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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

giovedì 21 aprile 2011

Voglia di casa

Caro Gianni,
scrivo a te perché in questo periodo sei il mio interlocutore preferito.
E' un periodo strano. Mi trovo ricoverata ormai da 21 giorni e adesso proprio non ce la faccio più. Mi sento in gabbia. E soprattutto sento che questo non è il posto dove devo stare adesso.
Ho raggiunto dei traguardi ragguardevoli: non ho più quella rabbia e aggressività che mi caratterizzavano i mesi scorsi, non sento più la necessità di scagliare piatti contro il muro oppure tirare calci alle pareti.
E soprattutto sono più serena nei tuoi confronti. I medici direbbero che “ho elaborato il lutto”, io semplicemente dico che ho finito di sentirmi in colpa per non averti salutato prima della tua partenza. Quel grosso masso che mi appesantiva l'anima è scomparso. Si è dissolto. Ho capito che le cose sono andate come dovevano andare, io non ho colpe e so che dall'alto tu continui a proteggermi e vegli su di me.
Non ho più il forte desiderio di raggiungerti, penso che ci siano ancora molte cose che posso e voglio fare in questa vita, per cui il nostro incontro è solo rimandato.
Di te mi rimane lo splendido ricordo di una persona forte, allegra, fuori di testa, pieno di sensibilità e quel tuo sorriso ce l'ho sempre stampato nella mente.
Voglio pensare che sia stato tu ad aiutarmi a far sparire quel velo nero che avvolgeva la mia anima e questa è una prova tangibile che mi stai proteggendo.
Ora è il momento di dare una svolta. In questo luogo di sofferenza e di dolore, sto assorbendo tutta la negatività che c'è dentro come una spugna. Sono sempre stata troppo sensibile e questo non va bene. Mi si ritorce contro.
Voglio essere circondata da persone positive e vivere in un ambiente sereno. Che non è questo.
Ciò non toglie che io qui abbia conosciuto delle persone straordinarie a cui voglio un bene dell'anima, ma adesso è ora di tornare a casa.
Ci sono troppe cose che mi aspettano: il mio uomo che dorme da solo e un letto vuoto a metà mette tristezza, ho un lavoro, due gatti (soprattutto Leo sente la mia mancanza in maniera molto forte), una casa a cui badare, il mio corso di contabilità, la palestra e tutte quelle piccole cose che messe assieme ti fanno arrivare a fine giornata con un sorriso sulle labbra e non con la carogna sulle spalle.
Per cui spero e voglio che la prossima lettera che ti scriverò sarà dal computer di casa e non da questa clinica che mi sta opprimendo.
Rivoglio la mia vita. Con rinnovato entusiasmo e serenità.
Grazie per tutto quello che hai fatto e che farai per me. Ti voglio bene.
Lu

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