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Uno splendido viaggio sulle montagne russe della mente di una borderline girl

martedì 2 agosto 2011

Caro papà

Caro papà,
sono diversi giorni che penso a te, sei costantemente nella mia mente, ma i pensieri sono molto contrastanti. Come da sempre è stato contrastante il nostro rapporto. Affettuosissimo oppure aggressivo. Sempre agli estremi, proprio come sono io, o bianco o nero, zero sfumature intermedie.
Da te ho ereditato diverse cose: gli occhi azzurri (che apprezzo molto), il fisico alto e asciutto, il viso lungo e spigoloso, l'impulsività e il non saper contare fino a dieci prima di dire qualcosa di molto cattivo che può ferire qualcuno (ma anche l'incapacità di portare rancore, per te tutto passa subito, io invece mi porto sulla schiena vagonate di rabbia da molti anni).
Ho preso inoltre da te la passione per i numeri, il gusto di fare calcoli e tabelle, non per niente mi sono laureata in statistica.
Quando le cose non vanno come vuoi tu, basta una scintilla per far scatenare la tua rabbia. Però a differenza di me, non sei un leader, una persona carismatica: non per niente ti sei preso un posto pubblico con un concorso pubblico, diciamolo, un po' falsato, e ti sei garantito lo stipendio il 27 di ogni mese, senza troppe rogne e rotture di scatole. Io invece, nonostante le tue insistenze affinché facessi concorsi pubblici, sono più grintosa e ambiziosa, aspiro a lavori dove il pane quotidiano te lo devi sudare duramente, combattere per far vivere e prosperare un'azienda come se fosse mia. Che poi la fortuna nel trovare un bel lavoro come piace a me mi abbia voltato le spalle, quello è un altro discorso. Che ci vuoi fare, amo le sfide ed ho fatto molte scelte sbagliate. Ma almeno non ho rimpianti.
Ma ora parliamo di te: i ricordi si perdono nella notte dei tempi, quando da piccola mi raccontavi storie inventate da te per farmi addormentare (forse è per questo che adesso vorrei tanto scrivere fiabe per bambini). Quando mi portavi sulla neve con lo slittino. Quando eravamo profughi a Grado dopo il terremoto del 1976, tu venivi a trovarmi il fine settimana e mi ricordo le corse in bicicletta e tu che mi rincorrevi.
Poi la sfortuna, non saprei come chiamarla altrimenti, ha bussato alla porta di casa nostra e tu, quando io ero ancora troppo piccola per capire, hai iniziato ad avere i tuoi pesanti ed infiniti problemi di salute che ti hanno portato più volte con un piede in quella che tu chiami “Valle di Josafat”. Noi siamo di tempra dura e tu sei riuscito a beffare la signora con la falce parecchie volte. Probabilmente hai sette vite come i gatti. Quante te ne sono rimaste? Eri sempre in ospedale: o al lavoro visto che eri impiegato lì, oppure ricoverato. Non c'eri mai, io venivo sballottata da vari parenti, ma nessuno mi diceva nulla. Ma, ricordatelo, i bambini capiscono quando c'è qualcosa che non va. Io sentivo la tensione in maniera fin troppo palpabile e reagivo per sfogare la mia rabbia picchiando i bambini più piccoli di me del mio quartiere, ero maledettamente selvaggia e incazzata. Andavo giù duro...
Anche io, come te ho beffato la morte in un paio di occasioni, come quando abbiamo avuto quel brutto incidente stradale, il lontano 25 aprile 1982, quando tornando a casa da Auronzo, un ubriaco ci ha centrato in pieno, distruggendoci la macchina e procurandoci non poche lesioni. Ricordo che stavamo canticchiando le canzoni dei cori di montagna, quelle che tu mi hai insegnato con passione e che cantavamo sempre, quando, tutto all'improvviso, all'apparire di una macchina nella direzione opposta tutta nel centro della strada a velocità pazzesca, per salvarmi la vita (altrimenti mi sarei sfracellata sul vetro anteriore) hai mollato il volante e ti sei gettato sopra di me per proteggermi, altrimenti ci avrei lasciato le penne. All'epoca purtroppo non esistevano airbag e obbligo di indossare le cinture di sicurezza.
E poi la lunga degenza, in stanza assieme (lavorando in ospedale avevi i tuoi giusti privilegi) e infine la convalescenza tutti e due con le stampelle a camminare per il paese per fare riabilitazione..
Ti ho visto piangere una volta sola e mi ha fatto un'impressione incredibile: pochi giorni dopo l'incidente ti ha colto un momento di disperazione fortissima perché ti sentivi in colpa per avermi fatto del male. Ma io non ti do nessuna colpa, anzi, quell'evento ci ha uniti come non mai. Mi hai salvato la vita.
A scuola apprezzavi prestazioni elevate, che io sono riuscita a garantire solo fino ad un certo punto. Mi ricordo quando erano usciti i risultati degli esami di terza media e io avevo preso ottimo, il mio primo pensiero è stato correre a perdifiato da te (che tanto per cambiare eri ricoverato) per darti la lieta novella. Poi al liceo mi ha colto lo scazzo più totale, studiavo solo le materie che amavo di più, matematica, latino, inglese, il resto non mi interessava. E quando in seconda sono stata rimandata in tre materie, appena arrivata a casa mi sono chiusa a chiave in camera per paura che tu mi picchiassi. Per non parlare dello striminzito 38 alla maturità, me l'hai rinfacciato per una vita. Come pure quando ho deciso di mollare l'università, non ricordo periodi peggiori di tensioni e litigi, urla e insulti. Però quando a 28 anni ho ripreso in mano i libri ed ho portato a termine gli studi interrotti, il giorno della laurea ti sei commosso.
