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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

domenica 31 ottobre 2010

Faccio un pò il punto della situazione

Mi sento bene.. tutto sembra filare liscio, per una volta.. Ma non tutto è come appare..
Mi ritrovo tutto d’un tratto ad essere una grafomane compulsiva, dannatamente euforica, facilmente infiammabile, cronicamente fuori tempo, sempre o troppo presto o troppo tardi. Quanto avrei voluto essere una figlia dei fiori, a ballare a piedi nudi sui prati, protestando a gran voce contro la guerra in Vietnam e la segregazione razziale, odiando i russi e bevendo litri e litri di birra (tralascio gli acidi, non mi interessano al momento). Il tutto con la colonna sonora di Janis Joplin e di Jimi Hendrix. Ma questa è un’altra storia.
Fondamentalmente mi ritengo una impenitente anarchica, rifiuto di essere sottoposta a qualsiasi tipo di disciplina, faccio sempre di testa mia e soprattutto sono convinta di avere sempre ragione. Salvo poi pentirmene amaramente.
Il discorso vale anche per mio papà, il nostro è un marchio di fabbrica… io adesso faccio la grafomane compulsiva, sempre incredula di leggere ciò che la mia mente bislacca partorisce, come se fossi posseduta dallo spirito di qualche grande autore (non mi dispiacerebbe che a possedermi fosse il grande Charles Bukowski, lo adoro); mio padre invece rifiuta convinto alcune soluzioni che gli abbiamo proposto riguardo il suo problema col Parkinson, si impunta e sostiene a gran voce di essere normale.. Ma di normale nella nostra famiglia c’è ben poco..
La domanda che più spesso mi pongo è: “E se….?” Vorrei tanto poter disporre di una bacchetta magica e tornare indietro nel tempo di una ventina di anni. Cambierei radicalmente il mio percorso scolastico e compierei delle scelte completamente differenti.
Ma all’epoca ero troppo addormentata (mi definirei una “patata lessa”) per poter scegliere con la necessaria indipendenza ed oggettività, nonchè fortemente condizionata dall’ambiente che frequentavo.. una scuola di preti salesiani con una rigida disciplina, stile militare. E’ sta l’unica volta nella mia vita in cui ho seguito scrupolosamente le regole del gioco.
Per placare la mia sete di conoscenza, rivelatasi in età quasi adulta, di sicuro cambierei radicalmente il mio percorso di studi e lo affronterei con quella dedizione ed impegno che non ho saputo dimostrare quando era il momento.
Sicuramente andrei al liceo classico, studierei latino e greco (ci ho provato ad imparare il greco due anni fa, ma è davvero un casino) e tutte le altre affascinanti materie come chimica, biologia, storia, filosofia, matematica, storia dell’arte…. Parteciperei alle attività extrascolastiche, magari scriverei sul giornalino della scuola e potrei perfino iscrivermi a qualche partito (tutto a sinistra, ovviamente).
E poi andrei all’università, quasi sicuramente mi iscriverei a medicina, per poi specializzarmi in neurologia per poter comprendere una volta per tutte il funzionamento dei circuiti cerebrali umani.
Non è detto che prima o poi io lo faccia, se non in questa, sicuramente nella prossima vita.
Tuttora mi ritrovo spesso, come in un automatismo inconscio, a navigare su un sito per me potenzialmente pericoloso, ed è quello dell’università di Udine, ma non disdegno anche quelli dell’università di Trieste o Padova.
Se non fosse così costoso e se avessi più tempo, è garantito che mi iscriverei per prendere la terza laurea. Sono pazza? Probabilmente sì, ma ho il trip dello studio e nessuno riesce a togliermelo dalla mente. Anche la consapevolezza che per la ricerca di un lavoro un ulteriore titolo sarebbe del tutto ininfluente, non mi fa demordere da questo strano gioco.
Ma la parte più bella è quando devo scegliere il corso di laurea: mi sono studiata a memoria tutti i corsi e i relativi programmi degli esami, gli orari delle lezioni. Non ho ancora le idee chiare, ma i miei preferiti sono giurisprudenza, farmacia, tecnico di laboratorio biomedico, infermieristica, biotecnologie, scienze dell’ambiente e della natura, ingegneria gestionale, lingue orientali. Ma credo che alla fine opterei per giurisprudenza. Studierei di notte come ha fatto Antonio Di Pietro, lavorerei di giorno e alla fine diventerei un valente magistrato.. Che buffi sogni mi fa fare la vita!! Ma alla fine sono contenta di quel che faccio ora e poi fra un anno mi dovrò cimentare nell’esame di stato per diventare Consulente del Lavoro, per cui libri da studiare ne ho a vagonate, sebbene ultimamente io prediliga scrivere sul mio blog e null’altro…
La canzone che maggiormente mi rappresenta ora è “Charlie fa surf” dei Baustelle, ma io preferisco la versione di quell’anima inquieta ed inquietante che è Nevruz. Anche io, come il protagonista della canzone, prendo pastiglie che contengono paroxetina e che mi preservano dalla follia pura, ma soprattutto non voglio crescere e vorrei mandare tutti a farsi fottere..
Ecco il testo:

Vorrei morire a quest’età.
Vorrei star fermo mentre il mondo va.
Ho quindici anni.
Programmo la mia drum-machine. E suono la chitarra elettrica.
Vi spacco il culo.

E’ questione d’equilibrio.
Non è mica facile.

Charlie fa surf.
Quanta roba si fa.
MDMA
Ma ha le mani inchiodate.
Se Charlie fa skate, non abbiate pietà.
Crocifiggetelo.
Sfiguratelo in volto con la mazza da golf.
Alleluja, alleluja.

Mi piace il metal e l’ r’n’b.
Ho scaricato tonnellate di filmati porno.
Vado in chiesa e faccio sport.
Prendo pastiglie che contengono paroxetina.

Io non voglio crescere.
Andate a farvi fottere.


Charlie fa surf. Quanta roba si fa. MDMA
Ma ha le mani inchiodate
da un mondo di grandi e di preti. Fa skate.
Non abbiate pietà.
Una mazza da baseball.
Quanto bene gli fa. Alleluja, Alleluja…..


