori, un piccolo regalo per ricordare che ci sei ancora, dentro le nostre menti e dentro i nostri cuori.
Nel frattempo, piano piano, continuerò a combattere e fare tanti piccoli passi in avanti per superare le mie difficoltà. Sarà dura, sicuramente cadrò ancora, ma ho imparato che alla fine riesco a rialzarmi, magari un po' acciaccata, ma ci sono ancora. E questo è l'importante.
Pertanto il nostro incontro è rimandato, spero per molti lunghi anni. Io continuerò a pensarti e a ricordare quel tuo dolce sorriso.
Te ne sei andato troppo presto, ma che ci vuoi fare, il senso della vita non l'ho proprio ancora capito.
Oggi mi sento triste, ma mi riprometto di ritrovare al più presto il mio sorriso perché so che anche tu vorresti che io sia felice. Ti prego solo, da qualunque posto tu sia ora, di vegliare su di noi, tua mamma, tua figlia, e tutte quelle persone che ti volevano e ti vogliono ancora bene.
Mi manchi. Destino bastardo e crudele.

domenica 7 agosto 2011

Divagazioni varie ed eventuali

Ricordo che sin da piccola avevo la passione per la lettura, che ho coltivato poi negli anni, adesso forse un po' meno, preferisco scrivere.
C'era un'amica di mia nonna che mi aveva preso in simpatia e mi regalava libri in continuazione, tre o quattro alla volta. Credo di aver letto “Le avventure di Huckelberry Finn” di Mark Twain in versione integrale di quasi mille pagine almeno dieci volte e da allora mi sono affezionata alla letteratura anglo-sassone.
E anche quando questa gentile signora si è trasferita in un'altra città ha continuato costantemente a spedirmi libri, sempre tre o quattro alla volta, fino alla sua morte. Provo un enorme senso di gratitudine nei suoi confronti.
Ci sono libri che ho letto e riletto fino a consumarli, altri (raramente) li lasciavo perdere dopo poche pagine. Si capisce al volo se c'è feeling con un libro, se non scatta la scintilla è meglio lasciar perdere. Sul mio comodino c'era sempre qualcosa, anche tre o quattro libri contemporaneamente perché leggere è come immergersi in un universo parallelo, partire per un lungo viaggio dove sei tu il protagonista.
A scuola andavo bene in italiano, ero una scheggia in grammatica alle medie, poi lo scazzo totale ha preso il sopravvento e l'ho sempre trascurato fino ad arrivare alla vigilia dell'esame di maturità senza aver aperto un libro. E per tre anni sono riuscita a schivare le interrogazioni sulla Divina Commedia, per cui io di Dante non ne so assolutamente nulla. Però uso l'olio Dante. E' molto buono...
Di chi sarà mai la colpa? Facile scaricare tutto sui professori, nel mio caso farei metà e metà: una professoressa troppo poco coinvolgente e il mio scazzo totale dopo aver preso 4 in un tema in cui avevo copiato pari pari i commenti di un illustre critico letterario (da lì il soprannome “the fox”). Ricordo che alla cena di classe prima delle vacanze natalizie mi sono ubriacata putrefatta, diciamola tutta, coma etilico, e mi ricordo vagamente di aver insultato la professoressa in una maniera devastante. Questo non mi ha certo aiutato nel proseguo dell'anno scolastico.... (anche io ho fatto le mie belle cazzate da fanciulla, questa era la prima e quindi la più disastrosa che potessi combinare).
Ricordo che anche i temi erano bruttissimi, i titoli riguardavano sempre argomenti di letteratura oppure storia e filosofia, praticamente erano delle interrogazioni scritte. Non ricordo una sola volta in cui io abbia potuto esprimere la mia creatività.. che poi con gli anni è scomparsa per riapparire solamente negli ultimi due anni.
Avrei tanto voluta avere come insegnante italiano il mitico professor Keating, magistralmente interpretato da Robin Williams nel film capolavoro “L'attimo fuggente”.... Dio, quante lacrime ho versato per quel film. Era ambientato in un rigorosissimo college inglese e il prof. Keating insegnava letteratura inglese in maniera del tutto anticonvenzionale, tipo tenendo le lezioni passeggiando in giardino o stimolando la creatività dei suoi allievi facendogli comporre poesie..
E grazie a quel film ho conosciuto il poeta americano Walt Whitman; ho letto poche sue poesie ma sono di un coinvolgente unico. Mi sarebbe piaciuto che al mio compleanno qualcuno mi avesse regalato un libro di sue poesie (con rigorosa traduzione in italiano a fianco), ma non avendo espresso questo desiderio a nessuno, ciò non è avvenuto. Vedremo di rimediare in qualche modo...
Navigando su internet ho trovato delle citazioni del film che mi si sono impresse nella mente come un marchio, le ho fatte mie. Eccone un paio:
“Ho un segreto da confessarvi, avvicinatevi. Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana e la razza umana è piena di passione. La poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita. Citando Walt Whitman: "O me, o vita domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli, città gremite di stolti, che v'è di nuovo in tutto questo, o me, o vita? Risposta: che tu sei qui, che la vita esiste, e l'identità. Che il potente spettacolo continua e tu puoi contribuire con un verso." .. e quale sarà il tuo verso?”
Il mio umile verso è questo blog ove riverso tutti i miei pensieri, a volte seri, a volte completamente svalvolati, più un racconto che vorrei terminare prima o poi. Sento che mi sta chiamando perché vuole essere completato e io, da aspirante scrittrice, lo riprenderò in mano e cercherò di renderlo il mio piccolo capolavoro.. Sono cose che danno una soddisfazione immensa, soprattutto che adesso sento come non mai l'urgenza di scrivere...
Ecco un'altra bella citazione del film: “Mostratemi un cuore non contaminato da folli sogni e io vi mostrerò un uomo felice - Ma solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi. E' da sempre così e così sarà per sempre.”
Ma la frase più bella e commuovente è un passo di una poesia di Walt Whitman, che vorrei fosse inciso sulla mia tomba il giorno (spero il più lontano possibile) della mia dipartita:
“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita e sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto.”
Di questa frase ne farò tesoro, me la scriverò su un foglietto e la terrò sempre in tasca con me. Diventerà il mio proposito per il mio trentanovesimo anno appena iniziato. E voglio che sia un anno felice, per me e per tutti quelli a cui voglio bene, senza bollettini di guerra..
Tra l'altro, avendo io ripreso a 28 anni gli studi interrotti a 22 anni, ho riscoperto quanto bello è studiare ed imparare cose nuove. E così ho preso due lauree. Sono bramosa di conoscenza e non certo per avere un titolo in più da mettere nel curriculum, bensì per arricchire il mio spirito.
Ed ora, nonostante avessi giurato che mai e poi mai avrei ripreso un libro in mano, mi ritrovo sempre più spesso a navigare sul sito dell'università di Udine.. Questo è il chiaro segnale che il mio inconscio vuole mandarmi: “Iscriviti, frequenta, studia, impara cose nuove”.
C'è da aggiungere che adoro le sfide, mi preparo certosinamente per qualsiasi esame, anche il più semplice. Adoro far vedere al docente che mi interroga quanto sono preparata e godo come una capra quando prendo un bel voto. Non sono matta (almeno credo), un trenta è una soddisfazione effimera, per poter studiare bisogna prima lavorare e avere una discreta tranquillità economica. Ho un paio di amici che hanno iniziato l'università dopo aver passato la trentina e quando lo fai in età più matura, studi e ti impegni con maggiore consapevolezza, facendo tanti sacrifici.
Qui, se continua così la storia, mi sa tanto che a settembre mi reiscriverò. La facoltà? Sorpresa........