Non serve che tu me lo dica, ma l'ho sempre capito che non apprezzavi le mie scelte lavorative, a tuo avviso troppo di basso livello: ho fatto la commessa, la promoter, ho fatto volantinaggio e telemarketing ed anche le pulizie. Lo so benissimo che tu immaginavi un futuro radioso per me: un bell'impiego, una famiglia, un paio di nipotini con cui giocare.. Ebbene no, le cose sono andate diversamente e prima o poi te ne dovrai fare una ragione. Però pensa che figata: hai una figlia borderline. E chi non la vorrebbe??? Con me non ci si annoia mai....
Tu hai una capacità straordinaria di ferire le persone con le parole, che sono delle pugnalate che vanno dritte al cuore e il bello è che neanche te ne accorgi. E quante pugnalate mi ha dato.
L'ultima una settimana fa, quando sono venuta a salutarti prima del mio ricovero ospedaliero e tu mi hai detto: ”Questa non è la vita che avevo pregustato per me. Belle soddisfazioni ci hai dato..” Beh, grazie di cuore, un'altra pugnalata era giusto quello che mi mancava. Potevi fare a meno di mettermi al mondo, sai quanta fatica ci saremmo risparmiati.. L'ho persino sognato un mese fa circa: io che ti prendevo per il bavero della camicia, ti sbattevo con violenza sul muro e ti urlavo.”Gran bel regalo mi hai fatto: la vita! Grazie tante, potevi proprio farne a meno. Ma perché l'hai fatto?”. Sento ancora vivida dentro di me la rabbia di quel sogno.
Poi, parlando con la mamma, è saltato fuori che tu intendevi rammaricarti per non essere stato un buon padre. Beh, senti, io proprio ho capito tutt'altro. Ma quanti misunderstandigs e incomprensioni reciproche ci sono sempre state fra di noi? Perché è così difficile comunicare con te? Dove sta l'inghippo?
Con me sei stato sempre generoso, devo ammetterlo,quando avevo bisogno di soldi perché ero disoccupata, di un tetto per vivere da sola, mi sei sempre venuto incontro con una generosità infinita e di questo te ne sarò eternamente grata.
Ma sei anche un gran figlio di puttana: quante liti, discussioni, risse. Da piccola non volevo mangiare certi cibi che ora invece assumo senza problemi, si sa che i bambini piccoli spesso fanno i capricci e tu non mi lasciavi uscire dalla cucina fintanto che io non avevo finito. Io, testa dura quanto te, cercavo qualsiasi via di fuga.. Mi ricordo le rincorse attorno al tavolo della sala, poi quando mi prendevi erano botte da orbi. Ma lo sai che conservo ancora sulla sommità del cranio il segno di una, o forse anche più, bastonate tirate col mestolo della polenta? Altro che telefono azzurro..
Anche nel corso degli anni abbiamo avuto sempre molti momenti di tensione: che risse.. Mi ricordo ancora oggi il furore, o forse anche l'odio, che trasparivano dai tuoi occhi mentre mi picchiavi selvaggiamente. Anche io te ne ho date tante in risposta, ma se non fosse intervenuta la mamma non oso pensare all'epilogo.
E anche quest'anno, per il mio compleanno, mi regalerai il solito cinquantone, così ti comprerai il mio affetto. Beh, forse questa era troppo cattiva, ma mi è uscita spontanea, lo sai che sono impulsiva tanto quanto te. Ritiro quello che ho detto, accetterò con piacere il tuo regalo, qualunque esso sia, perché so che lo fai col cuore.
Non mi hai fatto mai mancare niente di materiale quando ho avuto bisogno, ed di questo te ne sono infinitamente riconoscente. Tranne quelle volte in cui me lo rinfacci (gran bastardata da parte tua). Quello che mi è mancato è tutto ciò che è immateriale: parlare, darmi consigli, cercare di capirmi un po' meglio, entrare nel mio mondo. A te bastava sapere se avevo mangiato e dormito bene, poi se dentro di me c'era un buco nero, non te ne sei mai accorto. E forse non avresti neanche capito.
E adesso mi fai una pena incredibile, tutto rinsecchito e tremolante a causa del Parkinson e della demenza senile. Cammini con difficoltà, tutto ricurvo su te stesso, non trovi le parole, non riesci ad abbottonare una camicia. E, da bravo testardo quale sei, non vuoi nessuno ad aiutarti, vuoi far sempre di testa tua, credi sempre di aver ragione. Non faccio fatica a crederci. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Io a volte ti tratto male, ti rispondo sgarbatamente, ma il mio non è odio o rancore, penso piuttosto che sia il dolore nel vedere come pian piano stai scomparendo. Ed è per questo che passo poco a casa a salutarti, preferisco non vedere anche se mi rendo perfettamente conto che sto sbagliando.
Chissà quanto durerai ancora? Un mese, un anno, cinque anni? Io spero solo che il tuo lento decadimento sia indolore, un tranquillo passaggio da questa vita alla tua Valle di Josafat, a ritrovare pace e serenità. Niente più rotture di scatole con i conteggi delle bollette da pagare, la dichiarazione dei redditi e simili amenità.
Non oso immaginare quel giorno. Non so cosa proverò, se rabbia, dolore, indifferenza, senso di sollievo. Ma per ora non ci penso.
Vivo la mia vita giorno per giorno, navigo a vista, cercando di non rimuginare troppo sul passato e sperando il meglio per tutti noi.
Il 24 agosto compirai 77 anni, ammetto che è un vero record considerando tutto quel che hai passato. Te ne auguro ancora tanti tanti ancora, possibilmente in salute.
Ti voglio bene. Vaffanculo.

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