Ad ogni modo, fino a questo momento, le canzoni nelle quali mi piace identificarmi sono “Working class hero” originariamente di John Lennon e “Lithium” degli Evanescence: nei loro testi è concentrata buona parte della mia essenza. In particolare, quella di John Lennon dice:

Appena nato ti fanno sentire piccolo
non ti danno il tempo, invece di dartelo tutto
finché il dolore si fa così grande
che non senti proprio niente
bisogna essere un eroe della classe operaia

prima ti feriscono a casa tua e colpiscono la tua scuola
ti odiano se sei intelligente e disprezzano gli stupidi
finché sei così dannatamente pazzo
che non riesci a seguire le loro regole
bisogna essere un eroe della classe operaia

quando ti hanno torturato e terrorizzato per venti assurdi anni
poi si aspettano che intraprendi una carriera
quando non puoi funzionare davvero sei così impaurito
bisogna essere un eroe della classe operaia


ti tengono drogato con la religione, il sesso e la TV
e pensi di essere così intelligente,
di non appartenere a nessuna classe e di essere libero
ma resti dannatamente zotico, per come la vedo io
bisogna essere un eroe della classe operaia ……

E in effetti io, con le mie mille velleità lavorative e i miei sogni mai realizzati, mi sono sempre sentita un’eroina della classe operaia, una verace combattente affinché vengano riconosciute anche a me (e non solo a me, ma anche a numerosi amici e conoscenti nella stessa precaria situazione) le sacrosante verità proclamate dalla Costituzione italiana:

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 36

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Letta così, mi pare più che altro una barzelletta, un’ironica farsa messa in piedi nell’attuale corrotto scenario politico. E con questo ho detto tutto. Per ora.

mercoledì 27 ottobre 2010

Ho perso le parole

Cogito ergo sum, conditio sine qua non, no plus ultra, homo homini lupus, semel licitus est insanire, cave canem, honoris causa, pater ave gloria, nuntio vobis magno cum gaudio, repetita iuvant, gallia est omnia divisa in partes tres, pater noster qui es in caelis santificetur nomen tuum, non ci sono più le mezze stagioni, i bastoncini del capitan findus, chiama il 187, fatti per durare, altissima purissima levissima, rex li fa e nessuno li distrugge, una contorsionista sull’anguilla infuocata, non menare il can per l’aia, stupido è chi lo stupido fa, digitangi cellulangi, olio cuore mangiar bene per restare in forma, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zio pino, vidi o mmare quant’è bello, cassonetto differenziato per il frutto del peccato, ognun al bale cun so agne.
Domanda: dove sono finiti gli ultimi due neuroni rimasti?

lunedì 25 ottobre 2010

Considerazioni sul mondo del lavoro

Lascio un attimo da parte l’ilarità che aveva suscitato il mio precedente post e, con la poca credibilità ormai rimasta, provo a fare delle lucide considerazioni sulla situazione politico-economica attuale.
Premetto che sono un’ignorante in materia, seguo solo marginalmente l’evolversi delle vicende politiche nazionali ed internazionali, ma questo non mi lascia immune da pensieri e preoccupazioni sul mio futuro.
Ieri sera ho assistito alla trasmissione di Fabio Fazio su Rai Tre dal titolo “Che tempo che fa”. Tra i vari ospiti c’era Sergio Marchionne, amministratore delegato del Gruppo Fiat e di Chrysler.
Nel corso della puntata, egli ha fatto delle pesanti affermazioni che riporto testualmente: "La Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l'Italia. Nemmeno un euro dei 2 miliardi dell'utile operativo previsto per il 2010 arriva dall'Italia. La Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre. L'Italia è al 118/mo posto su 139 per efficienza del lavoro e al 48/mo posto per la competitività del sistema industriale. Siamo fuori dall'Europa e dai Paesi a noi vicini. Il sistema italiano ha perso competitività anno per anno da parecchi anni e negli ultimi 10 anni l'Italia non ha saputo reggere il passo con gli altri Paesi, non è colpa dei lavoratori. Non possiamo ignorare la realtà, qualcosa bisogna fare, perché non c'è nessun straniero che investe qui".
A questo punto mi sento, legittimamente, molto allarmata e non so proprio cosa pensare. Ma non ci avevano detto che l’Italia sta lentamente uscendo dalla crisi, che si intravedono i primi timidi segnali di una ripresa? Chi ha ragione? Devo credere a questo tri-laureato manager che getta una bomba a mano affermando perentoriamente che l’Italia è una realtà devastata, non competitiva ed arretrata?
Dopo aver visto la trasmissione mi par tanto di essere nel Terzo Mondo. Il settore industriale è fortemente in perdita e l’unica soluzione sembrerebbe la chiusura di diversi importanti stabilimenti lungo tutto il territorio italiano.
Fino ad ora non ho mai fatto interventi concernenti la stretta attualità, ma adesso mi sento direttamente chiamata in causa. La mia testimonianza penso sia rappresentativa di buona parte dei giovani della mia età: ho 38 anni ed ho perso il conto da quanto tempo sono o disoccupata oppure occupata in maniera precaria. Neppure il fatto di appartenere alle Categorie Protette mi tutela dalla mancanza di lavoro.
Ho sostenuto, in tutti questi anni, centinaia e centinaia di colloqui di lavoro e tutti portavano sempre ad un’unica conclusione: se ti adatti ad essere inquadrato come stagista, borsista, tirocinante, allievo di work-experience, va bene, il posto è tuo, ma se inizi a fare delle pretese circa un minimo di stabilità, ecco che le porte immediatamente si chiudono. Vengono sprangate.
Ora, dopo un periodo di interruzione forzata a causa di problemi di salute, e dopo aver fatto innumerevoli ricerche, ho trovato un posto come stagista in una grossa azienda nei paraggi di Udine, che non citerò, visto che il mio posticino a costo zero ma coi buoni mensa gratuiti, me lo voglio custodire per bene. Sto anche terminando il praticantato per poi sostenere l’esame di stato e diventare Consulente del Lavoro, ma dubito fortemente che questo ulteriore titolo conferirà vigore al mio più che blasonato curriculum.
Nel corso degli anni ho fatto i lavori più disparati: dalla cameriera, alla promoter, poi commessa, impiegata sia amministrativa che addetta al telemarketing (che odio a morte), ho lavato piatti in una mensa, fatto volantinaggio e anche le pulizie. Quando ho potuto ho sempre cercato di frequentare corsi di formazione ed aggiornamento, per essere sempre pronta e preparata per qualsiasi richiesta del mondo del lavoro.
Resta sottointeso che una pensione decorosa io non ce l’avrò mai, dovrei iniziare a pensarci già da subito, attraverso i fondi per le pensioni integrative, ma dove diamine vado a pigliare i soldi, se solo la scorsa settimana la Telecom mi ha tagliato la linea telefonica perché la banca non mi aveva pagato la fattura di agosto??
L’ultima volta in cui ho avuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato ed ero sotto ogni aspetto tutelata, risale al lontano 2001, quando facevo l’impiegata all’ufficio tecnico di una grossa azienda del settore telefonia (Adriacom), ero molto appagata e ben pagata, avevo ottime prospettive di crescita professionale, ma poi questi benedetti deficienti hanno fatto una fusione tra aziende, spostato la sede legale a Milano e tutti gli impiegati in esubero sono stati posti in mobilità (riconosco comunque la congrua buonuscita, che poi mi sono abilmente mangiata da sola, mantenendo quel farabutto delinquente del mio ex, che peste lo colga).
Da allora è stato un susseguirsi di piccoli periodi di lavoretti, alternati da lunghe e forzate pause di disoccupazione, durante le quali non mi sono mai (o quasi mai) buttata giù di morale, ma mi sono gettata intensamente sui libri ed ho conseguito non una, ma ben due lauree, di cui una con il 110.
Sono molto orgogliosa del mio percorso, so benissimo che in una realtà così chiusa e diffidente come quella friulana, la passione per la formazione continua è vista con molta cautela mentre vengono privilegiate le risorse a basso costo, quelle di primo pelo: e via libera dunque ai neodiplomati disposti ad accettare qualsiasi condizione, tanto il tempo per le trattative non c’è e non c’è mai stato.
Io continuerò con la mia battaglia per avere un lavoro se non sicuro, almeno dignitoso, sono stanca di lavorare senza retribuzione, se non avessi la mia famiglia a sostenermi, non sarei certo qui a scriverne. E già che ci sono, ringrazio col cuore i miei genitori per quanto hanno fatto e fanno costantemente per me. A volte ci stuzzichiamo e ci mordiamo, ma alla fine ci vogliamo un mondo di bene. E’ necessario tuttavia mettere in atto un breve periodo di separazione al fine di sbollire i reciproci bollori.
Stasera mi guarderò con attenzione la replica dei sindacati alle affermazioni di Marchionne ma temo di assistere all’ennesima lite da pollaio, senza peraltro riuscire a giungere a conclusioni utili.
E in tutto questo bailamme, il Governo cosa fa? I bisticci con la sinistra per far passare in aula il Lodo Alfano, che di fatto conferirebbe l’immunità politica al nostro adorato premier.
A questo punto sapete cosa vi dico??? Ben venga la mia follia creativa, io me ne torno dai miei amati personaggi: la contessa cisalpina, nonna Berta e il suo tacchino, l’ineffabile Gilberto e soprattutto il mio così amato moroso barboso!!! La vera pazza non sono io!!!