giovedì 4 agosto 2011

Happy birthday to me

Trascorrere il proprio compleanno in una clinica psichiatrica può fare storcere il naso a più di qualcuno.
E invece no, è un'esperienza stupenda, ho trascorso una giornata fantastica circondata da tanti amici e tanto affetto. Ora mi sento così felice che mi sembra di volare..
Tutti pensano che siamo matti ma invece abbiamo una sensibilità molto marcata, fuori dal comune, che a volte ci è di ostacolo perchè rimaniamo feriti dai problemi della vita più facilmente delle altre persone, ma contemporanemente siamo pieni di amore e di sentimenti forti da regalare a chi ci vuole bene. Sono contenta di essere così, devo solo imparare a proteggermi di più dai colpi bassi ma per il resto non cambierei una virgola di me stessa.
Oggi in sala da pranzo sono stata circondata a tradimento da un gruppo di bei ragazzuoli che mi hanno intonato la canzoncina degli auguri. Stupendo.
E mi hanno regalato un piccolo mazzo di fiori raccolti in giardino. Li ho messi qui, sulla mia scrivania, dentro un bicchiere di acqua, sperando che durino il più possibile.
A me non interessano regali sfarzosi, sono felice anche solo con un bacio, un abbraccio, un pugno di piccoli fiori colorati.
Queste sono le gioie della vita. Anche in una clinica...

