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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

lunedì 18 ottobre 2010

Essere Pais Becher

Pais Becher da Auronzo di Cadore in provincia di Belluno.
Portare questo strano e bizzarro cognome per tutta la vita è un’esperienza unica. E’ come fumare un sigaro in una stanza senza finestre. E’ un marchio di fabbrica che ti distingue dalla massa.
Sono un poco presuntuosa? Forse sì, ma chi mi ama, saprà accettare con benevolenza questo mio piccolo momento di elevata autostima…
Siamo tutti a nostro modo peculiari noi Pais Becher; se ci incontri non ti dimentichi di noi tanto presto.
Ci vuole un piccolo sforzo per pronunciare correttamente questo cognome, ma chi lo fa significa che vuole abbattere le barriere linguistiche e non, ed entrare in contatto col nostro mondo.
Temo che Pais Becher sia un cognome in via d’estinzione: i miei cugini maschi, tutti sopra la quarantina, non si sono ancora avventurati nella riproduzione della specie e noi femmine non possiamo avvalerci del diritto alla trasmissione del cognome.
Non vedo i miei cugini da una vita, i rapporti tra i componenti della famiglia Pais Becher sono stati sempre molto tumultuosi, caratterizzati da aspri scontri e discussioni.
In pratica, ognuno si fa i fatti propri e ci si sente esclusivamente per Natale oppure in occasione di qualche funerale.
So che mio cugino Augusto è un bamboccione di quarant’anni che vive facendo il ragioniere o qualcosa di simile e addirittura ha scritto dei manuali in materia. Di più non so, ma non mi dispiacerebbe incontrarlo.
Ma il mio preferito è sempre stato Luca, che ha le stesse iniziali mie. Lo adoro, è il mio mito. Ha lo sguardo beffardo sotto gli occhialini d’ordinanza, il pizzetto e i capelli rasati corti per mascherare l’incipiente calvizie.
Da piccolo eccelleva in tutto ciò che faceva, soprattutto la musica. Ha iniziato col pianoforte, poi è passato al flauto traverso per poi finire a fare il bassista (o chitarrista, non ricordo) in una rock band. Le ultime notizie lo davano per iscritto ad un corso serale di ping pong.
Ho sempre cercato di imitarlo, di seguire il suo esempio, ma i risultati conseguiti sono sempre stati inferiori ai suoi. Diplomato con sessanta sessantesimi (contro il mio stiracchiato trentotto), una laurea in informatica e una carriera di tutto rispetto come responsabile di non so quale azienda. Mi ricordo la sua laurea: ha discusso una tesi di ricerca operativa riguardante il calcolo delle rotte aeree che minimizzavano i costi. Roba da fuori di testa….
Quando ero piccola, nei forzati soggiorni a casa sua, imposti dalle frequenti e lunghe degenze ospedaliere di mio padre, ho imparato un sacco di cose. Soprattutto a giocare a ping pong e tuttora questa è una disciplina nella quale mi so distinguere egregiamente.
Mi ricordo anche che aveva costruito in giardino un rudimentale campo da golf e perdevamo ore a fare una marea di partite, con dei mestoli di legno al posto delle regolamentari mazze.
Si decideranno, prima o poi, Luca o Augusto a sputare qualche spermatozoo verace e fecondare le loro donne affinché la stirpe dei Pais Becher continui nel tempo? Non ho ancora capito se ne vale la pena oppure no… Affido a loro la difficile decisione.
Dei miei antenati purtroppo ne so poco. Mio nonno Augusto faceva il finanziere, ma contrabbandava sigarette con gli austriaci. Aveva una marea di fratelli che non ho mai incontrato ed è morto presto, credo fosse il ’47, tanto che mio padre è dovuto emigrare in Sicilia per trovare lavoro (e qui non mi tornano i conti.. Non era il contrario, cioè che i siciliani emigravano al Nord per trovare lavoro?? Mistero…)
Mio padre mi ha spesso detto che io assomiglio a suo zio (il fratello di mio nonno), tale Barba Mansueto o qualcosa di simile. Barba Mansueto ogni volta che gli facevano una domanda, rispondeva con una sonora scoreggia. Ecco cosa ho ereditato dai Pais Becher...
In realtà ho ereditato tanti tratti distintivi di questa stirpe: adoro i numeri, fare conti, analisi statistiche, ribaltare i dati e fare grafici colorati, sono testarda, sono facile alle azioni di insubordinazione contro i miei superiori, dico quello che penso senza contare fino a dieci, attacco rissa con facilità, ma in fondo sono di animo buono.
