Quando la mattina apro gli occhi il primo pensiero è: "Che cosa farò oggi?"
E la risposta è invariabilmente la medesima: "Una emerita minchia".
Spesso mi allieta sapere che la sera avrò lezione di kick boxing: almeno so che c'è un saccone che non aspetta altro che essere preso a calci e pugni da me. Ma non basta.
Scaccio immediatamente i malefici pensieri e mi alzo. Sempre le solite cose: mi piacciono i riti.
Accendo il pc, la stufetta (perchè anche se il riscaldamento funziona io prediligo gli ambienti caldi), do da mangiare alle belve inferocite e guardo il mondo fuori dalla finestra.
Caldo o freddo non importa, tanto la casuccia mi protegge da tutto.
Ed inizia il momento più bello della giornata: il sacro rito della colazione. Marco mi fa trovare una tovaglietta di carta col cucchiaino e poi io mi prendo il necessario. Uno yogurt Activia (che detto fra noi non funziona per niente), ci metto dentro un generoso cucchiaino di dolce miele d'acacia e completo il tutto con una manciata di corn flakes.
Mi gusto l'intruglio con calma, assaporando ogni boccone sperando che non finisca troppo presto. Ed infine è d'uopo una bella sigaretta, anche questa gustata con calma e tranquillità.
E qui la mia giornata può considerarsi finita. Mi aspetta il nulla assoluto.
Per questo poi torno a letto anche se non ho sonno. Fisso il vuoto e non penso a niente.
Talvota do una mano a Marco col suo lavoro ma non c'è granchè da fare.
Ho esaurito la fantasia sulle cose da fare ma ugualmente mi trucco e mi vesto magari solo per andare a prendere il pane, tutti espedienti per far passare il tempo.
E il lavoro? Tanto a lungo inseguito, tanto a lungo sfuggito.
E quando per l'ennesima volta l'impiegato dell'ufficio di collocamento alza le braccia al cielo dicendo. "No, lavoro non ce n'è proprio", beh allora mi cadono le palle. E' una frase sentita troppe troppe troppe volte. Basta, ci rinuncio.
Senza cadere nell'autocommiserazione, cosa che io aborro, devo ammettere che ho gettato la spugna.
Sono stanca e neanche più incazzata. Direi rassegnata. Mi godo le mie piccole cose e me le faccio bastare.
Finchè riuscirò a sopportare questa vita.
Finchè non mi tornerà la voglia di imbottirmi di pastiglie e finalmente dormire un sonno eterno a felice.