martedì 2 agosto 2011

Caro papà

Caro papà,
sono diversi giorni che penso a te, sei costantemente nella mia mente, ma i pensieri sono molto contrastanti. Come da sempre è stato contrastante il nostro rapporto. Affettuosissimo oppure aggressivo. Sempre agli estremi, proprio come sono io, o bianco o nero, zero sfumature intermedie.
Da te ho ereditato diverse cose: gli occhi azzurri (che apprezzo molto), il fisico alto e asciutto, il viso lungo e spigoloso, l'impulsività e il non saper contare fino a dieci prima di dire qualcosa di molto cattivo che può ferire qualcuno (ma anche l'incapacità di portare rancore, per te tutto passa subito, io invece mi porto sulla schiena vagonate di rabbia da molti anni).
Ho preso inoltre da te la passione per i numeri, il gusto di fare calcoli e tabelle, non per niente mi sono laureata in statistica.
Quando le cose non vanno come vuoi tu, basta una scintilla per far scatenare la tua rabbia. Però a differenza di me, non sei un leader, una persona carismatica: non per niente ti sei preso un posto pubblico con un concorso pubblico, diciamolo, un po' falsato, e ti sei garantito lo stipendio il 27 di ogni mese, senza troppe rogne e rotture di scatole. Io invece, nonostante le tue insistenze affinché facessi concorsi pubblici, sono più grintosa e ambiziosa, aspiro a lavori dove il pane quotidiano te lo devi sudare duramente, combattere per far vivere e prosperare un'azienda come se fosse mia. Che poi la fortuna nel trovare un bel lavoro come piace a me mi abbia voltato le spalle, quello è un altro discorso. Che ci vuoi fare, amo le sfide ed ho fatto molte scelte sbagliate. Ma almeno non ho rimpianti.
Ma ora parliamo di te: i ricordi si perdono nella notte dei tempi, quando da piccola mi raccontavi storie inventate da te per farmi addormentare (forse è per questo che adesso vorrei tanto scrivere fiabe per bambini). Quando mi portavi sulla neve con lo slittino. Quando eravamo profughi a Grado dopo il terremoto del 1976, tu venivi a trovarmi il fine settimana e mi ricordo le corse in bicicletta e tu che mi rincorrevi.
Poi la sfortuna, non saprei come chiamarla altrimenti, ha bussato alla porta di casa nostra e tu, quando io ero ancora troppo piccola per capire, hai iniziato ad avere i tuoi pesanti ed infiniti problemi di salute che ti hanno portato più volte con un piede in quella che tu chiami “Valle di Josafat”. Noi siamo di tempra dura e tu sei riuscito a beffare la signora con la falce parecchie volte. Probabilmente hai sette vite come i gatti. Quante te ne sono rimaste? Eri sempre in ospedale: o al lavoro visto che eri impiegato lì, oppure ricoverato. Non c'eri mai, io venivo sballottata da vari parenti, ma nessuno mi diceva nulla. Ma, ricordatelo, i bambini capiscono quando c'è qualcosa che non va. Io sentivo la tensione in maniera fin troppo palpabile e reagivo per sfogare la mia rabbia picchiando i bambini più piccoli di me del mio quartiere, ero maledettamente selvaggia e incazzata. Andavo giù duro...
Anche io, come te ho beffato la morte in un paio di occasioni, come quando abbiamo avuto quel brutto incidente stradale, il lontano 25 aprile 1982, quando tornando a casa da Auronzo, un ubriaco ci ha centrato in pieno, distruggendoci la macchina e procurandoci non poche lesioni. Ricordo che stavamo canticchiando le canzoni dei cori di montagna, quelle che tu mi hai insegnato con passione e che cantavamo sempre, quando, tutto all'improvviso, all'apparire di una macchina nella direzione opposta tutta nel centro della strada a velocità pazzesca, per salvarmi la vita (altrimenti mi sarei sfracellata sul vetro anteriore) hai mollato il volante e ti sei gettato sopra di me per proteggermi, altrimenti ci avrei lasciato le penne. All'epoca purtroppo non esistevano airbag e obbligo di indossare le cinture di sicurezza.
E poi la lunga degenza, in stanza assieme (lavorando in ospedale avevi i tuoi giusti privilegi) e infine la convalescenza tutti e due con le stampelle a camminare per il paese per fare riabilitazione..
Ti ho visto piangere una volta sola e mi ha fatto un'impressione incredibile: pochi giorni dopo l'incidente ti ha colto un momento di disperazione fortissima perché ti sentivi in colpa per avermi fatto del male. Ma io non ti do nessuna colpa, anzi, quell'evento ci ha uniti come non mai. Mi hai salvato la vita.
A scuola apprezzavi prestazioni elevate, che io sono riuscita a garantire solo fino ad un certo punto. Mi ricordo quando erano usciti i risultati degli esami di terza media e io avevo preso ottimo, il mio primo pensiero è stato correre a perdifiato da te (che tanto per cambiare eri ricoverato) per darti la lieta novella. Poi al liceo mi ha colto lo scazzo più totale, studiavo solo le materie che amavo di più, matematica, latino, inglese, il resto non mi interessava. E quando in seconda sono stata rimandata in tre materie, appena arrivata a casa mi sono chiusa a chiave in camera per paura che tu mi picchiassi. Per non parlare dello striminzito 38 alla maturità, me l'hai rinfacciato per una vita. Come pure quando ho deciso di mollare l'università, non ricordo periodi peggiori di tensioni e litigi, urla e insulti. Però quando a 28 anni ho ripreso in mano i libri ed ho portato a termine gli studi interrotti, il giorno della laurea ti sei commosso.
Non serve che tu me lo dica, ma l'ho sempre capito che non apprezzavi le mie scelte lavorative, a tuo avviso troppo di basso livello: ho fatto la commessa, la promoter, ho fatto volantinaggio e telemarketing ed anche le pulizie. Lo so benissimo che tu immaginavi un futuro radioso per me: un bell'impiego, una famiglia, un paio di nipotini con cui giocare.. Ebbene no, le cose sono andate diversamente e prima o poi te ne dovrai fare una ragione. Però pensa che figata: hai una figlia borderline. E chi non la vorrebbe??? Con me non ci si annoia mai....
Tu hai una capacità straordinaria di ferire le persone con le parole, che sono delle pugnalate che vanno dritte al cuore e il bello è che neanche te ne accorgi. E quante pugnalate mi ha dato.
L'ultima una settimana fa, quando sono venuta a salutarti prima del mio ricovero ospedaliero e tu mi hai detto: ”Questa non è la vita che avevo pregustato per me. Belle soddisfazioni ci hai dato..” Beh, grazie di cuore, un'altra pugnalata era giusto quello che mi mancava. Potevi fare a meno di mettermi al mondo, sai quanta fatica ci saremmo risparmiati.. L'ho persino sognato un mese fa circa: io che ti prendevo per il bavero della camicia, ti sbattevo con violenza sul muro e ti urlavo.”Gran bel regalo mi hai fatto: la vita! Grazie tante, potevi proprio farne a meno. Ma perché l'hai fatto?”. Sento ancora vivida dentro di me la rabbia di quel sogno.
Poi, parlando con la mamma, è saltato fuori che tu intendevi rammaricarti per non essere stato un buon padre. Beh, senti, io proprio ho capito tutt'altro. Ma quanti misunderstandigs e incomprensioni reciproche ci sono sempre state fra di noi? Perché è così difficile comunicare con te? Dove sta l'inghippo?
Con me sei stato sempre generoso, devo ammetterlo,quando avevo bisogno di soldi perché ero disoccupata, di un tetto per vivere da sola, mi sei sempre venuto incontro con una generosità infinita e di questo te ne sarò eternamente grata.
Ma sei anche un gran figlio di puttana: quante liti, discussioni, risse. Da piccola non volevo mangiare certi cibi che ora invece assumo senza problemi, si sa che i bambini piccoli spesso fanno i capricci e tu non mi lasciavi uscire dalla cucina fintanto che io non avevo finito. Io, testa dura quanto te, cercavo qualsiasi via di fuga.. Mi ricordo le rincorse attorno al tavolo della sala, poi quando mi prendevi erano botte da orbi. Ma lo sai che conservo ancora sulla sommità del cranio il segno di una, o forse anche più, bastonate tirate col mestolo della polenta? Altro che telefono azzurro..
Anche nel corso degli anni abbiamo avuto sempre molti momenti di tensione: che risse.. Mi ricordo ancora oggi il furore, o forse anche l'odio, che trasparivano dai tuoi occhi mentre mi picchiavi selvaggiamente. Anche io te ne ho date tante in risposta, ma se non fosse intervenuta la mamma non oso pensare all'epilogo.
E anche quest'anno, per il mio compleanno, mi regalerai il solito cinquantone, così ti comprerai il mio affetto. Beh, forse questa era troppo cattiva, ma mi è uscita spontanea, lo sai che sono impulsiva tanto quanto te. Ritiro quello che ho detto, accetterò con piacere il tuo regalo, qualunque esso sia, perché so che lo fai col cuore.
Non mi hai fatto mai mancare niente di materiale quando ho avuto bisogno, ed di questo te ne sono infinitamente riconoscente. Tranne quelle volte in cui me lo rinfacci (gran bastardata da parte tua). Quello che mi è mancato è tutto ciò che è immateriale: parlare, darmi consigli, cercare di capirmi un po' meglio, entrare nel mio mondo. A te bastava sapere se avevo mangiato e dormito bene, poi se dentro di me c'era un buco nero, non te ne sei mai accorto. E forse non avresti neanche capito.
E adesso mi fai una pena incredibile, tutto rinsecchito e tremolante a causa del Parkinson e della demenza senile. Cammini con difficoltà, tutto ricurvo su te stesso, non trovi le parole, non riesci ad abbottonare una camicia. E, da bravo testardo quale sei, non vuoi nessuno ad aiutarti, vuoi far sempre di testa tua, credi sempre di aver ragione. Non faccio fatica a crederci. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Io a volte ti tratto male, ti rispondo sgarbatamente, ma il mio non è odio o rancore, penso piuttosto che sia il dolore nel vedere come pian piano stai scomparendo. Ed è per questo che passo poco a casa a salutarti, preferisco non vedere anche se mi rendo perfettamente conto che sto sbagliando.
Chissà quanto durerai ancora? Un mese, un anno, cinque anni? Io spero solo che il tuo lento decadimento sia indolore, un tranquillo passaggio da questa vita alla tua Valle di Josafat, a ritrovare pace e serenità. Niente più rotture di scatole con i conteggi delle bollette da pagare, la dichiarazione dei redditi e simili amenità.
Non oso immaginare quel giorno. Non so cosa proverò, se rabbia, dolore, indifferenza, senso di sollievo. Ma per ora non ci penso.
Vivo la mia vita giorno per giorno, navigo a vista, cercando di non rimuginare troppo sul passato e sperando il meglio per tutti noi.
Il 24 agosto compirai 77 anni, ammetto che è un vero record considerando tutto quel che hai passato. Te ne auguro ancora tanti tanti ancora, possibilmente in salute.
Ti voglio bene. Vaffanculo.

