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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

giovedì 25 agosto 2011

Biglietto di sola andata

Non lo sai finché, non ci arrivi, anzi, sbatti violentemente la testa contro quel muro che rappresenta l'ineluttabile realtà.
All'inizio erano i nostri genitori che si occupavano di noi: lavare i vestiti sporchi, stare svegli fino a tarda notte finché si rientrava quasi all'alba ubriachi marci, aiutarci a trovare un lavoro, pagare le rate del mutuo e così via...
Poi tutto cambia. Sono loro ad aver bisogno di te. A volte è una regressione lenta, mentre altre è una discesa improvvisa, rapida ed inaspettata. Una di quelle cose che ti tagliano le gambe.
Capisci che non sei più un bambino, devi crescere, a volte anche in fretta ed imparare a prenderti le tue responsabilità.
Non voglio scendere nel personale, forse anche perchè non interessa a nessuno.
Però, da ieri, ho scoperto che la vita è un viaggio e, corta o lunga che sia, il biglietto è di sola andata. C'è chi può permettersi la prima classe, altri viaggiano stipati in seconda, dipende da quanti soldi hai.
Nessun ritorno, dunque, forse solo nei sogni.
Oggi mi sono scoperta grande. Adulta e vaccinata.. Vabbè, di vaccinazioni ne ho fatte fin troppe, ad ogni modo devo prendermi le mie responsabilità nei confronti di chi mi ha dato la vita e ora sta sta vacillando con la sua.
Alla soglia dei quarant'anni mi riscopro adulta e so che ce la posso fare, ma non voglio per nessun motivo perdere la mia vena di sana e bizzarra follia che mi ha sempre accompagnata, anche quando stavo davvero male.
E inizio a vedere la realtà da un nuovo punto di vista. Sono cresciuta (era ora!). Sono una donna con le palle, sono una persona che si sta creando una famiglia (precisando che i gatti li considero alla stregua di due figli).
Sono e sarò forte per la mia famiglia. Ho smesso, o perlomeno sto cercando di smettere i panni della creatura debole.
La ruota sta girando.