Poesie

In questo periodo, qualcosa di assolutamente nuovo ed entusiasmante mi sta accadendo. E’ la mia vena (o arteria?) creativa che ormai credevo di non avere più, che si sta rivelando ogni giorno sempre più potente. A volte rimango pietrificata dalla velocità con la quale mi si formano in mente frasi e parole che prima non esistevano, ed io devo assolutamente essere rapida per catturare il tutto e fissarlo per bene sulla carta.
Ogni giorno, alle prese coi mille problemi della quotidianità, tipo pulire la casa, andare al lavoro, dar da mangiare al gatto, pagare le bollette scadute dopo che mi hanno staccato la linea telefonica, riesco comunque a ritagliarmi un angolino tutto per me dove inizio a comporre i miei scritti.
Per ora, sto creando il mio primo racconto ed in più la scorsa settimana, dal nulla, come un fulmine a ciel sereno, sono venute alla luce le mie prime poesie, che meglio definirei con il termine di filastrocche.
Senza alcuna pretesa artistica e senza alcun fine se non quello di divertirmi e mettere nero su bianco tutto quello che ho assimilato in questi lunghi anni di follia autolesionista (e che i farmaci avevano saputo sapientemente tenere a bada).
Non so bene cosa mia stia succedendo, gli ossimori, nel loro fugace ed effimero apparire, mi trovano inerme ed indifesa e mi travolgono come un fiume in piena.
E allora scrivo, scrivo, scrivo e non smetterei mai, è come una potente droga nelle mani di una novizia.
Ogni luogo è buono per scrivere se mi coglie quell’attimo sfuggente: in macchina, in palestra, in ufficio… Mi porto sempre dietro un quaderno ed una penna, riempio tonnellate di fogli e poi la sera, stanca ed intorpidita dai farmaci, prima che la consapevolezza scivoli lentamente nel mondo dei sogni, molto certosinamente ricopio tutto quanto, stando attenta a non dimenticare nulla.
Sicuramente le numerose letture che ho fatto, sia da bambina che in età adolescente, hanno contribuito a formarmi nel mio modo di scrivere ed ai relativi scrittori vorrei rendere grazie. In ordine di importanza essi sono: Banana Yoshimoto, Andrea De Carlo, Stefano Benni, Charles Bukowski, Roddy Doyle, Italo Calvino, Italo Svevo, Richard Bach, Mark Twain, Stephen King, George Orwell, Louise May Alcott.
Nelle mie composizioni, le rime sono assolutamente imperfette e violano tutte le norme stilistiche e metriche. Anche le parole sono senza senso, tutto ciò che scrivo è frutto di una sana ed onesta follia creativa. Mi piacerebbe davvero tanto riuscire a strappare un piccolo sorriso a chiunque vorrà leggerle.
Bene, cosa aspettare ordunque? Ecco qui di seguito le filastrocche che ho composto, in ordine cronologico:

SIGNORA MORTE

Balzellon balzelloni,
la morte vien di notte
e hai voglia di farci a botte.
Ma talvolta vien di giorno
quando inerme ti guardi intorno.

E non ti puoi più preparare
presto, è tardi, s’ha da andare.
Coi calzini tutti rotti
che hai portato tutte e notti.

Il camin da riparare
e i cuscini da stirare
il gattino piccolino
se lo prende il tuo vicino.

Dai, sorridi, è il tuo momento
porta via la giacca a vento
che la vita tua è finita
ed è stata una gran fatica.

La signora con la tunica e la falce
sulla sua scopa sorride e parte.
E tu, lieto, lasci tutto
amici miei, sono un farabutto.

Ecco scegli dove andare
ma San Pietro devi ascoltare.
Inferno, Purgatorio o Paradiso,
l’importante è solo un bel sorriso!

Louise 21/10/2010


IL TACCHINO DI NONNA BERTA

Il tacchino verdolino
vuole fare un pisolino
lesto lesto va in giardino
e si butta nell’angolino.

Nonna Berta, golosona,
sta seduta lì in poltrona,
ma le viene una gran fame
e va in cucina col tegame.

Poi prepara la colazione
a nonno Aldo che è già in pensione,
la soppressa e la bottarga ha preparato
ed infine un gran bel gelato

e poi sazi se ne vanno
a festeggiare il compleanno
dell’Ubaldo quel gran porco
che assomiglia tutto a un orso.

Ma il tacchino verdolino
lieto dorme sul tombino.
Ma, attenzione, di gran carriera
occhio, arriva la betoniera,

ed il tacchino verdolino
vien ridotto in semolino.
E nonna Berta sconsolata
si fa fuori la cioccolata

che nonno Aldo avea riposto
un po’ nascosto dietro il mosto.
E allor tutto d’un fiato
Eccoli là, tutto il barile hanno scolato!

Louise 21/10/2010


L’INEFFABILE GILBERTO

Il preciso ed ineffabile Gilberto
conta le nubi nel cielo aperto.
E se lui vuoi poi consultare
mai e poi mai ti manderà a cagare.