mercoledì 27 luglio 2011

Grand Hotel Villa Napoleon

Ed ecco che timidamente riemergo dal buco nero e melmoso nel quale ero sprofondata negli ultimi mesi negli ultimi mesi e provo timidamente a guardarmi intorno.
Le alternative erano ben poche: o continuavo il processo di lenta autodistruzione iniziato mesi fa (ho provato anche a distruggermi in maniera definitiva ma si vede che sono troppo imbranata o molto più probabilmente vigliacca), oppure cercare un appiglio, una via di scampo.
Ho optato per questa seconda opzione e finora non me ne sono pentita.
Aveva ragione Freccia nel mitico film Radiofreccia di Ligabue quando diceva che da te stesso non ci scappi neanche se sei più veloce di Eddie Merxx.
Ed eccomi di nuovo in clinica, dove tra non molti giorni trascorrerò il mio compleanno. Beh, di festività passate in qualche struttura, ospedale o clinica che fosse, ne ho fatte tante, per cui non mi pongo più di tanto problemi. Offrirò da bere a tutti un bel caffè decaffeinato dal distributore automatico, visto che di caffè vero non ce n'è l'ombra, non so di cosa abbiano paura nel farci bere un caffè normale...
Questa volta la clinica ha un nome altisonante: “Villa Napoleon”; avrei preferito l'Hotel California cantato dagli Eagles ma non si può avere tutto nella vita. Il nome ricorda qualche grand hotel coi camerieri tutti impettiti nella loro livrea inamidata e i tappeti rossi nei corridoi. E' un posto molto bello, un'antica villa veneta del '700, coi soffitti alti, enormi lampadari dorati, poltrone di pelle e una sala da pranzo sontuosa. Purtroppo il parco non è grandissimo, non riesco a farmi le mie passeggiate chilometriche, però in compenso ci sono il minigolf e la biblioteca.
L'unica cosa strana è che ti devi comprare la carta igienica, qui la vendono alla modica cifra di 2,10 euro. Che strano...
Devo ammettere che questa volta ho avuto una enorme botta di culo: la mia splendida amica Gigia ha fatto una ricerca per me sulle cliniche del Triveneto, ha trovato questa, io ho telefonato e nel giro di una settimana sono arrivata. E' successo tutto così velocemente che stento ancora a rendermene conto.
E la fortuna è stata ancora dalla mia parte visto che mi sono beccata una stanza singola con televisione. Ed è tutto gratis (e qui è in atto una diatriba con la Gigia la quale sostiene che comunque qualcuno paga e siamo noi contribuenti con le tasse. Tutto giusto, ma se la spesa pubblica può può essere impiegata in cose utili come questa ben venga. Sono gli sprechi che vanno aboliti, tipo le troppe auto blu dei parlamentari).
Sui medici ancora non mi esprimo, è troppo presto. Anche se in realtà stamane ho ingaggiato una discussione col primario perché a mio avviso mi sono sentita dare della bugiarda. L'ho affrontato a modo duro, dicendogli che io non sono una contaballe e lui per risposta mi ha detto che io sono una persona malata; malata dall'età di quattro anni quando picchiavo selvaggiamente i bambini più piccoli di me. Sto camminando su una lastra di ghiaccio ed è naturale che io cada in continuazione. Ipse dixit.
Per ora sono bombardata di farmaci, sto facendo la cura del sonno e tutto sommato, giunta a questo punto, mi va anche bene, così posso riprendere le forze che ormai mi hanno abbandonata.
Soprattutto qualsiasi cosa va bene pur di mettere a tacere la feroce belva che mi divora l'anima, mi succhia il sangue e mi massacra la vita). Dovrò portare molta pazienza perché qui i ritmi sono molto lenti e per una persona iperattiva come me è uno sforzo tremendo lasciare che i minuti e le ore passino con tanta calma senza dover correre in giro. Io non sono capace di stare ferma, la mia giornata deve essere pianificata al millesimo di secondo, non devono esserci spazi vuoti, altrimenti mi fermo a pensare e allora sono guai.
I miei compagni di viaggio sono molto eterogenei e peculiari a modo loro, spesso mi fermo ad osservarli, a cercar di capire che cosa li abbia condotti fin qui. Mi hanno avvisata in anticipo che qui c'è una marea di scrocconi: tutti che chiedono in continuazione soldi per il caffè o una sigaretta. Ma io ho imparato a fargli capire che da me non si tira fuori un ragno dal buco. Poche parole, ma ben chiare.
Quindi per ora ci siamo io, il mio blog, tanti libri da leggere, tante sigarette da fumare e la bestia addormentata.
Domenica sera, quando sono andata a salutare i miei genitori prima della partenza, al momento del commiato mio padre mi ha salutato dicendomi: “Questa non è la vita che avevo pregustato per te. Proprio belle soddisfazioni ci hai dato.”
Grazie papà, grazie dal profondo del mio cuore. Le tue coltellate con frasi brevi ma intense nel corso degli anni hanno sempre fatto centro, proprio in mezzo al cuore, facendolo sanguinare copiosamente. E non me ne frega un cazzo se adesso hai il Parkinson e la demenza senile, le parole le riesci pur sempre a trovare. Potevi fare a meno di mettermi al mondo, mi avresti risparmiato tante fatiche.
Giusto un mese fa, ho fatto un sogno strano. Io e mio padre in una stanza, io che lo prendo per il bavero della camicia, lo sbatto violentemente contro il muro e gli urlo: “Grazie papà! Grazie di cuore! Proprio un bel regalo mi hai fatto: la vita. Non potevi farne a meno? Perché cazzo l'hai fatto???”
Non gliela perdono, io non perdono niente a nessuno, ma alla fin fine questi sono discorsi abbastanza sterili ed inutili, i genitori non li puoi scegliere, gli amici sì. Non si potrbbe fare il contrario?
Stando qui dentro in clinica mi sento bene, a mio agio. Mi vesto come voglio, dico quello che voglio, l'ipocrisia della vita reale qui non è presente.
Ecco: noi siamo i “quasi adatti”. Siamo persone che potrebbero tranquillamente vivere nel mondo (in)civile ma in qualche modo siamo dei disadattati. Io stessa continuo a sentirmi come una straniera alla terra. E questo mio modo di essere è il mio marchio di fabbrica, nessuno me lo leverà mai e sotto sotto forse non voglio neanche che lo facciano.
E finisco a ripensare al mio atavico dilemma; “cosa è normale e cosa non lo è?” Non l'ho ancora capito. Ho studiato la distribuzione normale in statistica ma non è la stessa cosa. Ad ogni modo si tratta di una campana rovesciata dove gli elementi cosiddetti normali, i più frequenti, sono posizionati sulla sommità della campana, gli altri sono posizionati nelle code: sono gli outliers cioè quegli elementi che non seguono il comportamento della massa.
Ed io sono una discreta outlier, ma intendo rimanerci nelle code, magari trovando un modo per vivere senza dovermi necessariamente autodistruggermi.
Ce la farò? Who knows?