Ma non tanto come mio padre.
Mio padre è un figo ma è anche un gran paraculo. E' sempre riuscito, in un modo o nell'altro, a cavarsi fuori dagli impicci, a trasferirsi, cambiare donne e lavoro, metter su casa e una famiglia, distruggere una vita con poche ma semplici mosse.
E' persino arrivato a beffare la morte in un paio di occasioni, ed in questo io sono fiera di assomigliargli.
Non nascondo che il rapporto con mio papà è sempre stato caratterizzato da sentimenti molto forti, che viaggiavano rapidamente da un polo estremamente positivo a quello opposto: ci siamo sempre o molto amati o molto odiati. Ma mai ignorati.
Da giovane ha fatto di tutto, dall'impiegato contabile, al gestore di campi da tennis, a giornalista di cronaca sportiva, all'impiegato comunale e infine impiegato all'ospedale.
Ho intuito che la sua giovinezza è stata abbastanza vivace (anche se caratterizzata da numerosi problemi finanziari).. si divertiva un sacco coi suoi amici, corteggiava le turiste, chissà quante se ne è spupazzate, per poi arrivare a 38 anni (la mia età!) ad impalmare quella santa donna di mia madre, che più che una moglie è stata una crocerossina.
Da piccola si inventava di sana pianta le favole che mi raccontava per addormentarmi, mi portava in giro in bicicletta, mi ha salvato la vita in un bruttissimo incidente stradale, mi ha insegnato tutte le canzoni che cantano i cori di montagna.
Ma ha anche sempre preteso l'eccellenza negli studi, cosa che non sempre sono riuscita a garantire.. Quel misero trentotto agli esami di maturità me lo ha rinfacciato per una vita. E non ha mai accettato che io mollassi l'università a 22 anni perchè ero stufa, ma si è emozionato fino alle lacrime quando a 28 anni ho ripreso in mano i libri e mi sono laureata.
E' d'animo biuono, ma se lo contraddici, scoppia in una rabbia violenta che io non ho mai accettato, arrivando a scontri, spesso fisici, devastanti e violenti.
Adesso è un pò malconcio, sta percorrendo lentamente la strada che lo porterà alla perdita dell'autosufficienza, affetto ormai da anni dal Morbo di Parkinson e dalla demenza senile. E non c'è cura che tenga.
Ed io ho una paura fottuta dell’avvicinarsi del momento in cui lui se ne andrà, nella valle di Josafat (come lui la chiama), a declamare poesie a San Pietro, tanto da fargli venire una barba lunga fino alle ginocchia. Sì, perché mio padre, se gli chiedi cosa ha fatto ieri o dove ha messo gli occhiali, non si ricorda di nulla, ma è in grado di recitare a memoria un sacco di poesie che ha imparato a scuola.
La demenza senile e il Parkinson me lo stanno portando via, io cerco di frequentarlo il meno possibile perché mi fa male vederlo ridotto a un piccolo ometto gobbo, coi capelli tutti bianchi e le mani sempre tremolanti, perennemente alla ricerca della parola che vuole dire ma non riesce a pronunciare.
Ogni tanto si lascia andare a manifestazioni d'affetto, come un bacio in testa, un abbraccio, ma a me queste cose mettono in imbarazzo, non ci sono abituata.
E io??? Nel corso degli anni ho imparato la nobile arte di fare il pagliaccio in questo buffo teatrino che è la vita. Oggi mi trovi qui, domani lì, e via via in un perenne reinventarsi in lavori sempre nuovi, tutti molto diversi fra loro. Ho fatto davvero di tutto nella mia vita per sbarcare il lunario e non nascondo che mi piacerebbe trovare prima o poi un pizzico di stabilità.
Oggi ho scoperto con gran disappunto che si sono chiuse le selezioni per Operatore Necroforo presso il comune di Udine, ho capito che sarebbe il mio lavoro ideale.. Mi ispira un casino, ma come sempre arrivo fuori tempo massimo.
E se poi un giorno la fortuna decidesse di girare dalla mia parte e io disponessi di una discreta somma di denaro, allora realizzerò quello che oggi si è palesato con chiarezza davanti ai miei occhi, ciò che voglio fare da grande: aprirò un’agenzia di pompe funebri, la Luisona’s Trips & Tricks. Come and enjoy me!!!

4 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Ciao omonima ;) sono entrata nel club 26 anni fa e non so ancora se esserne felice o meno =D

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    1. che dire? benvenuta nel club!! ci faremo compagnia:)

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