E poi quando il cielo è terso
lui prende e va nel mare aperto,
ma, attenzione, un dì lui si è poi perso
e non può più andare a casa il buon Gilberto.

Louise 21/10/2010


GRAZIE DIO

E ora finalmente scrivo,
sento dentro l’oro vivo.
Grazie Dio per il gran dono
e io ti chiedo gran perdono,
che se di te ho mai dubitato
è sicuro che ho proprio sbagliato.
E ora tutti in un gran bel coro:
“Alleluia Alleluia”, ho trovato l’oro!

Louise 21/10/2010


LA CONTESSA CISALPINA


Alla contessa cisalpina
piace far la birichina
lesta lesta va in cantina
e butta giù la mascherina.

Si fa su una gran riga di cocaina
la mescola poi con la nicotina
e col giardiniere fa la porcellina
si fa trastullare la patatina.

Nel suo cuor è così audace
soddisfar ogni desiderio ella è capace
più dell’aquila e del falco lei è audace
più del pomodoro datterino ella è verace.

Infine stanca giace esangue
sul suo letto con le frange
ma di nuovo vuol godere
e allor chiama il giardiniere

che felice e riconoscente
con lei fa l’impertinente
e coi pantaloni già calati
le fa far mille ululati

che i vicini più non possono
ascoltar quel paradosso
della contessa cisalpina
e del pruder della sua passerina.

Louise 21/10/2010


IL MOROSO BARBOSO

Il moroso un po’ barboso
col suo incedere tutto imperioso
del buon Dio lui è timoroso
ma nella vita è un ardimentoso.

Della pasta con la panna egli è goloso
e sul lavoro è molto operoso.
Nella vita è un gran rigoroso
ma a me par che il cervello suo sia esploso.

Via il martello e via la falce
di far canzoni ne ha fatto un’arte
zitto e muto si china là in disparte
verso un’altra galassia lui prende e parte.

Con la sua mammina è premuroso
anche se a volte diventa un filino ombroso
col fisco ha fatto il ravvedimento operoso
e di conoscer nuovi mondi è sempre curioso.

E così un giorno nel pigro navigare
della grande rete ecco a lui infine appare
una fanciulla dagli occhi blu, ma è particolare
che con dolci parole lo fa capitolare.

Adesso assieme un lungo viaggio è ormai iniziato
e, a dire il ver, a volte lui ne è preoccupato
ma fino ad ora non se n’è mai andato
si vuol gustar la ciliegina sul suo gran gelato!

Louise 23/10/2010

Sono consapevole che dopo la lettura dei miei sproloqui, chiunque sia riuscito ad arrivare fino in fondo abbia dei seri dubbi sulla mia sanità mentale.
Ed è per questo che, prima che i dubbi diventino certezze, ho intenzione di scrivere la cosa più importante.

Dedico questa mia raccolta di filastrocche, che intitolerò “Rime limonate” (perché contengono di tutto tranne che delle rime baciate), a tre persone:
- a mio padre, che lentamente ma inesorabilmente si sta avviando verso quella che lui chiama la “Valle di Giosafat”, la terra dell’eterno riposo. Io faccio una fatica tremenda nel vederlo deperire, mi fa troppo male. Ma anche questa volta saprò tirare fuori le mie forze per assisterlo in tutto quello di cui avrà bisogno.
- Al mio caro amico Gianni, che nella foto sulla mia scrivania, mi sorride e mi fa capire che è sempre vicino a me. E’ lui che mi da il buongiorno ogni mattina, è lui che mi da la buonanotte quando vado a dormire, è lui che mi fa ricordare ogni giorno quanto importante sia resistere alle avversità e combattere con tenacia. Inutile dire quanto mi manca.
- Al mio compagno d’avventura di questo incerto ma eccitante viaggio che è la vita, Yuri, col quale mi scuso per averlo lasciato per ultimo, ma lui è sempre in cima ai miei pensieri. Lui è il mio splendido presente e il mio, spero sereno, futuro.

La raccolta non è terminata, ma spero di arricchirla con nuove ed assurde filastrocche. Sperando vivamente che questa mia vena creativa non scompaia così velocemente come è apparsa.
Da zelante apprendista menestrella quale mi considero, voglio cimentarmi ancora in questo divertente gioco.
Ed ora cari amici, spero di avervi dilettato almeno un poco. Continuate a seguirmi, se vi va, poiché la sana e spensierata follia sono l’unica ed efficace cura per resistere agli scossoni che la vita ogni giorno mette sul nostro cammino…
E se un giorno, per sbaglio, io dovessi morire, allora scrivete sulla mia tomba: “Volli, volli, fortissimamente volli. Ed ottenni, cazzo, se ottenni!!!”