martedì 21 giugno 2011

Ombre

Caro Gianni,
ormai sei diventato il mio interlocutore preferito per le mie elucubrazioni mentali, rassegnati ad ascoltare le cose bislacche che mi vengono in mente.. e poi abbiamo tante cose da raccontarci, tutto il tempo perso ognuno per la sua strada, a combattere per le proprie battaglie. Ma non preoccuparti, ci sono qua io, con il mio blog, a tormentarti periodicamente, spero ti faccia piacere.
Inutile dire che mi manchi tanto, ma io non mi stancherò mai di ripetertelo.
Come stai lassù ora che ti stai godendo il tuo meritato riposo? Siamo in tanti a pensare a te, hai lasciato un segno indelebile in tutti noi.
Qui la vita continua come al solito, con gioie e dolori, a volte sono più i dolori, ma si tira avanti, la mattina bisogna alzarsi e affrontare la giornata, bella o brutta che sia, e sperare di arrivare a sera senza prendere troppi scossoni.
Certe volte penso che sia così comoda la vita dei miei due gatti: dormono quando vogliono, giocano a rincorrersi e a far la lotta, hanno la pappa pronta quando hanno fame, si fanno coccolare quando sono in vena di tenerezze. Ma non è così che vanno le cose per noi umani..
Ti confesso che è un periodo un pò difficile per me, il mio saliscendi dell'umore come sulle montagne russe talvolta mi lascia spossata, tanto che un pò di volte ho desiderato raggiungerti. Questo te l'ho già detto altre volte, ma ho deciso che preferisco aspettare.
Dopotutto ci sono anche belle notizie. Non so se ti ho mai raccontato che pratico kick boxing: è una vera medicina per scaricare nervoso e tensione ed è davvero divertente. Sabato scorso ce l'ho fatta a superare l'esame di passaggio di cintura. Ora sono cintura gialla e anche se ciò non mi porta nessun vantaggio concreto, la cosa mi riempie di orgoglio, perchè ci ho messo l'anima per prepararmi, l'assenza di un mese e mezzo causata dal ricovero a Teolo mi aveva fatto perdere tanto tempo utile per la preparazione. Avevo anche il maestro che mi  diceva che sarei stata bocciata e io che sono testarda come un mulo mi sono messa sotto con una grinta da leone e ce l'ho fatta, anche grazie all'aiuto della mia bravissima istruttrie Elisa.
Adesso che ci ho preso gusto, voglio imparare a fare combattimento, voglio mettermi ulteriormente alla prova. Sai quanto amo le sfide. E vincerle.
Ti racconto un episodio strano che mi è accaduto la scorsa settimana: mi stavo allenando, stavo facendo combattimento a vuoto, ovvero tiravo calci e pugni contro un avversario immaginario. Ad un certo punto è apparsa davanti ai miei occhi una figura umana tutta nera, senza volto, percepivo che era maschile e molto cattiva. La mia istruttrice mi ha vista tutta all'improvviso assumere uno sguardo vitreo, duro, incazzato, mi sono stretta ancor di più nelle spalle per proteggermi di più e ho iniziato a tirar colpi con una violenza prepotente. Non ti nascondo che questo episodio mi ha un pò turbata. Ne ho parlato con alcune persone: non so se sia stata un'allucinazione o cos'altro, di sicuro ho visto qualcosa. Alcuni mi hanno suggerito che erano le mie angosce e paure che avevano preso forma. Bene, sono pronta, se apparirà di nuovo, come spero, sarò ancora più violenta, te l'assicuro.
Certo che è tutto così strano: non mi manca nulla per essere felice, ma ogni giorno immancabilmente sento quella stretta allo stomaco, una tristezza feroce mi pervade, mi fa soffrire come un cane.
Oggi il medico mi ha detto che nè lui ne io possiamo mandare via questo mio male di vivere ma accettarlo, sopportarlo e, per quanto possibile, addomesticarlo. E va bene, cercherò di superare anche questa prova, ci provo, non voglio lasciare nulla di intentato.
Intanto ho intenzione di rimettermi a scrivere: il mio racconto è fermo da più di un mese e ci tengo a finirlo, poi c'è il lavoro, gli amici, tuttta una vita da vivere, nel bello e nel cattivo tempo.
Tu continua a rimanermi vicino col tuo sorriso e veglia su di me.
Ti abbraccio forte forte
LU