mercoledì 10 agosto 2011

In memoria

Caro Gianni,
oggi è un anno esatto che te ne sei andato. Non voglio incorrere il rischio di incappare nelle solite frasi banali e scontate, ma te lo devo proprio dire che hai lasciato un immenso vuoto in tutte le persone che come me hanno avuto la fortuna di conoscerti e scoprire che persona speciale tu fossi.
Io ancora non ho smesso di rimproverarmi per non averti salutato prima della tua partenza.
Sono certa che adesso stai bene, hai smesso di soffrire e vegli su tutti noi.
Hai lottato come una tigre contro un male devastante e nonostante tutto io ti ho sempre visto col sorriso sulle labbra.
Sai cosa desidero ardentemente? Un tuo abbraccio, forte forte come quella volta che ci siamo incontrati alla messa di Natale e ci simo ripromessi di combattere e vincere le nostre battaglie. Tu hai combattuto con la grinta di un leone, io invece ho messo la testa sotto la sabbia come gli struzzi.. E' stato un anno molto altalenante e difficile per me, mi sono trovata innanzi alla scelta più importante della mia vita: vivere o mollare. All'inizio avevo deciso di mollare, adesso invece ho preso una decisione dalla quale non voglio tornare indietro: voglio vivere.
E siccome l'erba cattiva non muore mai, caro Gianni, adesso sono in stand by a ricaricarmi le pile in clinica, ma appena torno a casa ho una miriade di idee e progetti che voglio realizzare.
Perché, nonostante tutto, qualcosa di buono l'ho combinato anche io. Ad esempio ho iniziato a fare kick boxing, è uno sport magnifico, soprattutto se hai una marea di tensione da sfogare e hai finito tutti i piatti da lanciare contro il muro; sono riuscita a diventare cintura gialla e non ti dico che soddisfazione. E ora sto già progettando di prepararmi per quella arancione.
Ho continuato a scrivere sul mio blog che, nato quasi per caso, è cresciuto tanto da avere un discreto numero di lettori ed ho ricevuto diversi complimenti per come scrivo. C'è anche un racconto che sto componendo ma negli ultimi tempi l'ho trascurato e ora sento che mi sta chiamando perché vuole venire alla luce.
Ma la cosa più bella è che mi sono costruita una mia piccola famigliola: c'è Marco, un uomo col patentino di santo che mi porterebbe anche la luna se io lo volessi, ma soprattutto da buon ex giocatore ed ora allenatore di football americano, ha le spalle sufficientemente larghe per affrontare i miei momenti di matto e non mi hai mai giudicato, standomi vicino con discrezione, pronto a raccogliermi ogni volta che cadevo. Sa quando è il momento in cui voglio stare per i fatti miei e si tira silenziosamente in parte, ma c'è sempre, a qualunque ora del giorno e della notte, anche solo per farmi un massaggio a una schiena che mi sta dando non poche noie.
E poi ci sono due gatti, uno più matto dell'altro: Leo e Bastet. E' uno spettacolo vedere che si rincorrono e fanno rissa oppure si accucciano uno vicino all'altro e si leccano reciprocamente.
A fine mese arriverà anche Slash, gattino senza tetto, preso in cura da una associazione che protegge gli animali abbandonati e cerca di dar loro una sistemazione. E' così che ho avuto Bastet. Quindi la famiglia si allargherà e di certo non ci annoieremo.
Prima di Marco c'è stato Yuri, una persona davvero eccezionale, che, dopo l'ennesimo ricovero, mi ha preso per mano guidandomi e facendomi vedere quanto bella è la vita. Di questo gliene sarò grata per sempre. Poi quando mi sono resa conto che stavo ricadendo nel baratro dei miei incubi, ho preferito lasciarlo andare, è una persona che merita solo tanta felicità e tenerezza. E' anche un ottimo cantante rock: sarebbe una figata se potessimo assistere ad un suo concerto e ballare fino allo sfinimento...
Col lavoro la situazione è ancora nebulosa ma prevedo buoni sviluppi (voglio essere ottimista) aiutando Marco nel suo lavoro, visto che è pieno come un uovo e non riesce a seguire tutto.
In questo ultimo anno ho affrontato vari ricoveri, ma alla fine sono esperienze che arricchiscono soprattutto perché ti danno la possibilità di conoscere nuove persone che si portano addosso il loro pesante fardello e tutti insieme sentiamo di meno la fatica.
La mia atavica guerra con i miei fantasmi nell'armadio è ben lungi dall'essere vinta, però, seguendo il tuo esempio, mi sono messa a combattere. So di avere un animo guerriero, ma troppo spesso me lo dimentico. E qualche battaglia sto iniziando a vincerla pure io.
Oggi vorrei che mi aprissero la cappella che si trova al piano terra della clinica, ci terrei tanto a dire una preghiera per te, nonostante io sia una gran peccatrice e ultimamente anche una discreta bestemmiatrice.. Vorrei venire a salutarti nel luogo ove riposi, ma purtroppo sono troppo lontana e, anche volendolo, non avrei neanche il permesso di uscita. Ma ti assicuro che appena esco di qua, la prima cosa che faccio è andare alla Pieve di San Martino a dire una preghiera guardando la tua foto col viso così bello e sorridente. Per ora ho incaricato mia mamma i portarti un vaso di fiori, un piccolo regalo per ricordare che ci sei ancora, dentro le nostre menti e dentro i nostri cuori.
Nel frattempo, piano piano, continuerò a combattere e fare tanti piccoli passi in avanti per superare le mie difficoltà. Sarà dura, sicuramente cadrò ancora, ma ho imparato che alla fine riesco a rialzarmi, magari un po' acciaccata, ma ci sono ancora. E questo è l'importante.
Pertanto il nostro incontro è rimandato, spero per molti lunghi anni. Io continuerò a pensarti e a ricordare quel tuo dolce sorriso.
Te ne sei andato troppo presto, ma che ci vuoi fare, il senso della vita non l'ho proprio ancora capito.
Oggi mi sento triste, ma mi riprometto di ritrovare al più presto il mio sorriso perché so che anche tu vorresti che io sia felice. Ti prego solo, da qualunque posto tu sia ora, di vegliare su di noi, tua mamma, tua figlia, e tutte quelle persone che ti volevano e ti vogliono ancora bene.
Mi manchi. Destino bastardo e crudele.

