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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

lunedì 15 novembre 2010

Nuvole - l’eterno divenire

Ho preso in mano ed interrotto la scrittura di questo post un’infinità di volte. Proprio non riesco a concluderlo. La ragione di tutto ciò mi è sconosciuta. Forse perché nella mia mente avevo deciso che questo fosse l’ultimo post, dopodiché mi sarei presa una pausa ristoratrice. Quasi sicuramente c’è una parte di me che vuole assolutamente continuare questo gran bel gioco della scrittura più che creativa, io definirei compulsiva, e in tutti i modi sta facendo subdolamente ostruzionismo.
Non so cosa ne sarà di me, che vita farò, con quali persone starò, se riuscirò un giorno a far pubblicare il libro tratto da questo mio blog, se riuscirò a realizzare i mille desideri di cui ho ampiamente parlato nei giorni scorsi.
E’ tutto un continuo divenire, tutta cambia, situazioni e persone si avvicendano in un rapido susseguirsi, gli scacchi cambiano la loro posizione sulla scacchiera, le navi affondano, i palloni scoppiano, ed è tutto così veloce che non ci sto capendo più niente.
Oggi mi sento molto indifesa e ferita. Ma confido nelle mie capacità di ripresa che più volte si sono dimostrate eccellenti (sono anche riuscita a guardare in faccia la morte ed ora sono qui a scrivere..), per cui non saranno poche labili inezie a turbare il mio cammino..
Purtroppo però le cicatrici rimangono per sempre, sono indelebili. Io non ho bisogno di tatuaggi, sono sufficienti i segni che porto sulla pelle per ornarmi, e, perché no, anche quelli nell’anima..
Ma ora basta indugiare. E’ molto probabile che tra qualche ora io sia in palestra a saltare e fare esercizi difficilissimi, divertendomi come una capra.
Fatta dunque la doverosa premessa, riparto da dove mi ero inceppata, cercando di assemblare al meglio la marea di appunti sparsi che ho creato negli ultimi giorni.
Se questo sarà l’ultimo post non sono in grado di dirlo, più volte mi sono rivelata incoerente e non ho mantenuto le promesse. Starò a vedere cosa succede, se avrò voglia scriverò ancora, altrimenti mi dedicherò ad altre attività. E’ tutto così semplice.

Non mi va di fare il punto della situazione.
Non mi va di commentare i miei ultimi post, anche se hanno suscitato molte polemiche e critiche.
Non mi va di giustificarmi. E non ho intenzione di spostarmi dalla mia posizione neanche un centimetro.
Non mi va di stare seduta a questa scrivania.
Voglio uscire, andare lontano, fare un lungo viaggio, anche solo con la fantasia. So farmi bastare il poco e il non abbastanza.
Oggi è una giornata nuvolosa, quasi senza senso, è uno di quei giorni in cui ti chiuderesti in casa a sonnecchiare, sprangando la porta e chiudendo tutti i contatti col mondo esterno.
L’unica cosa che mi va di fare oggi è scrivere. Scrivere e non pensare. Soprattutto a mio papà, che negli ultimi mesi ha visto peggiorare a vista d’occhio la sua demenza senile, tanto che il medico che ho consultato, ha previsto tempi non lontani in cui saremo costretti a prendere una badante. La sua autosufficienza si sta dileguando piano piano anche se lui si sforza di ammettere che non è vero. Testardo come un mulo, proprio come me.
La sola idea di saperlo condannato ad un futuro difficile e penoso, mi fa accapponare la pelle.
Ma voglio essere ottimista, sperare che ci sia qualche nuova cura che lo faccia vivere meglio perché voglio continuare a ridergli in faccia quando vado a trovarlo e lui si presenta vestito come uno scozzese con quegli stivaloni tutti foffosi che tanto vanno di moda adesso (ma lui è più avanti rispetto alla moda, la crea lui, con buffi ed azzardati abbinamenti).
Sicuramente mi farò trovare pronta al momento dell’emergenza, ma prego affinché quel momento rimanga molto lontano.
Tutto sommato le cose non mi stanno girando poi così male.. la salute c’è, una cosa che assomiglia a un lavoro anche, un tetto sotto il quale dormire, un letto su cui buttarmi a riposare, un computer sul quale chattare e scrivere forsennatamente, un gatto quasi obeso (e padrone incontrastato della mia casa) da sfamare ed accudire e quel gran’uomo del mio moroso da amare.. Anche se, visto in una foto scattata la scorsa settimana in cui indossava i miei enormi occhiali stile Arisa, Yuri sembrava più che altro la caricatura della nonna Pina. Abbiamo a casa mia la nostra oasi di pace, la nostra isoletta tranquilla e lontana dalle rotture di scatole che ci provengono dal mondo esterno, ci piazziamo alla scrivania ognuno col suo pc oppure facciamo lunghe ed avvincenti partite a Labirinto (un gioco di società davvero figo).
Sarebbe divertente se il mio moroso, col suo cognome altisonante e dalle nobili origini, Yuri Belgrado, fosse un nazi o uno skin head.. A me piacciono troppo i paradossi e le ambiguità.. lui invece è unico.. è riuscito a distinguersi persino durante il funerale del padre quando tutti si facevano il segno della croce mentre lui ha levato in alto il pugno del braccio sinistro, in un ultimo saluto al compagno caduto.
Talvolta, quando mi fissa negli occhi da distanza ravvicinata, io capisco al volo che Yuri non sta bene; è triste e cupo. In una parola, depresso. Io la sento la puzza di depressione, ormai conosco molto bene i miei nemici, non mi passano inosservati.
Nessuno se ne accorge, lui sa essere un abile artista (anzi, mi piace di più pensarlo come un funambolo), molto istrionico, originale, decisamente coinvolgente e fortemente carismatico.
Ma io lo so che non è tutto lì, quella è solo l’apparenza. E siccome l’essenziale è invisibile agli occhi (non l’ho detto io, bensì il Piccolo Principe) io ho lentamente imparato ad ascoltare, a cercare, a scavare nell’intricato labirinto che è la sua anima.
Quello che vedo a volte mi preoccupa, a volte addirittura mi infastidisce, ma alla fine dei conti la sua fragilità e quella patina evanescente di colore grigiastro che c’è dietro i suoi occhi me lo fanno amare ancora di più. Vorrei abbracciarlo, proteggerlo dal mondo (ma non come la Mother dei Pink Floyd), ridargli finalmente la serenità che invano sta cercando.
Una cosa è certa: se io un giorno mi accorgessi di stare lentamente scendendo nel baratro della follia, sarei la prima a prendere le distanze, non voglio in nessun modo che Yuri soffra per causa mia, per cui lo terrò decisamente lontano dai miei shut down mentali. E’ l’unico modo che ho a disposizione per fargli capire quanto lo amo.
Ma dubito fortemente che questa estrema ipotesi si verifichi, voglio essere ottimista per una volta.