venerdì 3 giugno 2011

Finalmente a casa

Carissimo Gianni,
è un pò che volevo scriverti, ma la santa pigrizia mi ha pigliato di brutto.
Finalmente sono tornata a casa, era il 19 maggio. Ci sono voluti un pò di giorni per riprendere la vita normale ma ancora non mi ci sono abituata. E' difficile.
Ho rimesso la tua foto davanti al computer, il tuo sorriso a volte mi rasserena, a volte mi fa star male, sento la tua mancanza in maniera struggente. Uno di questi giorni voglio venire a trovarti.
Ieri sera ho partecipato a una grigliata con la squadra di Marco, evento per me eccezionale visto che sono un orso, ma mi sono divertita parecchio. E mi sono benzinata di birra come non facevo da anni. Si stava da dio. Poi oggi ho pagato le conseguenze, ho dormito tutto il giorno, non ho più l'età per fare certe cose.
E con grande nostalgia mi sono venuti alla mente i ricordi delle mie vecchie feste di compleanno, tu che andavi via la mattina barcollando tuttto rincoglionito... Che bei tempi.. quanta serenità, pazzia ed incoscienza..
E mi ricordo anche quando ti vedevo sfrecciare in scooter andando al lavoro, con l'acceleratore a manetta tutto piegato in avanti come a fendere il vento..
Sono sincera: ci sono ancora dei momenti in cui vorrei raggiungerti ma non preoccuparti, ho ancora tante cose che voglio fare, non è il mio tempo.
Invece non so cosa darei perchè tu tornassi qua almeno un momento, solo qualche ora, giusto il tempo per andare al Cral (anche se ha cambiato nome per me rimarrà sempre il Cral) a berci uno spritz, fare un giro di briscola e raccontarcel a un pò. Ma so che non è possibile. Vorrei tanto che questo miracolo si avverasse.
Almeno se puoi, ti chiedo un favore: ogni tanto vienimi a trovare nei mei sogni, è l'unico modo che ho per sentirti vicino.
Un bacione
LU

venerdì 29 aprile 2011

Delusa

Mi sento molto delusa e rattristata. Forse dovrei fregarmene, far finta di nulla, ma purtroppo non ci riesco.
Sono rinchiusa in questa maledetta clinica psichiatrica dal 1 aprile e da quel momento molti amici o pseudo tali sono spariti. Volatilizzati. Eppure erano tutti lettori appassionati del mio blog.... Quindi nessuno può dire:" Ma io non sapevo niente..."
Quando facevo il clown, facendo divertire tutti in palestra oppure scrivendo assurdità sul mio blog, ero amata, tanti baci ed abbracci. E poi?
Sono malata, sono in una casa di cura. Faccio paura? Cosa temete? Che vi pianti addosso un coltello nella schiena? Che mi rotoli per terra con la bava alla bocca?
Io sono  fatta così, nel bene e nel male. Sono allegra, divertente, socievole ma anche triste, scoraggiata, soffro di ansia, depressione e disturbi alimentari. In pratica una borderline girl. Chi vuole essermi amico deve accettarmi come sono e non cercarmi solo quando sono simpatica e divertente.
D'altronde Peter Gabriel nella sua bellissima canzone "Don't give up" dice "No one wants you when you lose". Nessuno ti vuole quando perdi. E, cavoli, se ha ragione.
Grazie al cielo ci sono degli amici VERI che mi sono sempre stati vicini, anche solo con una parola, in tutti i miei momenti, quelli belli e quelli brutti, incitandomi a combattere.
E li voglio ringraziare tutti, ad uno ad uno: Maurizio, George, la Gigia, Caterina, Nicoletta, Yuri, Antonia ed Anna, Angela, mia cugina Claudia, Fabar, Francesca D.L., il Grat, Stefano.
Per fortuna la canzone di Peter Gabriel ha anche parole di speranza, alle quali mi appiglio saldamente:

" don't give up
'cos you have friends
don't give up
you're not beaten yet
don't give up
I know you can make it good"

Traduzione:
"Non mollare, perchè gli amici ce li hai, non mollare perchè non sei ancora sconfitto, non mollare, lo so che ce la puoi fare".

E ancora:
" rest your head
you worry too much
it's going to be alright
when times get rough
you can fall back on us
don't give up
please don't give up"

Traduzione:
"Riposa la tua mente, ti preoccupi troppo, andrà tutto bene, quando i tempi si fanno duri, puoi appoggiarti a noi, non mollare, ti prego, non mollare".

Ed infine:
" don't give up
'cause you have friends
don't give up
you're not the only one
don't give up
no reason to be ashamed
don't give up
you still have us
don't give up now
we're proud of who you are
don't give up
you know it's never been easy
don't give up
'cause I believe there's the a place
there's a place where we belong."

Traduzione:
"non mollare, perchè gli amici ce li hai, non mollare, non sei il solo, non mollare perchè non c'è nessuna ragione per vergognarsi, non mollare, noi ci siamo ancora, non mollare perchè noi siamo orgogliosi di ciò che sei, non mollare perchè lo sai che non è mai stato facile, non mollare perchè c'è un posto a cui appartieni".

Grazie dal profondo del mio cuore a tutti i miei fidati amici, vi voglio bene. E ai conoscenti, un cordiale saluto.

E ricordatevi: i veri matti non siamo noi!!!
E io barcollo ma non mollo!!!!!

venerdì 22 aprile 2011

Non si finisce mai di imparare

Oggi, 22 aprile 2011 ho imparato che:

-io (e come me tante altre persone) siamo ipersensibili perché è come se fossimo senza pelle. Le emozioni belle ma soprattutto le cose brutte, gli eventi dolorosi, la tristezza altrui ci penetrano dentro con una facilità in credibile e ci ricoprono l'anima di un velo nero come il catrame;

- che devo imparare a farmi crescere la pelle per proteggermi dal mondo e curarla con amore e pazienza;

- che devo iniziare a prendere le distanze: non posso farmi carico del dolore altrui, non ho la forza per farlo e non sarebbe neanche giusto;

- aiutare, comprendere, essere vicina, con la giusta amorevolezza ma con saggia obiettività;

- le ferite col tempo si rimarginano, bisogna avere pazienza e soprattutto non crogiolarsi nel dolore, piangendosi addosso;

- non sentirmi in colpa per ciò che potevo fare e non ho fatto oppure se ho fatto del male a qualcuno. L'importante è imparare a perdonare me stessa soprattutto per tutto il male che mi sono fatta consciamente ed inconsciamente;

- sfruttare le mie potenzialità e (modestamente) non sono poche;

- non posso portare il mondo sulle mie spalle, è troppo pesante;

- vivere con leggerezza d'animo ma non con superficialità;

- rispettare tutti, anche se a volte incontriamo persone che non ci piacciono.