domenica 7 agosto 2011

Divagazioni varie ed eventuali

Ricordo che sin da piccola avevo la passione per la lettura, che ho coltivato poi negli anni, adesso forse un po' meno, preferisco scrivere.
C'era un'amica di mia nonna che mi aveva preso in simpatia e mi regalava libri in continuazione, tre o quattro alla volta. Credo di aver letto “Le avventure di Huckelberry Finn” di Mark Twain in versione integrale di quasi mille pagine almeno dieci volte e da allora mi sono affezionata alla letteratura anglo-sassone.
E anche quando questa gentile signora si è trasferita in un'altra città ha continuato costantemente a spedirmi libri, sempre tre o quattro alla volta, fino alla sua morte. Provo un enorme senso di gratitudine nei suoi confronti.
Ci sono libri che ho letto e riletto fino a consumarli, altri (raramente) li lasciavo perdere dopo poche pagine. Si capisce al volo se c'è feeling con un libro, se non scatta la scintilla è meglio lasciar perdere. Sul mio comodino c'era sempre qualcosa, anche tre o quattro libri contemporaneamente perché leggere è come immergersi in un universo parallelo, partire per un lungo viaggio dove sei tu il protagonista.
A scuola andavo bene in italiano, ero una scheggia in grammatica alle medie, poi lo scazzo totale ha preso il sopravvento e l'ho sempre trascurato fino ad arrivare alla vigilia dell'esame di maturità senza aver aperto un libro. E per tre anni sono riuscita a schivare le interrogazioni sulla Divina Commedia, per cui io di Dante non ne so assolutamente nulla. Però uso l'olio Dante. E' molto buono...
Di chi sarà mai la colpa? Facile scaricare tutto sui professori, nel mio caso farei metà e metà: una professoressa troppo poco coinvolgente e il mio scazzo totale dopo aver preso 4 in un tema in cui avevo copiato pari pari i commenti di un illustre critico letterario (da lì il soprannome “the fox”). Ricordo che alla cena di classe prima delle vacanze natalizie mi sono ubriacata putrefatta, diciamola tutta, coma etilico, e mi ricordo vagamente di aver insultato la professoressa in una maniera devastante. Questo non mi ha certo aiutato nel proseguo dell'anno scolastico.... (anche io ho fatto le mie belle cazzate da fanciulla, questa era la prima e quindi la più disastrosa che potessi combinare).
Ricordo che anche i temi erano bruttissimi, i titoli riguardavano sempre argomenti di letteratura oppure storia e filosofia, praticamente erano delle interrogazioni scritte. Non ricordo una sola volta in cui io abbia potuto esprimere la mia creatività.. che poi con gli anni è scomparsa per riapparire solamente negli ultimi due anni.
Avrei tanto voluta avere come insegnante italiano il mitico professor Keating, magistralmente interpretato da Robin Williams nel film capolavoro “L'attimo fuggente”.... Dio, quante lacrime ho versato per quel film. Era ambientato in un rigorosissimo college inglese e il prof. Keating insegnava letteratura inglese in maniera del tutto anticonvenzionale, tipo tenendo le lezioni passeggiando in giardino o stimolando la creatività dei suoi allievi facendogli comporre poesie..
E grazie a quel film ho conosciuto il poeta americano Walt Whitman; ho letto poche sue poesie ma sono di un coinvolgente unico. Mi sarebbe piaciuto che al mio compleanno qualcuno mi avesse regalato un libro di sue poesie (con rigorosa traduzione in italiano a fianco), ma non avendo espresso questo desiderio a nessuno, ciò non è avvenuto. Vedremo di rimediare in qualche modo...
Navigando su internet ho trovato delle citazioni del film che mi si sono impresse nella mente come un marchio, le ho fatte mie. Eccone un paio:
“Ho un segreto da confessarvi, avvicinatevi. Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana e la razza umana è piena di passione. La poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita. Citando Walt Whitman: "O me, o vita domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli, città gremite di stolti, che v'è di nuovo in tutto questo, o me, o vita? Risposta: che tu sei qui, che la vita esiste, e l'identità. Che il potente spettacolo continua e tu puoi contribuire con un verso." .. e quale sarà il tuo verso?”
Il mio umile verso è questo blog ove riverso tutti i miei pensieri, a volte seri, a volte completamente svalvolati, più un racconto che vorrei terminare prima o poi. Sento che mi sta chiamando perché vuole essere completato e io, da aspirante scrittrice, lo riprenderò in mano e cercherò di renderlo il mio piccolo capolavoro.. Sono cose che danno una soddisfazione immensa, soprattutto che adesso sento come non mai l'urgenza di scrivere...
Ecco un'altra bella citazione del film: “Mostratemi un cuore non contaminato da folli sogni e io vi mostrerò un uomo felice - Ma solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi. E' da sempre così e così sarà per sempre.”
Ma la frase più bella e commuovente è un passo di una poesia di Walt Whitman, che vorrei fosse inciso sulla mia tomba il giorno (spero il più lontano possibile) della mia dipartita:
“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita e sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto.”
Di questa frase ne farò tesoro, me la scriverò su un foglietto e la terrò sempre in tasca con me. Diventerà il mio proposito per il mio trentanovesimo anno appena iniziato. E voglio che sia un anno felice, per me e per tutti quelli a cui voglio bene, senza bollettini di guerra..
Tra l'altro, avendo io ripreso a 28 anni gli studi interrotti a 22 anni, ho riscoperto quanto bello è studiare ed imparare cose nuove. E così ho preso due lauree. Sono bramosa di conoscenza e non certo per avere un titolo in più da mettere nel curriculum, bensì per arricchire il mio spirito.
Ed ora, nonostante avessi giurato che mai e poi mai avrei ripreso un libro in mano, mi ritrovo sempre più spesso a navigare sul sito dell'università di Udine.. Questo è il chiaro segnale che il mio inconscio vuole mandarmi: “Iscriviti, frequenta, studia, impara cose nuove”.
C'è da aggiungere che adoro le sfide, mi preparo certosinamente per qualsiasi esame, anche il più semplice. Adoro far vedere al docente che mi interroga quanto sono preparata e godo come una capra quando prendo un bel voto. Non sono matta (almeno credo), un trenta è una soddisfazione effimera, per poter studiare bisogna prima lavorare e avere una discreta tranquillità economica. Ho un paio di amici che hanno iniziato l'università dopo aver passato la trentina e quando lo fai in età più matura, studi e ti impegni con maggiore consapevolezza, facendo tanti sacrifici.
Qui, se continua così la storia, mi sa tanto che a settembre mi reiscriverò. La facoltà? Sorpresa........