Io mi diverto un casino a scrivere. Nelle parole mi piace il suono, il rapido susseguirsi delle rime, la teatralità dei racconti.
Ormai il mio quaderno giallo sta esaurendo i suoi fogli, la mia mente insana continua a sputare fuori parole e frasi senza senso che io poi provo ad assemblare per creare una sorta di racconto con un minimo di senso logico e/o nesso causale.
In casa mia il disordine e il caos regnano sovrani, le ragnatele pendono dal soffitto e le mutande stanno appese sullo stenditoio per più di una settimana. Il gatto cammina ovunque vuole, ogni mobile conserva una traccia del suo passaggio.
Nel corso degli anni, nella mia onorata carriera di compratrice low cost, ho accumulato una quantità inverosimile di maglie e pantaloni che alla fine si somigliano tutti, tanto io mi vesto solo di nero o al massimo grigio o in jeans, preferibilmente strappati.
Periodicamente, quando tutto il vestiario assume la forma di un sacco di ciarpame, procedo ad effettuare una certosina cernita dei cadaveri e regalo tutto alla Caritas. Sperando ovviamente che la Caritas non si fotta le cose più belle, lasciando quelle più disastrate a chi realmente ne ha bisogno.
In casa mia, come ho già detto, oltre al caos regna incontrastato Leo, il mio gatto obeso, frutto di un momento di follia, quando ho voluto realizzare il mio atavico desiderio di trovare qualcuno a casa che mi aspetta quando rientro tardi la sera.
La castrazione è riuscita solo parzialmente a calmare i suoi folli rally terrazza-bagno-camera-divano, a tutta velocità, con le orecchie tese e gli occhi fulminati. Non so se sono io ad influenzare lui o sono io che mi comporto come un animale.
Fatto sta che come cura, per tranquillizzarlo un po’, avevo pensato di dargli da bere la grappa ai frutti di bosco che giace ormai da secoli nel carrello portavivande (il nocino me lo sono scolata a canna tutto da sola, non ricordo quando).

Il mio futuro è un’incognita nebulosa. Mi piacerebbe essere ancora felicemente la compagna di Yuri, sempre che lui lo voglia.
Molto verosimilmente sarò ancora ospite di qualche clinica psichiatrica, legata con la camicia di forza e imbottita di litio fino al buco del culo. Ma tanto i Maya hanno predetto che il 21/12/2012 arriverà la fine del mondo, quindi non mi pongo troppi problemi.
A me piace camminare in bilico, stando in equilibrio precario sulla sottile linea che divide ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che è forte da ciò che debole..
In una parola: borderline.