Penso che per oggi possa bastare. L'importante ora é agire.

“Hey Jude, don't make it bad,
take a sad song and make it better
remember to let her into your skin
then you'll begin to make it better....”




giovedì 21 aprile 2011

Voglia di casa

Caro Gianni,
scrivo a te perché in questo periodo sei il mio interlocutore preferito.
E' un periodo strano. Mi trovo ricoverata ormai da 21 giorni e adesso proprio non ce la faccio più. Mi sento in gabbia. E soprattutto sento che questo non è il posto dove devo stare adesso.
Ho raggiunto dei traguardi ragguardevoli: non ho più quella rabbia e aggressività che mi caratterizzavano i mesi scorsi, non sento più la necessità di scagliare piatti contro il muro oppure tirare calci alle pareti.
E soprattutto sono più serena nei tuoi confronti. I medici direbbero che “ho elaborato il lutto”, io semplicemente dico che ho finito di sentirmi in colpa per non averti salutato prima della tua partenza. Quel grosso masso che mi appesantiva l'anima è scomparso. Si è dissolto. Ho capito che le cose sono andate come dovevano andare, io non ho colpe e so che dall'alto tu continui a proteggermi e vegli su di me.
Non ho più il forte desiderio di raggiungerti, penso che ci siano ancora molte cose che posso e voglio fare in questa vita, per cui il nostro incontro è solo rimandato.
Di te mi rimane lo splendido ricordo di una persona forte, allegra, fuori di testa, pieno di sensibilità e quel tuo sorriso ce l'ho sempre stampato nella mente.
Voglio pensare che sia stato tu ad aiutarmi a far sparire quel velo nero che avvolgeva la mia anima e questa è una prova tangibile che mi stai proteggendo.
Ora è il momento di dare una svolta. In questo luogo di sofferenza e di dolore, sto assorbendo tutta la negatività che c'è dentro come una spugna. Sono sempre stata troppo sensibile e questo non va bene. Mi si ritorce contro.
Voglio essere circondata da persone positive e vivere in un ambiente sereno. Che non è questo.
Ciò non toglie che io qui abbia conosciuto delle persone straordinarie a cui voglio un bene dell'anima, ma adesso è ora di tornare a casa.
Ci sono troppe cose che mi aspettano: il mio uomo che dorme da solo e un letto vuoto a metà mette tristezza, ho un lavoro, due gatti (soprattutto Leo sente la mia mancanza in maniera molto forte), una casa a cui badare, il mio corso di contabilità, la palestra e tutte quelle piccole cose che messe assieme ti fanno arrivare a fine giornata con un sorriso sulle labbra e non con la carogna sulle spalle.
Per cui spero e voglio che la prossima lettera che ti scriverò sarà dal computer di casa e non da questa clinica che mi sta opprimendo.
Rivoglio la mia vita. Con rinnovato entusiasmo e serenità.
Grazie per tutto quello che hai fatto e che farai per me. Ti voglio bene.
Lu

venerdì 8 aprile 2011

Niente paura

C'è una poesia che, quasi magicamente, mi salta fuori periodicamente da vecchi quaderni dimenticati, e sembra quasi che lo faccia apposta, proprio per venirmi in aiuto quando sono in difficoltà; soprattutto in questi ultimi due giorni in cui ho avuto e sto tuttora avendo dei problemi fisici che mi spaventano molto. Leggerla mi da tanto coraggio.

INVICTUS

Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro nè ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto stretta sia la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

Adesso ho tanta paura... spero che questa poesia mi accompagni in un lungo sonno ristoratore e mi culli con le sue dolci parole.
Good night everybody..



Greatest love of all

Greatest love of all è una splendida canzone di Whitney Houston che ascoltavo quando avevo 14 anni e puntualmente ogni volta mi faceva venire i brividi lungo la schiena e i peli dritti.
Mi è capitato di riascoltarla, quasi per caso, in questi giorni e, come ai vecchi tempi, mi ha emozionato fin nel profondo, anche perché ha un testo favoloso.

Eccolo:

I believe the children are our are future
Teach them well and let them lead the way
Show them all the beauty they possess inside
Give them a sense of pride to make it easier
Let the children's laughter remind us how we used to be
Everybody is searching for a hero
People need someone to look up to
I never found anyone to fulfill my needs
A lonely place to be
So I learned to depend on me


I decided long ago, never to walk in anyone's shadows
If I fail, if I succeed
At least I live as I believe
No matter what they take from me
They can't take away my dignity
Because the greatest love of all
Is happening to me
I found the greatest love of all
Inside of me
The greatest love of all
Is easy to achieve
Learning to love yourself
It is the greatest love of all


I believe the children are our future
Teach them well and let them lead the way
Show them all the beauty they possess inside
Give them a sense of pride to make it easier
Let the children's laughter remind us how we used to be


And if by chance, that special place
That you've been dreaming of
Leads you to a lonely place
Find your strength in love.

E questa è la traduzione per chi non è molto pratico di inglese:


Io credo che i bambini siano il nostro futuro,
insegnate loro tutto il possibile e poi lasciate che prendano la loro strada
mostrate loro tutta la bellezza che hanno dentro
dategli motivo di essere orgogliosi per rendere tutto più facile.
Lasciate che i bambini ridano, ci fa ricordare come eravamo.


Tutti quanti sono in cerca di un eroe
le persone hanno bisogno di qualcuno che sia il loro punto di riferimento.
Io non ho mai trovato nessuno che realizzasse i miei desideri,
oppure un piccolo posto dove starmene per conto mio
e così ho imparato a dipendere solo da me stessa.