giovedì 4 agosto 2011

Happy birthday to me

Trascorrere il proprio compleanno in una clinica psichiatrica può fare storcere il naso a più di qualcuno.
E invece no, è un'esperienza stupenda, ho trascorso una giornata fantastica circondata da tanti amici e tanto affetto. Ora mi sento così felice che mi sembra di volare..
Tutti pensano che siamo matti ma invece abbiamo una sensibilità molto marcata, fuori dal comune, che a volte ci è di ostacolo perchè rimaniamo feriti dai problemi della vita più facilmente delle altre persone, ma contemporanemente siamo pieni di amore e di sentimenti forti da regalare a chi ci vuole bene. Sono contenta di essere così, devo solo imparare a proteggermi di più dai colpi bassi ma per il resto non cambierei una virgola di me stessa.
Oggi in sala da pranzo sono stata circondata a tradimento da un gruppo di bei ragazzuoli che mi hanno intonato la canzoncina degli auguri. Stupendo.
E mi hanno regalato un piccolo mazzo di fiori raccolti in giardino. Li ho messi qui, sulla mia scrivania, dentro un bicchiere di acqua, sperando che durino il più possibile.
A me non interessano regali sfarzosi, sono felice anche solo con un bacio, un abbraccio, un pugno di piccoli fiori colorati.
Queste sono le gioie della vita. Anche in una clinica...