Amo gli eccessi. La normalità e il grigiume mi annoiano e mi opprimono. Negli altri cerco la creatività, lo spirito di inventiva, l’originalità. Non mi piace chi si piange addosso, chi dice che si stava meglio quando si stava peggio e che non ci sono più le mezze stagioni.
Ogni tanto provo delle forti sensazioni di entactogenesi (sensazione generale in cui tutto pare giusto e buono per il mondo) e di empatogenesi (sensazione di sintonia emotiva con l’altro). Poi ricado a terra, mi sveglio e tornerei a dormire, chiudendo la porta a doppia mandata e tirando giù le persiane.

Una volta mi hanno diagnosticato un disturbo borderline di personalità. Non ho capito bene di cosa si tratti e forse in fondo non mi interessa neanche saperlo.
I mesi scorsi, durante il mio ultimo ricovero a Teolo, il gran vate dott. F. (manteniamo la privacy per una volta) da me interpellato sull’argomento, ha affermato che al giorno d’oggi una diagnosi di borderline non si rifiuta a nessuno.
Fatto sta che io mi trovo d’accordo con il mio strizzacervelli di fiducia, l’eroico dottor B., il quale sostiene che non è facile e tutto sommato non è neppure giusto imbrigliare una personalità dietro le rigide griglie di una tabella statistica.

Al lavoro ci vado volentieri, mi è sempre piaciuto molto lavorare. O forse è perché ti manca una cosa allora la vuoi avere a tutti i costi e quando ce l’hai non te ne può fregare di meno.
A volte mi immagino come sarei dall’altra parte della scrivania, a prendere decisioni sul futuro di altre persone. Non so mica se sarei gentile e comprensiva oppure se sarei una enorme figlia di mignotta, diventando una gran dittatrice.
Dovrei indossare abiti eleganti e formali e sarei costretta a lasciare nell’armadio i jeans strappati e gli stivaloni neri.
No, forse non ne vale la pena perdere in questo modo la libertà.

In passato, nella disperazione causata dalla mancanza di lavoro, sono addirittura arrivata a pensare di mettere il mio corpo in vendita, o al massimo in affitto o in leasing, ma al di là di ogni considerazione moralista, non credo di essere portata per questo genere di affari. Al massimo potrei optare per una di quelle formule nuove tipo staff leasing o contratto di inserimento introdotte dalla Legge Biagi (pace all’anima sua, ma il suo intervento normativo ce l’ha messo in culo a tutti).
O forse ancora potrei mettere in vendita il mio utero.. ma con tutte le pastiglie che prendo, rischio di partorire un mostro, una specie di incrocio tra Shreck e Furia cavallo del west.

Cosa mi succederà domani? Cosa ha tenuto in serbo per me il destino? Non lo so, ma so per certo che voglio esserci a godermi tutto ciò che accadrà nella mia vita.
Sono curiosa di leggere il seguito della mia storia, magari fra dieci anni, e magari scoprire che di strada ne ho fatta e che ho raggiunto dei traguardi importanti. Sì, sono ambiziosa, e non mi vergogno di affermarlo a gran voce.
Spero di non avere nemici, ma se ciò dovesse accadere, saranno tutti cavoli loro perché quando io mi incazzo divento come quei cagnolini piccoli e pelosi che ti si attaccano al polpaccio e non mollano più la presa. So essere molto feroce, soprattutto con le parole, ma mi sto attrezzando anche sul piano prettamente fisico.
Auguro ai miei più cari amici di trovare uno spiraglio di serenità, di mettere a tacere i mille dubbi e problemi che si trovano quotidianamente ad affrontare.
Spero anche che ci sia un governo, non mi interessa se di destra o di sinistra, qualsiasi coalizione va bene purché vengano rispettati i diritti basilari di una persona, soprattutto mi riferisco al diritto al lavoro e a ricevere una retribuzione congrua per il proprio operato. Così come lo stabilisce la nostra Costituzione.
Vorrei anche che non ci fossero più guerre e morti di fame, ma anche morti per disturbi alimentari e malattie mentali. Lo so che è una pia illusione, da che mondo è mondo, il piccolo viene inghiottito e triturato da chi è più forte di lui. E’ la natura umana: homo homini lupus e soprattutto non ci sono più le mezze stagioni.
Delle dieci cose che vorrei ancora fare nella vita ne ho parlato a profusione. Il problema è che più ci penso più si allunga la lista e non so se avrò tutto il tempo a disposizione per realizzare i miei sogni. Eventualmente ne tengo un paio di riserva per la prossima vita.
Ormai quello che dovevo dire l’ho detto, quello che dovevo fare l’ho fatto. Non cancello e non rinnego una virgola di tutto ciò che ho scritto finora.
Continuerò imperterrita a percorrere la mia svalvolation road, con la sana follia che mi contraddistingue, aggirando sapientemente gli ostacoli che si presenteranno sul mio cammino, combinando guai come al mio solito fintanto che qualche zelante psichiatra non si decida a mettermi a tacere definitivamente con una bella dose massiccia di neurolettici.
Ora mi aspetta una nuova ed entusiasmante sfida: vedere se qualche casa editrice ha il coraggio di pubblicare i miei scritti e stare a guardare divertita l’effetto che fanno.
Spero vivamente che un’ondata di questa sana follia travolga in pieno l’intera umanità, facendoci dimenticare, anche solo per un attimo, i nostri quotidiani turbamenti e preoccupazioni.