lunedì 18 ottobre 2010

Essere Pais Becher

Pais Becher da Auronzo di Cadore in provincia di Belluno.
Portare questo strano e bizzarro cognome per tutta la vita è un’esperienza unica. E’ come fumare un sigaro in una stanza senza finestre. E’ un marchio di fabbrica che ti distingue dalla massa.
Sono un poco presuntuosa? Forse sì, ma chi mi ama, saprà accettare con benevolenza questo mio piccolo momento di elevata autostima…
Siamo tutti a nostro modo peculiari noi Pais Becher; se ci incontri non ti dimentichi di noi tanto presto.
Ci vuole un piccolo sforzo per pronunciare correttamente questo cognome, ma chi lo fa significa che vuole abbattere le barriere linguistiche e non, ed entrare in contatto col nostro mondo.
Temo che Pais Becher sia un cognome in via d’estinzione: i miei cugini maschi, tutti sopra la quarantina, non si sono ancora avventurati nella riproduzione della specie e noi femmine non possiamo avvalerci del diritto alla trasmissione del cognome.
Non vedo i miei cugini da una vita, i rapporti tra i componenti della famiglia Pais Becher sono stati sempre molto tumultuosi, caratterizzati da aspri scontri e discussioni.
In pratica, ognuno si fa i fatti propri e ci si sente esclusivamente per Natale oppure in occasione di qualche funerale.
So che mio cugino Augusto è un bamboccione di quarant’anni che vive facendo il ragioniere o qualcosa di simile e addirittura ha scritto dei manuali in materia. Di più non so, ma non mi dispiacerebbe incontrarlo.
Ma il mio preferito è sempre stato Luca, che ha le stesse iniziali mie. Lo adoro, è il mio mito. Ha lo sguardo beffardo sotto gli occhialini d’ordinanza, il pizzetto e i capelli rasati corti per mascherare l’incipiente calvizie.
Da piccolo eccelleva in tutto ciò che faceva, soprattutto la musica. Ha iniziato col pianoforte, poi è passato al flauto traverso per poi finire a fare il bassista (o chitarrista, non ricordo) in una rock band. Le ultime notizie lo davano per iscritto ad un corso serale di ping pong.
Ho sempre cercato di imitarlo, di seguire il suo esempio, ma i risultati conseguiti sono sempre stati inferiori ai suoi. Diplomato con sessanta sessantesimi (contro il mio stiracchiato trentotto), una laurea in informatica e una carriera di tutto rispetto come responsabile di non so quale azienda. Mi ricordo la sua laurea: ha discusso una tesi di ricerca operativa riguardante il calcolo delle rotte aeree che minimizzavano i costi. Roba da fuori di testa….
Quando ero piccola, nei forzati soggiorni a casa sua, imposti dalle frequenti e lunghe degenze ospedaliere di mio padre, ho imparato un sacco di cose. Soprattutto a giocare a ping pong e tuttora questa è una disciplina nella quale mi so distinguere egregiamente.
Mi ricordo anche che aveva costruito in giardino un rudimentale campo da golf e perdevamo ore a fare una marea di partite, con dei mestoli di legno al posto delle regolamentari mazze.
Si decideranno, prima o poi, Luca o Augusto a sputare qualche spermatozoo verace e fecondare le loro donne affinché la stirpe dei Pais Becher continui nel tempo? Non ho ancora capito se ne vale la pena oppure no… Affido a loro la difficile decisione.
Dei miei antenati purtroppo ne so poco. Mio nonno Augusto faceva il finanziere, ma contrabbandava sigarette con gli austriaci. Aveva una marea di fratelli che non ho mai incontrato ed è morto presto, credo fosse il ’47, tanto che mio padre è dovuto emigrare in Sicilia per trovare lavoro (e qui non mi tornano i conti.. Non era il contrario, cioè che i siciliani emigravano al Nord per trovare lavoro?? Mistero…)
Mio padre mi ha spesso detto che io assomiglio a suo zio (il fratello di mio nonno), tale Barba Mansueto o qualcosa di simile. Barba Mansueto ogni volta che gli facevano una domanda, rispondeva con una sonora scoreggia. Ecco cosa ho ereditato dai Pais Becher...
In realtà ho ereditato tanti tratti distintivi di questa stirpe: adoro i numeri, fare conti, analisi statistiche, ribaltare i dati e fare grafici colorati, sono testarda, sono facile alle azioni di insubordinazione contro i miei superiori, dico quello che penso senza contare fino a dieci, attacco rissa con facilità, ma in fondo sono di animo buono.
Ma non tanto come mio padre.
Mio padre è un figo ma è anche un gran paraculo. E' sempre riuscito, in un modo o nell'altro, a cavarsi fuori dagli impicci, a trasferirsi, cambiare donne e lavoro, metter su casa e una famiglia, distruggere una vita con poche ma semplici mosse.
E' persino arrivato a beffare la morte in un paio di occasioni, ed in questo io sono fiera di assomigliargli.
Non nascondo che il rapporto con mio papà è sempre stato caratterizzato da sentimenti molto forti, che viaggiavano rapidamente da un polo estremamente positivo a quello opposto: ci siamo sempre o molto amati o molto odiati. Ma mai ignorati.
Da giovane ha fatto di tutto, dall'impiegato contabile, al gestore di campi da tennis, a giornalista di cronaca sportiva, all'impiegato comunale e infine impiegato all'ospedale.
Ho intuito che la sua giovinezza è stata abbastanza vivace (anche se caratterizzata da numerosi problemi finanziari).. si divertiva un sacco coi suoi amici, corteggiava le turiste, chissà quante se ne è spupazzate, per poi arrivare a 38 anni (la mia età!) ad impalmare quella santa donna di mia madre, che più che una moglie è stata una crocerossina.
Da piccola si inventava di sana pianta le favole che mi raccontava per addormentarmi, mi portava in giro in bicicletta, mi ha salvato la vita in un bruttissimo incidente stradale, mi ha insegnato tutte le canzoni che cantano i cori di montagna.
Ma ha anche sempre preteso l'eccellenza negli studi, cosa che non sempre sono riuscita a garantire.. Quel misero trentotto agli esami di maturità me lo ha rinfacciato per una vita. E non ha mai accettato che io mollassi l'università a 22 anni perchè ero stufa, ma si è emozionato fino alle lacrime quando a 28 anni ho ripreso in mano i libri e mi sono laureata.
E' d'animo biuono, ma se lo contraddici, scoppia in una rabbia violenta che io non ho mai accettato, arrivando a scontri, spesso fisici, devastanti e violenti.
Adesso è un pò malconcio, sta percorrendo lentamente la strada che lo porterà alla perdita dell'autosufficienza, affetto ormai da anni dal Morbo di Parkinson e dalla demenza senile. E non c'è cura che tenga.
Ed io ho una paura fottuta dell’avvicinarsi del momento in cui lui se ne andrà, nella valle di Josafat (come lui la chiama), a declamare poesie a San Pietro, tanto da fargli venire una barba lunga fino alle ginocchia. Sì, perché mio padre, se gli chiedi cosa ha fatto ieri o dove ha messo gli occhiali, non si ricorda di nulla, ma è in grado di recitare a memoria un sacco di poesie che ha imparato a scuola.
La demenza senile e il Parkinson me lo stanno portando via, io cerco di frequentarlo il meno possibile perché mi fa male vederlo ridotto a un piccolo ometto gobbo, coi capelli tutti bianchi e le mani sempre tremolanti, perennemente alla ricerca della parola che vuole dire ma non riesce a pronunciare.
Ogni tanto si lascia andare a manifestazioni d'affetto, come un bacio in testa, un abbraccio, ma a me queste cose mettono in imbarazzo, non ci sono abituata.
E io??? Nel corso degli anni ho imparato la nobile arte di fare il pagliaccio in questo buffo teatrino che è la vita. Oggi mi trovi qui, domani lì, e via via in un perenne reinventarsi in lavori sempre nuovi, tutti molto diversi fra loro. Ho fatto davvero di tutto nella mia vita per sbarcare il lunario e non nascondo che mi piacerebbe trovare prima o poi un pizzico di stabilità.
Oggi ho scoperto con gran disappunto che si sono chiuse le selezioni per Operatore Necroforo presso il comune di Udine, ho capito che sarebbe il mio lavoro ideale.. Mi ispira un casino, ma come sempre arrivo fuori tempo massimo.
E se poi un giorno la fortuna decidesse di girare dalla mia parte e io disponessi di una discreta somma di denaro, allora realizzerò quello che oggi si è palesato con chiarezza davanti ai miei occhi, ciò che voglio fare da grande: aprirò un’agenzia di pompe funebri, la Luisona’s Trips & Tricks. Come and enjoy me!!!