martedì 2 agosto 2011

Caro papà

Caro papà,
sono diversi giorni che penso a te, sei costantemente nella mia mente, ma i pensieri sono molto contrastanti. Come da sempre è stato contrastante il nostro rapporto. Affettuosissimo oppure aggressivo. Sempre agli estremi, proprio come sono io, o bianco o nero, zero sfumature intermedie.
Da te ho ereditato diverse cose: gli occhi azzurri (che apprezzo molto), il fisico alto e asciutto, il viso lungo e spigoloso, l'impulsività e il non saper contare fino a dieci prima di dire qualcosa di molto cattivo che può ferire qualcuno (ma anche l'incapacità di portare rancore, per te tutto passa subito, io invece mi porto sulla schiena vagonate di rabbia da molti anni).
Ho preso inoltre da te la passione per i numeri, il gusto di fare calcoli e tabelle, non per niente mi sono laureata in statistica.
Quando le cose non vanno come vuoi tu, basta una scintilla per far scatenare la tua rabbia. Però a differenza di me, non sei un leader, una persona carismatica: non per niente ti sei preso un posto pubblico con un concorso pubblico, diciamolo, un po' falsato, e ti sei garantito lo stipendio il 27 di ogni mese, senza troppe rogne e rotture di scatole. Io invece, nonostante le tue insistenze affinché facessi concorsi pubblici, sono più grintosa e ambiziosa, aspiro a lavori dove il pane quotidiano te lo devi sudare duramente, combattere per far vivere e prosperare un'azienda come se fosse mia. Che poi la fortuna nel trovare un bel lavoro come piace a me mi abbia voltato le spalle, quello è un altro discorso. Che ci vuoi fare, amo le sfide ed ho fatto molte scelte sbagliate. Ma almeno non ho rimpianti.
Ma ora parliamo di te: i ricordi si perdono nella notte dei tempi, quando da piccola mi raccontavi storie inventate da te per farmi addormentare (forse è per questo che adesso vorrei tanto scrivere fiabe per bambini). Quando mi portavi sulla neve con lo slittino. Quando eravamo profughi a Grado dopo il terremoto del 1976, tu venivi a trovarmi il fine settimana e mi ricordo le corse in bicicletta e tu che mi rincorrevi.
Poi la sfortuna, non saprei come chiamarla altrimenti, ha bussato alla porta di casa nostra e tu, quando io ero ancora troppo piccola per capire, hai iniziato ad avere i tuoi pesanti ed infiniti problemi di salute che ti hanno portato più volte con un piede in quella che tu chiami “Valle di Josafat”. Noi siamo di tempra dura e tu sei riuscito a beffare la signora con la falce parecchie volte. Probabilmente hai sette vite come i gatti. Quante te ne sono rimaste? Eri sempre in ospedale: o al lavoro visto che eri impiegato lì, oppure ricoverato. Non c'eri mai, io venivo sballottata da vari parenti, ma nessuno mi diceva nulla. Ma, ricordatelo, i bambini capiscono quando c'è qualcosa che non va. Io sentivo la tensione in maniera fin troppo palpabile e reagivo per sfogare la mia rabbia picchiando i bambini più piccoli di me del mio quartiere, ero maledettamente selvaggia e incazzata. Andavo giù duro...
Anche io, come te ho beffato la morte in un paio di occasioni, come quando abbiamo avuto quel brutto incidente stradale, il lontano 25 aprile 1982, quando tornando a casa da Auronzo, un ubriaco ci ha centrato in pieno, distruggendoci la macchina e procurandoci non poche lesioni. Ricordo che stavamo canticchiando le canzoni dei cori di montagna, quelle che tu mi hai insegnato con passione e che cantavamo sempre, quando, tutto all'improvviso, all'apparire di una macchina nella direzione opposta tutta nel centro della strada a velocità pazzesca, per salvarmi la vita (altrimenti mi sarei sfracellata sul vetro anteriore) hai mollato il volante e ti sei gettato sopra di me per proteggermi, altrimenti ci avrei lasciato le penne. All'epoca purtroppo non esistevano airbag e obbligo di indossare le cinture di sicurezza.