Molto tempo fa ho deciso di non camminare nell'ombra di nessuno,
se fallisco, se ce la faccio
almeno vivo come pare a me.
Non importa ciò che mi portano via,
ma nessuno può rubare la mia dignità.

E' perché l'amore più grande di ogni cosa
sta vivendo dentro di me,
ho trovato l'amore più grande
proprio dentro di me.
L'amore più grande
è facile da ottenere.
Imparare ad amare se stessi
è il più grande amore che esista.

Io credo che i bambini siano il nostro futuro,
insegnate loro tutto il possibile e poi lasciate che prendano la loro strada
mostrate loro tutta la bellezza che hanno dentro
dategli motivo di essere orgogliosi per rendere tutto più facile.
Lasciate che i bambini ridano, ci fa ricordare come eravamo.


E se per caso quel posto speciale
che stai sognando per te
ti porta in un luogo solitario,
trova la tua forza nell'amore.

La traduzione non è perfetta ma spero che renda bene ciò che voglio esprimere.
Io lo sogno, lo bramo questo grande amore per me stessa. Solo così potrò ricominciare ad amare la vita e il mondo.

Ma so che ce la farò.

giovedì 7 aprile 2011

Ragazze interrotte

Ormai sono sei giorni che mi trovo a Teolo, splendido paese immerso nei Colli Euganei, nel quale c'è una clinica psichiatrica, un enorme palazzo grigio che si erge sulla cima di una collina e domina il panorama.
C'è gente di tutti i tipi: tossici, alcolisti, depressi, maniaci, nevrotici, psicopatici, anoressiche, bulimiche, obese e chi più ne ha più ne metta. E' incredibile pensare a quante persone ci siano qui dentro.
Ci sono già stata due volte negli ultimi due anni, diciamo che, non avendo i soldi per andare in ferie, mi passo uno o due mesi in clinica senza spendere un centesimo, tanto tutto è gratis, dal vitto all'alloggio, alle medicine.
Gli altri anni mi sentivo al sicuro qui dentro, protetta dalla malvagità del mondo esterno, con tante persone che mi facevano dimenticare la solitudine che provavo a casa.
Adesso è diverso. La rabbia e l'aggressività che provo verso il mondo mi fanno sentire in gabbia, prigioniera di queste asettiche inferriate che sono ovunque. Forse per evitare che qualcuno si butti giù.
Vorrei prendere a calci tutto e tutti.
Il mio umore è altalenante come un avventuroso viaggio sulle montagne russe. A volte sono mostruosamente agitata, altre volte invece sento che i raggi di questo bel sole entrano nel mio cuore e lo riscaldano, facendomi fare pace con la vita.
Io sono ricoverata al quarto piano, composto esclusivamente da un'utenza femminile, giovani, anziane, anoressiche, bulimiche, psicopatiche....
Siamo delle ragazze interrotte.
Non so se qualcuno di voi abbia letto il libro o visto il film omonimo, ma se decidete di farlo, capirete come siamo fatte e com'è che funziona qui dentro.
Qui c'è una terrazza con le inferriate stile prigione, con delle panchine per sedersi, godere il panorama e fumare una sigaretta in santa pace.
A dir la verità, da quest'anno è proibito l'accesso alla terrazza perchè ci sono lavori in corso, ma io ci vado lo stesso... e scambio due parole con gli operai.
Tra le novità, hanno ricavato un angolo fumatori in un'ala esterna al piano, ma è così asettica con tutte quelle inferriate fitte fitte e le scale di metallo, e tutto questo mi fa sentire in gabbia.
E mentre fumo, cammino avanti e indietro contando le piastrelle. A volte tiro qualche calcio per non dimenticare tutto quello che ho imparato a kick boxing.
Nella clinica c'è anche un grande parco immerso nel verde, pieno di sentierini che formano un intricato labirinto dove mi perderei sicuramente se fossi da sola, ma per fortuna c'è l'insegnante di ginnastica che ci fa da sapiente guida.
Ci sono persone veramente belle qui dentro, anime tormentate, ma sono convinta che scavando in profondità, con l'aiuto dei terapeuti, riusciranno (compresa me) a buttare nel cesso questo enorme male di vivere.
Adesso ho iniziato anche io a scavare ed ho scoperto delle cose che mai e poi mai avrei immaginato. Chissà quali altre sorprese riserverà il mio inconscio? Sono proprio curiosa.
Nonostante i primi giorni io abbia preferito isolarmi dal mondo, dormire tutto il giorno e tirare calci contro i muri, adesso, molto lentamente, sto intravedendo qualche timido raggio di sole.
Mi sta tornando voglia di fare tutte quelle cose per le quali avevo perso tutto l'interesse, scrivere, leggere, studiare, fare attività fisica.. Il sesso non ancora, ma diamo tempo al tempo!!!
Spero con tutto il cuore che continui così. Anche perchè essere borderline a volte è davvero faticoso.
Qui ho conosciuto delle belle persone: in primis Veronica, la mia compagna di stanza e di confidenze, che ha un viso davvero stupendo, di una dolcezza disarmante e un'anima sensibilissima.
Poi ci sono Bruna, conosciuta durante lo scorso ricovero, le altre due compagne di stanza Natalia e Dana, poi Sheila, Doriana, Barbara, Samanta ed altre di cui ora non ricordo il nome.
Ma quella che mi ha colpito più di tutte è Silvia, dolce e tenera creatura con un bel cesto di capelli ricci, lo sguardo perso nel vuoto, totalmente incapace di esprimere quello che prova.
Cammina avanti e indietro su e giù per il corridoio, senza rivolgere la parola a nessuno.
Spesso piange disperata, allora io la abbraccio, le chiedo cosa c'è che non va e lei riesce solo a dire: "Non ce la faccio più".
Allora ho preso l'abitudine di prenderla per mano e camminare con lei lungo il corridoio. Ogni tanto ci fermiamo alla finestra e le faccio guardare lo splendido panorama, sperando che lo rassereni almeno un pò.
Poi la porto in camera, la metto a letto a fianco della sua bambola di pezza e lascio che riposi tranquilla e si culli in dolci sogni.
Ecco, queste siamo noi, tutte svalvolate, ma non abbiate timore, pregiudizi o diffidenza. La cattiveria non è qui dentro, ma fuori, nelle persone più insospettabili.
Lasciate da parte i pregiudizi e avvicinatevi a noi.
Non ve ne pentirete...