giovedì 14 ottobre 2010

Io e il mondo del lavoro

Per ragioni a me sconosciute, in tutti questi anni ho provato in qualsiasi modo ad inserirmi stabilmente nel mercato del lavoro ed ogni volta vengo irrimediabilmente espulsa, rimbalzata fuori come un corpo estraneo..
Questa situazione mi ha creato sempre tanto disagio e non sono mai riuscita a capirne le cause. Ho iniziato questa sera una lucida riflessione a seguito di un post pubblicato su Facebook dalla mia amica Gigia, la quale si chiedeva quanto davvero fosse utile lavorare.
Io inizialmente avevo risposto che a me è sempre piaciuto lavorare, ma la saggia zia Gigia mi ha stoppata subito dicendomi "take a walk on the wild side and then we'll talk".
E come sempre ha avuto ragione. Prova e vedrai.
Non ho ancora capito dove stia la falla del sistema: se sono io ad essere una disadattata oppure (ipotesi alquanto ardita) il mercato del lavoro non ha gli strumenti e non è pronto per accogliere una figura peculiare come la mia....
La mia vita negli ultimi quindici giorni è cambiata radicalmente: dopo mesi e mesi di disoccupazione ecco arrivare l'ennesimo contratto di tirocinio. Stipendio zero, contributi zero, ma almeno ho il servizio mensa gratis. E tanto lavoro da fare.
Sicuramente è meglio che non ricevere un calcio nelle gengive, ma permane l'atavico problema della mia sussistenza. Come diamine faccio ad arrivare a fine mese senza sforare troppo dal conto se le mie uniche entrate sono date unicamente dalla pensione di invalidità e da un modesto assegno degli assistenti sociali? (Non dimenticando il fondamentale apporto della mia famiglia ma a 38 anni gradirei essere indipendente una volta per tutte).
Ce la sto mettendo tutta per imparare il più possibile offrendo nel contempo delle prestazioni diognitose, in maniera tale da mettermi in luce e farmi prendere in considerazione per un futuro impiego... Ma sto facendo una fatica boia.. Non ero più abituata a questi ritmi, per me sono davvero pesanti. E oggi ho realizzato che sto diventando fortemente dipendente da sostanze eccitanti (tutte legali of course): caffeina, red bull, ginseng.. Sono talmente su di giri che il mio cuore batte a mille, mi sento tirata come una corda di violino, ho i muscoli delle gambe che si contraggono e si decontraggono da soli, addirittutra le gambe fanno degli scatti nervosi da sole, sudo tanto da puzzare come una capra e sono molto irritabile..
Povero Yuri, si merita la qualifica di santo acquisita sul campo: ieri sera mi ha telefonato per sapere come stavo e io l'ho apostrofato con un secco. "Ma che cazzo vuoi???"
Mi sa che la sto combinando grossa anche questa volta, devo fermarmi in tempo prima che la situazione diventi ingestibile.
Sto ancora smaltendo le crisi di astinenza da xanax e ora mi ritrovo con questa nuova gatta da pelare.. benon...
Io non lo so se sono adattabile e conformabile alle strette ed imperiose regole del mercato del lavoro, se non altro, anche grazie a questo blog, mi cullo in quello che è il mio sogno nel cassetto: scrivere libri di favole per bambini.
Magari un giorno ci riuscirò.. Inventerò il nuovo Harry Potter.. E finalmente darò sfogo a tutta l'adrenalina che mi circola nelle vene.
Per fortuna qualche neurone sano è rimasto...

venerdì 8 ottobre 2010

Lucide riflessioni

E la vita va avanti, i giorni passano lentamente, uno dopo l'altro, senza che io me ne accorga.
Giornate piene, ricche di impegni ed appuntamenti.
La notte crollo come un masso, tutta raggomitolata nel mio letto accanto a Leo che mi fa tanta compagnia, e sprofondo in un buco nero dove la mia consapevolezza viene azzerata e lascia posto ad un sonno senza sogni, in cui finalmente riesco a ricaricare le mie energie e soprattutto metto a tacere i dolori, sia fisici che psicologici, che mi perseguitano costantemente tutto il giorno.
Gli ultimi tempi sono stati pieni di ostacoli per me, due attacchi di cistite, le coliche addominali, la crisi di astinenza da xanax, i brucianti dolori all'esofago. Li ho superati, lottando con le unghie e con i denti, e sono riuscita ad arrivare indenne a questo fine settimana, fiera di me per essere riuscita a fornire, nonostante tutto, delle prestazioni lavorative più che dignitose.
Il fatto di essere molto impegnata col lavoro mi impedisce di soffermarmi troppo a pensare, ed è la mia salvezza, almeno fino ad ora.
Perchè quando mi fermo, mi metto un attimo in parte a riflettere e a fare il punto della situazione, mi prende un'enorme ed immotivata paura (o angoscia??).
Mi sento fragile e nuda davanti al mondo, straniera alla terra, insomma un'aliena, come gentilmente mi definisce il mio amico Ivan.
Mi sono scoperta (lo sapevo già ma facevo finta di non vedere) fin troppo dipendente dalle benzodiazepine ed ora che sto tentando una drastica diminuzione, sto soffrendo come un cane. Crisi di astinenza devastanti, la testa che gira, brivi freddi lungo tutto il corpo, un sudore intenso e nauseabondo, conati di vomito, la sensazione di impazzire o quantomeno di viaggiare in un universo parallelo.
Fino ad oggi coi farmaci mi sono sempre autogestita, avendo ormai raggiunto in materia una notevole competenza, e vuoi per la sfiducia cronica verso la categoria dei medici, vuoi la voglia di fare sempre di testa mia, fatto sta che ho messo in atto negli ultimi anni una gestione un pò allegra e spensierata, solo però sullo Xanax. Con il resto non si scherza.
Nonostante queste pesanti crisi di astinenza, che per fortuna stanno lentamente scemando, ci sono dei bei momenti in cui mi sento davvero viva, anche pazza, follemente sgangherata..
E' quando parcheggio in doppia fila senza pagare il ticket, quando vado a 140 km/h sulle strade extraurbane, quando ballo sfrenatamente in casa con la musica a palla, quando metto l'autoradio a manetta e urlo al mondo la mia voglia di vivere...
E' un continuo altalenarsi di momenti in cui sono felice, in mezzo ad altra gente oppure assieme a Yuri, e altri in cui mi sento cupa ed ombrosa.
Una volta avevo tanta paura del silenzio.. entrare in casa e trovare tutto vuoto e spento mi metteva addosso un'angoscia enorme.
Adesso però non ho più paura del silenzio, del non detto, del nulla, del far niente. Spesso la sera spengo la tivu e rimango in silenzio a lavorare sul computer, con Leo sempre accanto a me, e non ho paura di ascoltarmi, di guardarmi dentro.. Ci sono stati però, in passato, dei momenti in cui sentire l'intensità delle emozioni che stavo provando mi metteva in allarme, come se fossi sull'orlo del burrone che conduce alla follia.
Ora le mie giornate sono piene, perchè a me piace così, tutte strutturate e pianificate al minuto, affinche non ci sia mai un momento di vuoto.
Il vuoto... questa entità sconosciuta... E' stata sempre per me un elemento di forte angoscia.. avevo paura di sprofondare in buco nero, sconosciuto ed inquitente.
Adesso, con la saggezza (?) degli anni, ho un pò fatto pace con me stessa e con le mie paure.. Ma mi chiedo sempre quale sarà il prossimo ostacolo che dovrò superare e soprattutto se sarò in grado di farlo.
Stento ancora a credere che tutto il cibo da me ingerito si trasformi in pura energia per fare tutte le cose che voglio. I complessi e perfetti meccanismi di funzionamento del corpo umano continuano a rimanere un mistero per me, ma poi vado a pranzo in mensa, mi siedo accanto ai miei colleghi e vedo che loro mangiano, senza pensarci su troppo, senza preoccupazioni.
E allora io mi chiedo:" quando arriverà per me quel benedetto momento in cui anche io riuscirò a sedermi ad un tavolo senza sentirmi terrorizzata dal cibo che ho davanti, tanto da non riuscire a mangiare se non ho assunto almeno una pastiglia di Xanax??? Ma da dove vengono questi pericoli che mi inquietano così tanto???? Quanto diabolica è stata la mia mente a costruire questi software mentali che si comportano come un virus, distruggendo a tappeto i pochi neuroni rimasti???? Non potevo dirottare i miei pensieri su qualcosa di più piacevole??
Adesso basta, sono stanca di essere prigioniera di me stessa, voglio sentirmi libera e serena...
"Nonostante tutta la sua falsità, il duro lavoro e i sogni infranti, questo è ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente. Fa di tutto per essere felice......".