E poi la lunga degenza, in stanza assieme (lavorando in ospedale avevi i tuoi giusti privilegi) e infine la convalescenza tutti e due con le stampelle a camminare per il paese per fare riabilitazione..
Ti ho visto piangere una volta sola e mi ha fatto un'impressione incredibile: pochi giorni dopo l'incidente ti ha colto un momento di disperazione fortissima perché ti sentivi in colpa per avermi fatto del male. Ma io non ti do nessuna colpa, anzi, quell'evento ci ha uniti come non mai. Mi hai salvato la vita.
A scuola apprezzavi prestazioni elevate, che io sono riuscita a garantire solo fino ad un certo punto. Mi ricordo quando erano usciti i risultati degli esami di terza media e io avevo preso ottimo, il mio primo pensiero è stato correre a perdifiato da te (che tanto per cambiare eri ricoverato) per darti la lieta novella. Poi al liceo mi ha colto lo scazzo più totale, studiavo solo le materie che amavo di più, matematica, latino, inglese, il resto non mi interessava. E quando in seconda sono stata rimandata in tre materie, appena arrivata a casa mi sono chiusa a chiave in camera per paura che tu mi picchiassi. Per non parlare dello striminzito 38 alla maturità, me l'hai rinfacciato per una vita. Come pure quando ho deciso di mollare l'università, non ricordo periodi peggiori di tensioni e litigi, urla e insulti. Però quando a 28 anni ho ripreso in mano i libri ed ho portato a termine gli studi interrotti, il giorno della laurea ti sei commosso.
Non serve che tu me lo dica, ma l'ho sempre capito che non apprezzavi le mie scelte lavorative, a tuo avviso troppo di basso livello: ho fatto la commessa, la promoter, ho fatto volantinaggio e telemarketing ed anche le pulizie. Lo so benissimo che tu immaginavi un futuro radioso per me: un bell'impiego, una famiglia, un paio di nipotini con cui giocare.. Ebbene no, le cose sono andate diversamente e prima o poi te ne dovrai fare una ragione. Però pensa che figata: hai una figlia borderline. E chi non la vorrebbe??? Con me non ci si annoia mai....
Tu hai una capacità straordinaria di ferire le persone con le parole, che sono delle pugnalate che vanno dritte al cuore e il bello è che neanche te ne accorgi. E quante pugnalate mi ha dato.
L'ultima una settimana fa, quando sono venuta a salutarti prima del mio ricovero ospedaliero e tu mi hai detto: ”Questa non è la vita che avevo pregustato per me. Belle soddisfazioni ci hai dato..” Beh, grazie di cuore, un'altra pugnalata era giusto quello che mi mancava. Potevi fare a meno di mettermi al mondo, sai quanta fatica ci saremmo risparmiati.. L'ho persino sognato un mese fa circa: io che ti prendevo per il bavero della camicia, ti sbattevo con violenza sul muro e ti urlavo.”Gran bel regalo mi hai fatto: la vita! Grazie tante, potevi proprio farne a meno. Ma perché l'hai fatto?”. Sento ancora vivida dentro di me la rabbia di quel sogno.
Poi, parlando con la mamma, è saltato fuori che tu intendevi rammaricarti per non essere stato un buon padre. Beh, senti, io proprio ho capito tutt'altro. Ma quanti misunderstandigs e incomprensioni reciproche ci sono sempre state fra di noi? Perché è così difficile comunicare con te? Dove sta l'inghippo?