Ed ora anche questo, come tutti i bei giochi, deve necessariamente finire. O perlomeno prendersi una pausa ristoratrice.
Cosa fatta capo ha. A lo echo pecho, come dicono in Spagna. Tutto d’un tratto mi sento molto stanca ed affaticata: questi ultimi due mesi sono stati davvero impegnativi ma anche ricchi di soddisfazioni.
Senza che io me ne accorgessi, la giostra ha iniziato a correre a velocità frenetica, e io ci sono salita sopra con tutta l’incoscienza di cui dispongo.
L’ebbrezza della velocità mi ha portato alla scoperta della mia vena creativa: la mia mente iperstimolata ha continuato a sfornare incessantemente parole, frasi e discorsi che io mi divertivo ad acchiappare al volo per poi riportarle sul blog, ogni volta sempre più stupita di tutto ciò che ero in grado di partorire.
Questo fiume in piena di energia ha rotto tutti gli argini ma per fortuna questa volta non ha fatto danni come in passato. Sono riuscita, dopo lo stop forzato della scorsa primavera, a riprendere il lavoro, inserirmi in un nuovo contesto, imparando con abnegazione ed impegno tutto ciò che mi è stato insegnato. Contemporaneamente ho continuato il mio praticantato per diventare Consulente del Lavoro, ho studiato ed ho preparato le tesine richieste. Sono andata costantemente in palestra tanto da costruirmi su misura un corpicino di tutto rispetto…
Ora però vorrei fermarmi un attimo e arginare questo travolgente fiume di energia. Voglio scendere dalla giostra e farmi una bella passeggiata nel luna park della vita, prima di riprendere a volare.. Mi gira un po’ la testa..
E poi ci sono un sacco di cose nuove che voglio fare: mi sono iscritta a due corsi on line di spagnolo ed inglese commerciale, devo studiare una voluminosa dispensa di diritto amministrativo per partecipare ad un paio di concorsi pubblici, devo prepararmi per l’esame di stato per Consulente del Lavoro nonché per il colloquio di fine pratica, voglio imparare a cucinare qual cosina in più del mio solito pollo al forno, voglio imparare a fare bene tricking (arte marziale coinvolgente ed appassionante), ho una valanga di libri da leggere, molto spesso due o tre contemporaneamente perché quando leggi un libro è come immergersi in un mondo a parte, un padre da seguire, un gatto obeso ed una casa da accudire, un uomo da amare. Ho imparato che l’amore se non lo curi come una pianta rara, rischia di appassire e svanire nel nulla…
E non devo dimenticare il lavoro: mai abbassare la guardia. A dicembre mi scadrà il contratto, non è detto che me lo rinnovino, ma se lo faranno sarà sempre con una formula che a me inizia a stare stretta: quanti anni ancora devo fare la tirocinante non retribuita? Ho forse scritto in fronte “Lavoro gratis”????? Vorrei iniziare finalmente a guadagnarmi un po’ di soldi, voglio sentirmi libera di fare la spesa, anche solo per comprare il pane e il red bull.. Ormai sono diventata un’esperta in tema di ricerca lavoro, so a chi chiedere e come chiedere, spero tuttavia questo giro di ottenere qualcosa. E qui mi fermo, sennò dovrei scrivere un libro a parte.
Mi piacerebbe, tra qualche mese, riprendere in mano questo mio blog ed aggiornarlo con una vagonata di mille nuove cose che avrò detto o avrò fatto.
Sembra di no, ma le giornate trascorrono veloci come la luce, senza neanche accorgersene, ma alla fine di ogni giorno c’è sempre qualcosa di nuovo che si è imparato e pochi piccoli passi in avanti che si è compiuto. E alla lunga, questi piccoli passi vanno a creare un lungo percorso di crescita.
Ed ora, cari amici e lettori, vi saluto tutti (momentaneamente) con un immenso abbraccio, augurandovi che il vostro cammino non incontri strade troppo tortuose, ma vi porti invece piacevoli sorprese ed incontri appaganti. Divertitevi più che potete.
E nel salutarvi, vi lascio con una perla pronunciata da quel grand’uomo che fu Forrest Gump: stupido è chi lo stupido fa. Vangelo.

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