lunedì 4 ottobre 2010

Caro Gianni, ti riscrivo

Caro Gianni,
eccomi qui a scriverti un'altra lettera. Era un desiderio, questo, che mi frullava in testa da parecchi giorni, un modo per sentirti qui con me.
Questi giorni ho riempito un sacco di fogli di appunti di cose da dirti, ho scritto come una forsennata ed eccomi ora a mettere insieme i pezzi e raccontarti delle belle cose che mi stanno succedendo in questo periodo.
Ho una vagonata di cose da dirti, spero di non annoiarti, ma voglio recuperare in qualche modo il tempo perso, tempo durante il quale ti ho imperdonabilmente trascurato. Spero tu non me ne voglia.
Dopo una lunga e sofferta attesa ho finalmente davanti ai miei occhi una tua fotografia che avevo richiesto ai tuoi familiari: che bel sorriso, è contagioso, mi trasmette tanta serenità.. e quasi quasi mi commuovo....
Il dolore per la tua perdita si sta lentamente placando e, piano piano, iniziano a riaffiorare i bei ricordi, nei quali mi piace dolcemente farmi cullare.
Ma lo sai Gianni che mi manchi un casino??? Prima era come se dessi per scontata la tua presenza, avevo sottovalutato la tua malattia e tu alla fine mi hai giocato il brutto scherzo di andartene senza salutare. Eh, no! Io ti voglio sentire ancora qui con me e il mio scriverti una lettera ogni tanto è il modo che ho escogitato per far sì che il tuo ricordo non mi abbandoni mai.
Il 10 settembre è stata una giornata strana. Erano contemporaneamente un mese dalla tua partenza e tre mesi che stavo con Yuri. Non sapevo se essere triste o felice, non volevo far torto a nessuno dei due, sicchè ho diviso il mio cuore a metà, un pò per te e un pò per Yuri e spero che ad entrambi vada bene la soluzione che ho adottato.
Pensa, caro Gianni, che una sera, sarà stato un mese fà circa, mi è accaduto un episodio stranissimo.... Ero da poco andata a dormire, avevo recitato dentro di me una preghiera alla tua memoria e poi mi ero buttata sotto le coperte.
L'aria intorno a me era strana, l'atmosfera quasi rarefatta e irreale, non so dirti se ero sveglia o già nel limbo che precede l'ingresso nel magico mondo dei sogni. Ebbene, non me lo so spiegare, ma io avvertivo chiaramente la presenza di qualcuno in casa, una persona che era passata di lì per salutarmi. Eddai, dimmi che eri tu! E magari, da gran mattacchione quale sei, hai voluto farmi una sorpresa!!! Beh, ci sei riuscito alla grande! All'inizio ho preso un grande spavento, poi mi sono tranquillizzata pensando a te.
Magari la prossima volta avvisami quando passi, che almeno mi faccio trovare decente, senza quegli orribili bigodini che mi metto ogni sera in testa! E magari ci possiamo anche bere una grappa in ricordo dei bei tempi che furono...
L'altro giorno, come un flash improvviso, mi è balzato alla mente il ricordo di tutte quelle volte che la domenica, dopo messa, mi facevi guidare la tua vecchia Panda. Mi sono sempre chiesta come facesse un uomo tanto grande a stare dentro un'auto così piccola, forse tu eri snodabile e io non me ne ero accorta:))
E, una volta fatto il giro del paese, arrivavamo sullo spiazzo ghiaioso davanti alla chiesa e tu mi urlavi: "Butile di cul! Butile di cul!" E io, pazza scatenata, ruotavo al massimo il volante e tiravo il freno a mano per far compiere all'auto un paio di giri su sè stessa. Matto! L'altro giorno ci ho ripensato a questa cosa e mi sono messa a ridere da sola. Ti prometto che appena trovo uno spiazzo decente, mi lancerò nuovamente in queste folli manovre, urlando al cielo tutta la mia follia! Perchè è bello, sai, trovare dei momenti in cui fare cose folli (ovviamente non pericolose). giusto per scaricare le tonnellate di adrenalina che mi circolano nelle vene come benzina pura che aspetta solo una piccola scintilla per poter esplodere incontrollata.
Ti dirò che, nonostante il tempo sia passato, sono rimasta un pò (tanto direi) folle e spericolata alla guida: parcheggio dove mi capita, me ne frego dei divieti, passo col semaforo rosso. Yuri sostiene che si tratta del mio 15% di neuroni bruciati, percentuale variabile in base a come butta la giornata e credo che non abbia tutti i torti.
Sapessi, caro Gianni, quante cose sono successe nella mia vita negli ultimi tempi, voglio raccontarti, un pò alla volta tutti gli aggiornamenti, dobbiamo in qualche modo recuperare il tempo perso.
Ho trovato un lavoro, in realtà al momento è un semplice tirocinio, ma è di gran lunga il lavoro più bello e ricco di responsabilità che io abbia mai avuto. E ce la sto mettendo davvero tutta per imparare ogni giorno qualcosa di nuovo e mostrare ai miei responsabili che anche io sono una persona valida, che merita di avere una opportunità professionale. Per ora procede tutto bene, spero solo di riuscire a mantenere questi ritmi impegnativi. Mi sono imposta di andare a dormire presto la sera, ma già oggi sto sgarrando, ma ho troppa voglia di scriverti.
La mia salute, nonostante qualche acciacco, è in netto miglioramento. Mi sento molto più serena e felice, lucida e consapevole di ciò che mi è accaduto in passato e determinata a far sì che io non si ripeta più. Voglio godermi la vita, in tutta la sua pienezza, e come dice il grande Paolo Coelho "Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare."
E così spesso mi ritrovo a casa mia, da sola, a ballare tutta scatenata con la musica a palla, piacevolmente sgraziata, razionalmente incosciente, cronicamente fuori tempo, imperfettamente perfetta.... insomma, felicemente e insindacabilmente fuori di testa e fuori dagli schemi.
E allora via a tutte le barriere e agli intricati labirinti costruiti dalla mia mente perennemente orientata alla ricerca dell'assoluta perfezione e all'esaltazione della purezza della mia anima, disprezzando la consistenza delle cose terrene.
La vita è anche sporcarsi le mani raccogliendo la cacca del gatto e pulire le sue ciotole quotidianamente, ammazzandole formiche che infestano il mio bagno attirate dall'odore del cibo.
Sai, Gianni, da un paio di mesi ho adottato un piccolo cucciolo di gatto.Si chiama Leo (anche se io a volte lo chiamo Leopoldo o Leonardo o anche Leopino).
E' davvero dolce ma ha anche dei momenti in cui si comporta in maniera davvero folle, molto più della sua proprietaria!
Mi fa tanta compagnia visto che io vivo da sola ed ora sto scoprendo quanto è faticoso avere in casa una piccola creatura da crescere e accudire. Infatti la sera quando torno a casa, non importa quanto stanca io sia, il mio primo pensiero va a lui...Me lo prendo in braccio, me lo coccolo tutto quanto, lo riempio di baci, gli do da mangiare, gli cambio l'acqua e pulisco il suo cessetto.
E la mattina mi piange il cuore ad uscire e lasciarlo tutto solo per tutto il giorno. Lo guardo mentre parto che si arrampica sull'inferriata della terrazza e osserva l'orizzonte, forse chiedendosi quando ritornerò da lui.
Con Leo ci stiamo reciprocamente addomesticando, proprio come il piccolo principe e la volpe nel mitico libro di Saint-Exupery; perchè, come recita il libro, non si conosce solo ciò che si addomestica, addomesticare significa creare dei legami e, soprattutto, "l'essenziale è invisibile agli occhi".
E' il tempo perso per Leo che lo ha reso così importante per me. L'hai letto, caro Gianni, questo splendido libro? E' un capolavoro! Se ti va, prova lassù in paradiso a vedere nella Biblioteca Celeste se San Pietro ti può lasciare una copia in prestito per un pò, ne vale davvero la pena.
A proposito, mio caro amico, io do per socntato che tu ora sia in Paradiso, te lo meriti tutto.. Anche se, sotto sotto, un giretto nel Purgatorio io non lo disdegnerei, se non altro per conoscere persone nuove.
A questo punto sarai anche stufo di leggere i miei sproloqui, ma ho lasciato volutamente per ultima la notizia più bella, che vorrei condividere con te; ebbene sì, caro Gianni, mi sono innamorata.. e di brutto questa volta.
Peccato che tu e Yuri non vi siate mai incontrati, sicuramente ti sarebbe piaciuto. Ci sono mille cose che me lo fanno amare ogni giorno di più: è' il primo uomo che abbia amato a prima vista quanto me il sovracitato Piccolo Principe e per me vuol dire molto.. E grande e massiccio come piace a me (non apprezzo le persone troppo magre e detto da me è tutto un programma!), è intelligente e un gran dispensatore di gesti e parole d'affetto, ma soprattutto è il primo e unico uomo a cui non riesco a raccontare palle: riesce sempre a beccarmi, solo dal tono della voce, se ho combinato qualche cazzata.. E soprattutto sopperisce egregiamente alla mia ormai cronica penuria di neuroni (ho detto neuroni, non ormoni!!) che mi fa parcheggiare sui marciapiedi o nei divieti di sosta.
Concludo questa lunghissima lettera dicendoti che la promessa che ci siamo fatti a Natale la sto mantenendo, tu non ci sei riuscito ma non è colpa tua. Ci penso io per tutti e due.
Ti scriverò ancora, sperando di farti cosa gradita.. e intanto guardo la tua foto e sorrido.
Ti voglio bene!