Con me sei stato sempre generoso, devo ammetterlo,quando avevo bisogno di soldi perché ero disoccupata, di un tetto per vivere da sola, mi sei sempre venuto incontro con una generosità infinita e di questo te ne sarò eternamente grata.
Ma sei anche un gran figlio di puttana: quante liti, discussioni, risse. Da piccola non volevo mangiare certi cibi che ora invece assumo senza problemi, si sa che i bambini piccoli spesso fanno i capricci e tu non mi lasciavi uscire dalla cucina fintanto che io non avevo finito. Io, testa dura quanto te, cercavo qualsiasi via di fuga.. Mi ricordo le rincorse attorno al tavolo della sala, poi quando mi prendevi erano botte da orbi. Ma lo sai che conservo ancora sulla sommità del cranio il segno di una, o forse anche più, bastonate tirate col mestolo della polenta? Altro che telefono azzurro..
Anche nel corso degli anni abbiamo avuto sempre molti momenti di tensione: che risse.. Mi ricordo ancora oggi il furore, o forse anche l'odio, che trasparivano dai tuoi occhi mentre mi picchiavi selvaggiamente. Anche io te ne ho date tante in risposta, ma se non fosse intervenuta la mamma non oso pensare all'epilogo.
E anche quest'anno, per il mio compleanno, mi regalerai il solito cinquantone, così ti comprerai il mio affetto. Beh, forse questa era troppo cattiva, ma mi è uscita spontanea, lo sai che sono impulsiva tanto quanto te. Ritiro quello che ho detto, accetterò con piacere il tuo regalo, qualunque esso sia, perché so che lo fai col cuore.
Non mi hai fatto mai mancare niente di materiale quando ho avuto bisogno, ed di questo te ne sono infinitamente riconoscente. Tranne quelle volte in cui me lo rinfacci (gran bastardata da parte tua). Quello che mi è mancato è tutto ciò che è immateriale: parlare, darmi consigli, cercare di capirmi un po' meglio, entrare nel mio mondo. A te bastava sapere se avevo mangiato e dormito bene, poi se dentro di me c'era un buco nero, non te ne sei mai accorto. E forse non avresti neanche capito.
E adesso mi fai una pena incredibile, tutto rinsecchito e tremolante a causa del Parkinson e della demenza senile. Cammini con difficoltà, tutto ricurvo su te stesso, non trovi le parole, non riesci ad abbottonare una camicia. E, da bravo testardo quale sei, non vuoi nessuno ad aiutarti, vuoi far sempre di testa tua, credi sempre di aver ragione. Non faccio fatica a crederci. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Io a volte ti tratto male, ti rispondo sgarbatamente, ma il mio non è odio o rancore, penso piuttosto che sia il dolore nel vedere come pian piano stai scomparendo. Ed è per questo che passo poco a casa a salutarti, preferisco non vedere anche se mi rendo perfettamente conto che sto sbagliando.
Chissà quanto durerai ancora? Un mese, un anno, cinque anni? Io spero solo che il tuo lento decadimento sia indolore, un tranquillo passaggio da questa vita alla tua Valle di Josafat, a ritrovare pace e serenità. Niente più rotture di scatole con i conteggi delle bollette da pagare, la dichiarazione dei redditi e simili amenità.
Non oso immaginare quel giorno. Non so cosa proverò, se rabbia, dolore, indifferenza, senso di sollievo. Ma per ora non ci penso.
Vivo la mia vita giorno per giorno, navigo a vista, cercando di non rimuginare troppo sul passato e sperando il meglio per tutti noi.
Il 24 agosto compirai 77 anni, ammetto che è un vero record considerando tutto quel che hai passato. Te ne auguro ancora tanti tanti ancora, possibilmente in salute.
Ti voglio bene. Vaffanculo.