domenica 3 ottobre 2010

Pastiglie

"Pastiglie per dormire...
Pastiglie per mangiare....
Pastiglie per volare..."
Ho riascoltato pochi giorni fa questa simpatica canzone dei Prozac+ e mi ha fatto sorridere..

Beh, ammetto che nella mia lunga carriera di anima svalvolata, ne ho prese di pastiglie: di tutti gli odori, di tutte le forme, di tutti i colori.. E ne sto prendendo ancora.. a volte me le cambiano, a volte me le aumentano, a volte infine me le diminuiscono.. e io rimango ad osservare gli effetti che fanno sul mio corpo..
Beh, questa volta è davvero dura.. Sto scoprendo con stupore ed anche con tanta paura ciò che da tempo sospettavo ma non volevo ammettere a me stessa: ho sviluppato una forte e pesante dipendenza dalle benzodiazepine, gli ansiolitici per capirci.

En, Minias, Halcion, Pasaden, Tavor, ma soprattutto Xanax. E' la mia droga, non riesco a farne a meno. Rappresenta come un cuscinetto che mi protegge dalle minacce che quotidianamente mi giungono dal mondo.. Non sempre sono così forte come appaio..
E ora che ho trovato un lavoro (beh è un tirocinio ma pur sempre di lavoro si tratta), tra l'altro il più bello ed interessante delle mia vita, mi trovo nella spiacevole situazione di dover diminuire le dosi, altrimenti non sono lucida a sufficienza e rischio di addormentarmi col viso appoggiato alla scrivania. Sarebbe davvero molto imbarazzante.
E allora via la pastiglia del mattino, solo metà a pranzo e poi dalla prossima settimana via del tutto anche quella di pranzo.
Ora mi sento maledettamente scoperta e fragile, mi sembra come di camminare in equilibrio precario cul bordo di un burrone.. Chissà se cadrò? Ce la farò? La vedo molto dura.
Sto proprio vivendo una crisi di astinenza in piena regola, come un drogato che molla l'eroina, ma io non ho il metadone per compensare.. Non ho nulla e mi sento affogare in un mare nero che mi sta inghiottendo.
Ho paura.
ho i brividi.
ho un'angoscia tremenda.
ho freddo.
Quanto durerà?
Ce la farò?

Intanto lascio che il tempo scorra, dedicandomi alle attività più futili e superficiali, per non pensare troppo.. altrimenti il mio cervello va in shut down..
Benvenuta nel mondo reale...
..escribir de mi vida.. no se puede contar....